Mademoiselle. Femminilità, post-femminismo, parafemminismo

CRAC Occitanie/Pyrénées-Méditerranée, Sète – fino al 6 gennaio 2019. Fra installazioni di Anetta Mona Chisa & Lucia Tkacova, dipinti di Laure Prouvost, video di Mika Rottenberg e Gery Georgieva, il centro d’arte francese ospita trentasette artiste che incarnano lo sguardo rivolto verso loro stesse.

Mademoiselle riunisce trentasette artiste al CRAC – Centre Régional d’Art Contemporain Occitanie/Pyrénées-Méditerranée, occupando con agio e decisione tanto gli spazi centrali delle ampie sale del piano terra, quanto le pareti dei livelli a salire. Nonostante il titolo scelto dalla curatrice, Tara Londi, Mademoiselle riunisce artiste apolidi tra loro, non solo per attinenza geografica.

SIGNORINA A CHI?

La selezione pone, infatti, a confronto artefici antitetiche per tipologia di media utilizzato, per generazione di appartenenza, per approcci, metodologie, processi, discorsi, carriere, strutturazioni del pensiero critico, ma soprattutto per comprensione della portata politica del messaggio, riportato da ciascuno dei lavori presenti. Dipinti, fotografie, sculture, installazioni e interventi che risultano, l’uno nei confronti dell’altro, posizioni talvolta deboli, non sufficientemente dissidenti per dare voce ai reali poteri derivanti dalla rivendicazione dei diritti della pertinenza di genere.
L’appellativo signorina si trasforma, dunque, in un punto di vista esterno, esiguo e troppo unitario, volutamente stridente; una denotazione significante, opposta rispetto alla connotazione visiva della mostra, diventando un attributo allo stesso tempo uniformizzante e deviante.

Celia Hempton, Nayan, India, 25th November 2015. Courtesy the artist & Southard Reid. Photo © Lewis Ronald

Celia Hempton, Nayan, India, 25th November 2015. Courtesy the artist & Southard Reid. Photo © Lewis Ronald

LE ARTISTE

La rappresentazione di un modello, di un prototipo di femminilità, all’interno di Mademoiselle, così come lo definisce la curatrice, incarna quindi tanto le violente spartizioni pittoriche di Celia Hempton (Nayan, India, 25th November 2015) quanto le macchinazioni futuristiche di Anna Uddenberg (Sisterunit on Fly, 2017) quanto l’autoritratto insurrezionalista di Zanele Muholi (Phaphama at Cassilhaus, North Carolina, 2016).
Inoltre Mademoiselle ricava, al proprio interno, leggeri sbilanciamenti, dedicando un ampio spazio di trattazione a installazioni di grandi dimensioni, quali tracce della performance di Anetta Mona Chisa & Lucia Tkacova (Jesse JONES, No more fun and games, 2018), così come a una loro opera luminosa (Anetta Mona Chisa & Lucia Tkacova, Haiku – Ask The Time, 2007-09), dislocata a poca distanza nel museo.
La mostra, però, nonostante la prismaticità alla quale sottopone l’occhio, a mano a mano che scorrono i video di Mika Rottenberg (Julie, 2003) così come di Gery Georgieva (All Eyes on Me’ Make-Up Tutorial, 2017), si trasforma in una lente di ingrandimento. Una superficie che, per riflesso, mostra come e in quali punti si appoggia, aderisce lo sguardo sulla femminilità, al netto del proprio significante corporeo (Oda Jaune, Sans titre, 2017; e Sanam Khatibi, Rivers in our mouths, 2017). E consequenzialmente, rispetto ai lavori esposti, si assiste alla composizione di un ritratto continuo del sé, una impronta della volontà, del volersi, sul versante inverso del desiderio maschile (Rebecca Ackroyd, NAVE!, 2018).

– Ginevra Bria

http://crac.laregion.fr

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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