Crepuscolare la collettiva nell’androne e arrampicata sulla scala dello storico edificio in via Marcolini, sede dell’unica galleria di ricerca forlivese: le “piccole cose di pessimo gusto” parlano e sono materia di archivio e di memoria con taglio introspettivo e vagamente malinconico. Il fotografo Mustafa Sabbagh reitera la poetica del fiore appassito e lascia alla parete un’immagine diretta nel senso, almeno quanto i piccoli dipinti di ambienti domestici della giovane Barbara De Vivi. Nell’elaborazione fotografica l’australiano CJ Taylor usa il paradosso della natura morta per sospendere il tempo con la mimesi degli oggetti, mentre Silvia Giambrone con i calchi in gesso di merletto e il riutilizzo di vecchie lastre tipografiche evoca delicatamente ruoli e identità femminili nella cerniera tra le culture di ieri e di oggi. Peculiari i lavori di Luca Caccioni: reperimento e trasformazione di antiche carte per fondali scenografici, usate come “pelli” a cui affidare estetica e riflessioni.
‒ Valeria Carnevali