Martin Creed e i suoi amici. A Santander

Martin Creed invade il Centro Botín di Renzo Piano, a Santander. Pittura, musica e performance per promuovere l’arte nel segno dell’amicizia.

Si intitola Amigos ‒ “la parola spagnola più globale al mondo” secondo l’artista ‒ la personale di Martin Creed (Wakefield, 1968) da poco inaugurata al Centro Botín di Santander. Il noto performer britannico ‒ vincitore del prestigioso Turner Prize nel 2001 con il controverso Work N. 227 ‒ The lights going on and off e celebre per aver fatto suonare in contemporanea tutte le campane di Londra durante l’inaugurazione delle Olimpiadi del 2012 ‒ ha scelto di mostrare al pubblico spagnolo l’aspetto più giocoso, ironico e pittoresco della sua vena creativa, che dal concettuale puro spazia alla pittura informale, fino alla  performance musicale dal vivo.

SPAZIO, SUONO E COLORE

Si percepisce subito che lo show ideato da Martin Creed con la supervisione di Benjamin Weil, direttore artistico del centro e curatore della mostra, non è un evento tradizionale: sulla carta è un progetto multidisciplinare e multidimensionale, che sfrutta l’architettura di Renzo Piano rivelandone le incredibili potenzialità espositive.
L’edificio di Piano è un luogo perfetto” ‒ spiega l’artista ‒ “è un’opera d’arte in sé  attraverso la quale si può vedere il mondo. Per la prima volta non ho abbattuto pareti, come nella maggior parte delle gallerie dove lavoro, e ho potuto interagire liberamente con lo spazio”. Al secondo piano dell’edificio è stata creata infatti un’enorme sala trasparente, a forma di parallelepipedo irregolare, i cui lati corti sono occupati da due ampie finestre con vista l’una sul centro storico della città, l’altra sulla baia di Santander. Le pareti lunghe della sala, invece, e ogni spazio bianco libero disponibile, sono stati dipinti dall’artista con una serie di opere murali (41 in tutto), perlopiù di tipo geometrico, linee in bianco e nero o multicolori che si intersecano, tutti work rigorosamente numerati. Unica eccezione tra i segni è la grande superficie con la ripetizione ossessiva della parola Refugiados, ben visibile anche dai giardini antistanti.

Martin Creed. Amigos. Centro Botín, Santander 2019. Photo Belén de Benito

Martin Creed. Amigos. Centro Botín, Santander 2019. Photo Belén de Benito

UNA PERFORMANCE CONTINUA

L’intervento site specific di Creed a Santander è una forma di comunicazione attraverso lo spazio. “Uso colori e note per esprimere i miei sentimenti. Bisognerebbe poter impiegare più parole alla volta per comunicare qualcosa che sia equivalente a un pensiero profondo”.
Così l’eccentrico performer ‒ che indossa quattro cappelli, tre paia di occhiali, una magnifica sciarpa fatta di cravatte regimental annodate insieme ‒ anima lo spazio architettonico apparentemente vuoto con una polifonia di musica e voci composta per l’occasione ed eseguita dal vivo da un gruppo di giovani studenti del Conservatorio di Santander, che hanno partecipato all’atelier di arti plastiche promosso dalla Fondazione Botín. La performance musicale dura quaranta minuti e si ripeterà in loop, dal vivo, per tutti i giorni d’apertura della mostra: tre diversi quartetti di voci e strumenti si alterneranno, con pause di venti minuti, muovendosi davanti al pubblico secondo una coreografia prestabilita.
Creed supera costantemente le barriere tradizionali dell’arte perché ama stimolare il pubblico con una visione diversa della realtà. A Santander si assiste perciò a una performance continua: i protagonisti dello show non sono soltanto i musicisti in sala ‒ vestiti con estrosi abiti vintage, comprati su e-bay e riadattati in originalissime fogge atemporali dallo stesso artista ‒, ma anche tutto il personale del Centro Botín. Le uniformi che indossano i ragazzi della biglietteria e quelli in sala sono state realizzate da capo a piedi (scarpe incluse) durante una insolita action painting: Creed le ha dipinte su soggetti vivi con la stessa tecnica a dripping utilizzata da Jackson Pollock sulla tela.
Anche il pubblico che ogni giorno accede numeroso alla terrazza dell’ala est dell’edificio di Renzo Piano, per godere della splendida vista sulla baia di Santander, salendo in ascensore può sperimentare una curiosa quanto inedita performance sonora, fatta di sì ascendenti e di no discendenti.

L’ARTE IN TEMPO DI CRISI

Apparentemente refrattario a parlare delle proprie scelte artistiche, ma sempre gentile e discreto, Martin Creed non abbandona mai l’originalissima chitarra fatta con le sue stesse mani e ispirata all’arte di Picasso. Si dichiara consapevole del fatto che la propria arte possa generare critiche, anche demolitrici. “Chi dice che il mio lavoro è una merda, può anche avere ragione e posso anche capirlo” ‒ commenta l’artista britannico con eleganza, senza provocazione. E aggiunge: “La merda è qualcosa che esce da noi stessi, ma che è facile da pulire, da eliminare. Ci sono invece idee e sentimenti che genera l’uomo assai peggiori, ma impossibili da cancellare”.
E a proposito dell’effetto della Brexit sul mondo dell’arte, conclude: “All’epoca del governo Thatcher in Gran Bretagna ci fu un’enorme fioritura artistica. Lo stesso potrebbe capitare con la Brexit: gli artisti sanno cogliere al meglio il significato dei momenti di crisi e sono in grado di ribellarsi attraverso l’arte, che non conosce limiti né convenzioni”.

Martin Creed. Amigos. Centro Botín, Santander 2019. Photo Belén de Benito

Martin Creed. Amigos. Centro Botín, Santander 2019. Photo Belén de Benito

ITINERARIOS, GIOVANI CREATIVI ALLA PROVA

A Santander vale sempre la pena dare un’occhiata anche alla mostra che, ogni anno, il Centro Botín allestisce con i lavori dei giovani artisti vincitori della borsa di studio in arti plastiche istituita dalla Fondazione Botín, iniziativa giunta alla 25esima edizione. Fino al 12 maggio sono esposte le opere degli otto vincitori del concorso del 2017, un panorama vario e ben assortito delle ultime tendenze dell’arte più giovane. Fra i più interessanti segnaliamo il lavoro socio-storico di Celia-Yunior & Henry Eric Hernández intorno all’edificio di un ex carcere a Cuba; le delicate nature morte tridimensionali di Fernando García; la riflessione geopolitica di Rosell Meesguee sui minerali e le loro applicazioni tecnologiche; e l’analisi sulle fake news antiche e moderne attraverso la storia dell’Isola Bermeja di Fermín Jiménez Landa.

Federica Lonati

Santander // fino al 9 giugno 2019
Martin Creed ‒ Amigos
CENTRO BOTÍN
Muelle de Albareda s/n
Jardines de Pereda
www.centrobotin.org

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Federica Lonati

Federica Lonati

Federica Lonati (Milano, 1967), giornalista professionista italiana, dal 2005 vive a Madrid. Diploma al Liceo Classico di Varese e laurea in Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Milano, si è formata professionalmente alla Prealpina, quotidiano di Varese, scrivendo di cronaca,…

Scopri di più