Dai vecchi ferri da stiro a carbone ai kit farmaceutici di fine Ottocento, dalle piume di gallo ai legumi essiccati (esempi di natura morta al limite del feticcio). Elementi di una moderna Wunderkammer che tuttavia sembrano trovati per caso, reperti di epoche che la sorte ha voluto riunire. Giovanni Kronenberg (Milano, 1974) costruisce una narrazione di oggetti ripensati in contesti diversi dagli abituali, attraverso minimi interventi artistici: un elastico fra le piume, granuli d’argento nella bottiglia farmaceutica, una minuscola mano in ceramica applicata su una pietra lavica. Leggerezza d’artista che si ritrova nei disegni, nelle cui note di colore si individuano ibridazioni del corpo umano e degli elementi naturali.
Giocando sulle contaminazioni, Kronenberg interviene fra le impercettibili pieghe dello spazio e del tempo, sul loro scorrere e dilatarsi, e incidentalmente modificare il corso della vita umana.
‒ Niccolò Lucarelli