L’assedio. Alessandro Fonte a Firenze

Srisa Project Space, Firenze ‒ fino all’8 dicembre 2018. Alessandro Fonte porta nello spazio fiorentino la sua riflessione sul concetto di “assedio”.

L’assedio è una sequenza di controllo e di operazioni che sono svolte intorno a un luogo per determinarne la resa, sia mediante accerchiamento (e il conseguente isolamento) che per mezzo di opportuni attacchi diretti. Per Alessandro Fonte (Polistena, 1984) la parola “assedio”, utilizzata nel titolo della sua ultima personale presso Srisa Project Space a Firenze, a cura di Alessandra Franetovich, riferisce una sua visione sulle pressioni esercitate sulla mente e sull’animo umano dalle relazioni tra le società e gli individui. Concetti che l’artista esprime attraverso l’utilizzo di linguaggi visivi differenti, dal disegno al video, dalla scultura all’installazione sonora, tutte tecniche di comunicazione in grado di cingere e trasportare lo spettatore in un viaggio poetico/sonoro tra razionalità e contraddizione. Ciò che emerge dalla ricerca di Fonte, e in particolar modo da questa mostra, è il tentativo dell’uomo di gestire un controllo ‒ inteso come base per costruire lo sviluppo di società naturali, umane e animali ‒ che spesso si dimostra fallimentare e complesso.

LE OPERE

L’Assedio si apre con un disegno su carta del 2016, raffigurante una doppia scala che “conduce” a una sedia “trono” posta sulla cima di un ponte, simbolo di un stato comune del vivere in bilico tra possibilità e privazione. Nella stessa sala il video Unisono (2013), ambientato in uno spazio vuoto, conserva ancora alcuni frammenti di storie accadute e racconta il tentativo del violinista-performer di controllare e replicare all’unisono il suono di due aspiratori industriali, lì pronti a distorcere il suono, svuotare e cancellare dallo spazio ogni traccia di memoria rimasta, riempiendo l’ambiente di un nuovo rumore. Ugualmente nell’installazione sonora Radio Cantiere (2018), il segnale trasmesso da un mezzo desueto come la radio è il risultato di una composizione di frammenti di frasi estratte da celebri brani della musica popolare italiana. I brani, infatti, spezzati e modificati dai fruscii delle onde radio, generano nell’ascoltatore tracce di un recente passato ma anche un’esperienza che non riconsegna “A chi guarda soltanto la radio” (come cantava Enzo Jannacci nella sua La Vita La Vita) il risultato finale di questa nuova storia, dettata dall’unione delle singole parole, la quale rimane dunque comprensibile solo a chi ha capacità di soffermarsi, ascoltare e riflettere.

unisono from alessandro fonte on Vimeo.

I VIDEO

Nel video La giostra dell’avvicinamento (rituale per 8 persone e 8 rapaci imbalsamati), realizzato nel 2015 insieme a Shawnette Poe, a sorpresa si attiva il sonoro del “fallimento di una relazione”, invadendo lo spazio e coinvolgendo lo stesso spettatore in un confronto diretto con i rapaci. L’azione, immaginata intorno a un altare di forma circolare, presenta otto performer che accerchiano, secondo uno schema geometrico ottagonale, otto rapaci posti sull’altare, passandosi tra le mani un uovo di ghiaccio fino al suo completo disfacimento. Il lavoro esplora il legame profondo tra la nascita e il defluire del tempo, nel tentativo di generare un dialogo improbabile tra l’uomo e l’animale, sottolineato dall’artista nel “grido” finale degli animali selvatici.
Si prosegue nel terzo ambiente con il video Humming (2018), nel quale sono protagoniste due vespe nell’atto della riproduzione. In questo caso il suono che deriva da oggetti che ci circondano o da fonti elettroniche reperite su internet creano una narrativa che restituisce una visione falsata tra la realtà (accoppiamento) e ciò che percepiamo (prevaricazione sull’altro).

CONDIZIONI DI ROTTURA

Sempre nella stessa sala, collocato nel centro, un piccolo modellino di una stanza da letto dal titolo 2 x 2 (2018) riproduce un micro universo in cui l’intimità, il senso di solitudine e di prevaricazione del suo abitante si mescola ai presenti. La piccola stanza-roccaforte, dentro la quale proteggersi o diventare prigioniero, è sovrastata dalla forma circolare dell’ultimo video in mostra, Condizioni di rottura (2018), in cui la spettacolarità e violenza scatenata da una valanga di neve, ottenuta dal montaggio di spezzoni di filmati recuperati da film, cartoni animati o da internet, lascia emergere quel senso di tensione-rottura tra finzione e realtà che lega anche gli altri lavori esposti.

Giovanni Viceconte

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Giovanni Viceconte

Giovanni Viceconte

Giovanni Viceconte (Cosenza, 1974), è giornalista e curatore d’arte contemporanea. Si laurea presso l’Accademia di Belle Arti, nel 2004 consegue il Master in Organizzazione Eventi Culturali e nel 2005 il Master in Organizzazione e Comunicazione delle Arti Visive presso l’Accademia…

Scopri di più