Il dolore sublimato. Andrea Famà a Torino

Galleria Moitre, Torino ‒ fino al 1° dicembre 2018. La galleria torinese presenta “Idronefrosi”, la personale di Andrea Famà curata dall’Associazione Quasi Quadro, dove l’artista analizza e rivela la sua condizione psicofisica di questi anni.

Premessa necessaria. L’idronefrosi è un’affezione cronica del rene, caratterizzata da dilatazione del bacinetto e originata da un ostacolo al deflusso dell’urina; può causare l’atrofia del rene per compressione. I sintomi di tale patologia possono essere dolori profondi in rapporto alla distensione della sacca oppure complicazioni infiammatorie, febbre suppurativa, emissione di pus con le urine, dolori e tumefazione lombare. La risoluzione è essenzialmente un’operazione chirurgica che può richiedere l’asportazione del rene malato (nefrectomia). Andrea Famà (Catania, 1988) introduce la sua esposizione raccontando ‒ senza timore ‒ la ragion d’essere più “superficiale” di Idronefrosi:
Il tema della mostra (e il suo titolo) coincide con la patologia che ho avuto da bambino: un problema legato a un rene – un giunto chiuso che non faceva passare liquidi dalla vescica al rene. A cinque anni ho avuto la prima operazione; dopo vent’anni anni, due anni fa, si è ripresentato il problema, quindi ho subito un altro intervento ‒ e finora sembra stabile”.

ENERGIA E DOLORE

Il dolore può apparire come disordine formidabile, un groviglio del sentimento e del pensiero; un grido sordo che può tornare e che decide di capitare. Per Famà si è materializzato in un cupo e imponente “vortice strozzato” che penetra il pavimento e si irradia fino al soffitto, luccicante – o viscido – vivido e minaccioso, perturbante. Una metafora dei problemi spesso più grandi dell’io che deve affrontarli: spesso scuri, cupi, neri, vengono nascosti od omessi per paura, ansia e desiderio di accettazione. Il quadro appeso, al contrario razionale e geometrico ‒ composto più o meno dallo stesso materiale della scultura ma più sottile, per permetterne lo stiramento –, è la consapevolezza del problema, la convivenza con esso. Un materiale che è canale di tensioni, rispettato il più possibile nelle sue caratteristiche intrinseche. L’ultima stanza, dal biancore tumefatto, contiene la scritta “MISTERIUM TREMENDUM ET FASCINANS”, oscurità tremenda e affascinante allo stesso tempo. Per Famà, una specie di ossimoro che racchiude il senso della mostra: “Quello che ho sempre voluto dire, cioè mettere insieme due poli contrastanti per tirare fuori l’energia”. Energia impiegata anche nella stesura tormentata delle sue poesie, pubblicate in edizione limitata nel piccolo volume, allegato alla mostra, Di seta, di fango – disponibile presso la galleria Moitre.

Andrea Famà. Idronefrosi. Exhibition view at Galleria Moitre, Torino 2018

Andrea Famà. Idronefrosi. Exhibition view at Galleria Moitre, Torino 2018

SUPERARE IL MALESSERE

Nonostante l’aspetto tormentato dell’installazione, l’artista infine precisa: “La mostra non vuole parlare del dolore negativamente, ma della sua accezione positiva: ho trasformato, ho attinto da questa fonte avversa per riuscire a esprimere la vera essenza della consapevolezza. In questo senso, la parte centrale è il fulcro su cui ruota l’intera mostra. Questa mostra mi ha permesso di buttare fuori tutto quello che mi è successo, le tensioni e il malessere che mi porto da anni dentro e di renderlo visibile, concreto, tangibile. Più ne parlo e più cerco di trarre una forza più che avvertire un peso; ciò mi ha permesso di tirare fuori un discorso molto intimo, che colpisce coloro che non riescono a parlare dei loro problemi. L’arte in questo senso aiuta a parlare e a superare il malessere”.

Federica Maria Giallombardo

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Federica Maria Giallombardo

Federica Maria Giallombardo

Federica Maria Giallombardo nasce nel 1993. Consegue il diploma presso il Liceo Scientifico Tradizionale “A. Avogadro” (2012) e partecipa agli stage presso l’Assessorato alla Cultura della Provincia di Biella (2009-2012). Frequenta la Facoltà di Lettere Moderne presso l’Università degli Studi…

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