Altrove Festival festeggia i 5 anni con una mostra al Marca di Catanzaro. L’intervista ai curatori

Uno dei festival di arte urbana più influenti in Europa fa il punto sui suoi primi cinque anni di vita con una mostra al Museo Marca. Ne abbiamo parlato coi suoi organizzatori

È uno dei festival di arte urbana più conosciuti in Europa ed è arrivato quest’anno alla V edizione, in programma dall’8 al 9 agosto a Catanzaro. È Altrove Festival che, dal 2014, ospita ogni estate numerosi artisti internazionali per realizzare nel centro storico del capoluogo calabrese opere d’arte urbana contemporanea, approfondendo così la ricerca nel campo del muralismo d’avanguardia. Si tratta di un nutrito nucleo di murales e interventi di arte pubblica lasciati in eredità alla città che in questa edizione, che ha luogo per la prima volta nel mese di agosto, verranno valorizzati attraverso percorsi guidati da storici dell’arte e installazioni luminose nel centro storico.

UN’EDIZIONE SPECIALE

Al centro dell’edizione 2018 una residenza per dieci artisti provenienti da tutta Europa – Abcdef(Germania), Boris Tellegen e Jeron Erosie (Olanda), Alexandre Bavarde Saeio (Francia), Mafia Tabak (Austria), Canemorto, Gruppo OK, Sbagliato e Tybet – e una mostra collettiva al Museo Marca, dal titolo PGSD – Post-Graffiti Stress Disorder. Sarà, inoltre, realizzata una nuova opera d’arte pubblica contemporanea con talk e presentazioni di ospiti italiani ed internazionali che racconteranno esperienze di rigenerazione urbana e discuteranno degli scenari futuri dell’avanguardia del muralismo. Ne abbiamo parlato con i suoi organizzatori e curatori, Vincenzo Costantino, general manager & co-founder di Altrove ed Edoardo Suraci, curatore & co-founder Altrove, che ci hanno tracciato un bilancio di questi primi cinque anni di lavoro.

Un bilancio di questi primi cinque anni: cosa è stato fatto di buono e cosa si può ancora migliorare?
In un tempo in cui sembrano trovare spazio soltanto le proposte facili e immediatamente digeribili, abbiamo portato avanti un progetto audace e spinto i cittadini a confrontarsi realmente con la sperimentazione artistica, ad essere curiosi, a sviluppare una ormai svilita capacità critica. L’arte e la cultura sono oggi al centro del dibattito cittadino e al contempo la città stessa viene riconosciuta come una meta importante per gli amanti dell’arte urbana. Abbiamo realizzato opere molto differenti per tecnica e stile, ora bisogna metterle a sistema, lavorare sulla fruibilità e sulla comunicazione in ottica turistica. Tutto quello che abbiamo fatto si può e si deve migliorare, ma sicuramente vogliamo continuare ad evolvere il linguaggio proposto, seguendo le necessità e le mete degli artisti e della società contemporanea.

Come ha risposto la città alla vostra proposta? com’era prima e com’è adesso?
La città ha risposto in maniera sorprendente già dal primo anno e sono nati diversi collettivi che oggi arricchiscono il panorama culturale cittadino con proposte interessanti e coraggiose. La città ha subìto negli ultimi anni una trasformazione radicale che ha portato le persone ad allontanarsi dal centro storico e quindi anche dai luoghi della cultura. Oggi la sensazione è quella di una città che sta ricostruendo con forza un’identità sociale e culturale, andando oltre le condizioni in cui si trova e i presupposti realmente esistenti. Chiaramente questa rivoluzione non si fa in cinque anni, necessita ancora di molto lavoro e sempre più della collaborazione delle istituzioni.

Come si inserisce il vostro progetto culturale di riqualificazione urbana – che avrà sicuramente contribuito a rendere la città più attrattiva anche in termini di investimento – all’interno del piano di fondi europei destinati all’edilizia, questo in prospettiva futura?
Per rendere una città più attrattiva per gli investitori purtroppo non basta il nostro progetto. È un processo lungo che necessita del contributo di più attori. Sicuramente stiamo portando avanti un dialogo continuo sia con le istituzioni che con la società civile, dando il nostro contributo nella costruzione di una nuova idea di città.

Relativamente alle scelte artistiche, che tipo di mostra dobbiamo aspettarci di vedere al museo Marca, perché questo titolo?
Il titolo prende ispirazione dal disturbo da stress post traumatico (in psichiatria PTSD Post-Traumatic Stress Disorder), ovvero un complesso di forti sofferenze psicologiche derivanti da un evento traumatico. L’intenzione della mostra è quella di chiarire definitivamente l’importanza e la contemporaneità dei graffiti e di ciò che dagli anni ’70 ad oggi hanno scatenato.

I temi hanno a che vedere con il presente?
La necessità di proporre oggi una mostra con questi temi proviene dalla deriva populista, non critica e anti-artistica che ha condizionato la maggior parte dei cosiddetti progetti di “abbellimento” delle città attraverso il “colore”, per i quali si è spesso scelto di distruggere la ricerca per accontentare il gusto della maggioranza dei cittadini, piuttosto che portare una reale crescita culturale. Il disturbo e la confusione, la bellezza e la distorsione, ricreeranno l’accumulo visivo della città contemporanea, in termini di quantità e differenziazione degli elementi, oltre a rappresentare il bombardamento di immagini, e argomenti, completamente sconnessi tra loro e a cui siamo esposti minuto dopo minuto dall’utilizzo dei social.

Claudia Giraud

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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