Arte contemporanea e anime gentili. Reportage dal Traffic Festival pesarese

Dal 6 al 9 settembre il comune di San Lorenzo in Campo ha fatto da cornice alla prima edizione del Traffic Festival. Un dialogo a più voci attraverso il linguaggio della creatività contemporanea.

San Lorenzo in Campo è un comune di 3.500 abitanti tra le colline del pesarese. Qui due giovani artisti e curatori, Bianca R. Schröder e Pietro Consolandi, hanno deciso di creare Traffic – Festival delle anime gentili, in tre giorni di dialogo con la realtà circostante. L’intento era di innescare una sorta di “scintilla gentile” in realtà apparentemente vergini all’arte contemporanea, qui declinata in una mostra, un programma di proiezioni e tre workshop per bambini per la cura di Giacomo Gerboni, Roberto Sartor e Yuki Okumura. Sono emerse riflessioni sulla marginalità, sull’agire fuori dagli spazi convenzionali e sulle potenzialità di questo spostamento di prospettive, approfondite con ospiti come Alessandro Castiglioni, Carmen Lorenzetti e Angela Vettese e rappresentanti di realtà circostanti come Giovanni Gaggia, Milena Becci e Roberto Sartor.

LE MOSTRE

La mostra di arte contemporanea, introdotta dall’enigmatico titolo tratto da una poesia di Claudio Costa Ah sì tu io noi (che parte io sarò del re salmone?), si è tenuta in due sedi storiche offerte dal paese. Non è stato difficile riconoscere lo spunto sulla marginalità sia nelle scelte curatoriali della mostra che nell’atmosfera creatasi; nello spazio austero della ex-chiesa sulle colline di San Vito sul Cesano – piccola frazione di appena trenta abitanti –, che conserva le cornici in pietra e stucco e l’abside originale, le opere sono state disposte con una delicatezza che lasciava intendere sia la complementarietà allo spazio che, a tratti, il prevalere del dettaglio sul tutto. Come nel caso delle maschere in corteccia di Giacomo Gerboni che troneggiavano sul fondo, accompagnate da una tempesta audio invisibile ma più che mai presente nell’ambiente della chiesa e al di fuori con i suoi strascichi e le sue invasioni negli angoli (di Mattia Pajè), la delicatezza delle mani sagomate di Mia D. Suppiej, che si sfiorano su sfondi complicati dall’uso geometrico della linea, il resto spettrale di un alligatore deturpato e taciuto da un tubo di gomma gialla, lasciato sul pavimento come un memento mori (di Paolo Bufalini).
Il secondo giorno si è inaugurata la mostra nella sede del Teatro Mario Tiberini, perla nel centro di San Lorenzo, invadendone non solo platea e loggioni ma ogni anfratto. I primi erano occupati da opere espanse degli artisti più esperti in mostra, come la serie di venti disegni di Giuseppe Abate Di pirati, orge e sirene, che accompagna i visitatori attraverso uno storyboard surreale mentre The financial singing di Elena Mazzi risuona in tutto il teatro, unificando la mostra e costringendo gli spettatori a superare il timore reverenziale del palco per ammirare il video.
Gran parte delle opere spuntavano dai palchi creando un ambiente delicatamente contaminato, in coerenza con la gentilezza dichiarata dell’intervento. Nascosto nell’ultimo palco, il ponderoso video di più di 7 ore di Ionuț Popa mostrava l’ombra dell’architetto-artista romeno trasformarsi in una meridiana umana, immobile al sole di dicembre, scandendo il tempo con la voce che ripete “tic, tac” dall’alba al tramonto.
Il teatro ospitava anche due performance: sul palco la concettuosa Agio di Davide Sgambaro e Lisa Perrucci, e Adversa #5: benvenuti di Agata Torelli posizionata nell’antisala, bloccata e immobile in posizione eretta, uno strumento di metallo a spalancarle la bocca, centrale per posizione nell’ambiente eppure marginale per la limitatezza, se non assenza, delle sue azioni.
Vero e proprio trait d’union fra teatro e happening è poi stato Memorie di una signora perbene di Edoardo Pitrè, in cui gli attori hanno coinvolto il pubblico con un alternarsi tra un lungo monologo di Agata Marchi – la signora perbene – e intermezzi surreali e simbolici.

Paloma Leyton, Horizontes. Courtesy dell'artista

Paloma Leyton, Horizontes. Courtesy dell’artista

I DOCUMENTARI

La biblioteca Cardini era affollata già dalla prima sera per Il paese dove gli alberi volano di Davide Barletti e Jacopo Quadri, che racconta i preparativi per la festa dei cinquant’anni dell’Odin Teatret di Eugenio Barba, compagnia di teatro d’avanguardia in un piccolo paesino danese incarnante il tentativo del festival di unire arte e teatro. Altri documentari d’arte erano Pane quotidiano, I topi che hanno inventato la ruota e Contro il muro, ognuno scelto per la propria indagine sull’alterità nell’esistenza umana, approcciata attraverso la pratica artistica, le migrazioni di popoli e individui e con il tema della frontiera.
Chiudono sei video d’artista il cui fil rouge è la lentezza, tema chiave del festival. In Lavorare Stanca è la flemma esasperata e cadenzata della transumanza in Lunigiana, in Allegretto l’accordarsi del ritmo di diversi momenti della vita, Scopus campiona suoni registrati dalla montagna più alta di Gerusalemme, intrecciando diversi rituali. In Morivivi l’eccezionale tripartizione dello schermo racconta il tempo di una Cuba lontana e primordiale, mentre in Archipelago, grazie a un accesso unico alla quotidianità degli isolani del Golfo Persico, emergono miti segreti legati a entità spiritiche che popolano il luogo. Menzione d’onore per Horizontes di Paloma Leyton, in cui l’artista apre un dibattito sull’instabilità sfidando con un trapezio la linea dell’orizzonte in Spagna, Argentina e Francia, giocando con i tempi di equilibrio in una geografia in cambiamento, ora in terra ora in cielo. La danza così creata dall’artista scaraventa la sua naturale imperfezione su chi guarda, in una lotta perenne e delicata.
Sarebbe appropriato affermare che Traffic è stato più di un festival d’arte contemporanea; senza avere diretti paragoni italiani dal punto di vista del format, la rassegna ha visto succedersi incontri e pensieri legati a un quesito: può l’arte accadere lontano da sé stessi? E se accade, quanto vicino all’altro e quanto a sé? Non resterebbe che scoprirlo durante la seconda auspicata edizione di questo evento a San Lorenzo in Campo.

‒ Gemma Tronfi

www.trafficfestival.it

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Gemma Tronfi

Gemma Tronfi

Gemma Tronfi è una manager di formazione bocconiana con un forte interesse per la teoria e la critica d’arte. Ha lavorato e svolto consulenze per gallerie d'arte a Milano, Palermo, Firenze e Pietrasanta per progetti strategici sul territorio e piani…

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