Nella piscina dei 12 scoiattoli nuotano tre bambini biondi, i loro tuffi e schizzi e spintoni infiniti sono un concerto di consonanti che si unisce alle cicale impazzite di luglio, instancabili e irrefrenabili, tutto intorno vento tra le foglie e l’acqua fresca del fiume che si sofferma in piscine naturali e canalizzazioni ordinate. Un sentimento di pienezza perfetta, l’happiness che il cinema francese ci ha insegnato a riconoscere. Sislej Xhafa è nato a Peja nel 1970, i genitori vivono ancora là, accanto alla piscina dei 12 scoiattoli ‒ un luogo che non c’è, un in-between che diventa Lost And Found, l’opera che ha rappresentato il Kosovo alla Biennale del 2017. Una metafora esistenziale che contiene ma supera i riferimenti alla storia e alle sue ferite, il ritorno a casa che non è un processo della nostalgia ma della riappropriazione; non la celebrazione della natura seppur sublime che da sola non basta, ma l’accesso a un paesaggio contemporaneo che offre contemplazione ma chiede di mettersi in cammino, affrontare l’attraversamento, aprirsi all’esperienza.

LA MOSTRA E LE OPERE
Cambio di contesto, stessa intensità. Again and again – la performance eseguita per la prima volta con la Antwerp Philarmonic Orchestra in Belgio nel 2000 – è stata presentata nella solennità del Parlamento dall’Ensemble della città di Gjakova. Adagio for Strings del compositore americano Samuel Barber è divenuta un unicum da brividi che non sarà più replicato, in un luogo simbolo della democrazia rappresentativa, dove la plasticità del gesto di togliere e mettere il passamontagna, la perentorietà del significato e la solennità del contesto – insieme alla sintassi struggente della musica ‒ hanno reso manifesta la forza spiazzante del rito. Un cortocircuito al di là di qualsiasi normalizzazione che interroga sul senso della responsabilità individuale e collettiva. Infine la Galleria Nazionale del Kosovo a Prishtina. Le 15 opere si rincorrono in un tempo tutto contemporaneo, dove ognuna è allo stesso tempo preveggenza, avanguardia e classico: da Piazza della Signoria (1998) a Stock Exchange e Future of Old (2001), da Merely (2005) a Sunshode e Barka (2011) fino a Woven soil (2018), il gruppo di otto mucche che abiteranno in un temporay space della Galleria Nazionale. In questa selezione così precisa c’è la forza di un pensiero cristallino e di un cuore che palpita ‒ con le parole, i gesti, i segni e si capisce bene che ogni opera è aperta, pronta ad accogliere presenza e immanenza, ad aumentare, dilatarsi e contenersi, un punto di contatto tra lo spirito del tempo e lo spirito dei luoghi. Alla ricerca dell’appartenenza, che sia in una bandiera o nel corpo amato, nella casa o nel viaggio verso una qualche terra promessa. Così il senso di love you whitout knowing, è l’estensione, la possibilità prima della conoscenza.

BENVENUTI
Negli opening diffusi, gentilissimo con la community dell’art world e la comunità originaria di questa terra inquieta, Sislej ha usato pubblicamente solo una parola/manifesto per sottolineare la profondità della condivisione – benvenuti (opera nell’opera) –, pronunciata nelle sue lingue, perché sia chiaro che non c’è primazia per lui che oggi è americano ma è nato là, ha studiato in Italia, ed è cittadino del mondo. Lo statement della curatela di Jerome Sans poggia sull’idea di un tempo circolare e infinito, con opere che si rigenerano e si espandono nel senso e nei significati, nella dimensione visibile e in quella invisibile per il tramite di tecniche le più diverse. Vecchi e nuovi lavori capaci di alternare le sensibilità anche opposte del paesaggio contemporaneo rispetto a questioni valoriali e stereotipi culturali.
“Il progetto” – dice Sans ‒ “è un ‘tribute to love’ perché la cultura è la sola cosa che possiamo condividere sotto lo stesso cielo, in un tempo globale ma dentro culture locali, uniche. Questa non è una mostra retrospettiva ma un processo introspettivo, non è la celebrazione di un ego ma il confronto individuale e collettivo di un’esperienza umana e intellettuale”. Sislej Xhafa chiede esperienza mentre offre, per dirla con Levinas, “l’identità nella relazione”, e in questa mancanza, o in questa abbondanza, sta tutta la ricerca, la nostalgia e l’energia che il suo lavoro, letto in prospettiva storica, contiene sin dalle origini.
‒ Cristiana Colli
Prishtina // fino al 25 agosto 2018
Sislej Xhafa – Love you without knowing
GALLERIA NAZIONALE DEL KOSOVO
www.galeriakombetare.com/
www.mappelab.it/demanio-marittimo-km-278/