Specchi roteanti, pietre vulcaniche, sculture in bronzo, farfalle che aprono e chiudono le ali, rami secchi, zucche dalle forme erotiche e foglie d’oro formano le sculture meccaniche che Rebecca Horn (Michelstadt, 1944) presenta da Studio Trisorio in occasione della mostra Passing the Moon of Evidence. Assemblate come aggregazioni oniriche e surreali, chiuse in teche o libere, ma soggette a precisi equilibri, le sculture inseguono il tempo e lo spazio per immergervisi e fare della galleria un luogo atemporale, una dimensione altra per accedere alla primitività da cui tutto ha inizio.
Rebecca Horn trasforma gli oggetti in esseri animati, giocosi o delicatamente ironici, attenti scrutatori dello scorrere del tempo e dei fenomeni naturali che investono l’universo terrestre, come il movimento del sole e della luna o il mistero del rapporto tra il principio maschile e quello femminile. Come un alchimista, la Horn esalta la sensibilità cinetica degli oggetti per creare quello spazio che Michel Foucault descriveva carico di qualità e abitato da fantasmi, lo spazio della percezione e dei sogni, dove il reale e l’immaginario convivono in un equilibrio sospeso.
‒ Francesca Blandino