Il collage è un filo rosso che si dipana tra le diverse tecniche: dal video in loop che anima un bacio composto dai frammenti di tanti capolavori rinascimentali ai collage tradizionali e a quelli digitali, fino alle installazioni tridimensionali e alle ceramiche. Giuseppe Ragazzini (Londra, 1978) lavora spesso sui frammenti e sulla loro composizione allo scopo di creare nuove figure – alquanto grottesche, come indica anche il titolo del progetto –, che nel caso della mostra di Parma popolano con la loro imponenza o con la loro fisicità gli spazi della galleria, trasportando idealmente il visitatore all’interno di autobus affollati di inquietanti personaggi, o di fronte a una grande maschera di picassiana memoria (come spesso hanno sottolineato i critici che si sono occupati dell’artista), o addirittura seduti su una panchina a fianco di un uomo solitario dall’aria triste.
Schizzi e disegni accompagnano infine le opere più grandi, documentando il processo creativo di Giuseppe Ragazzini.
‒ Marta Santacatterina