Ex Voto. Natura e arte urbana in mostra a Roma

Ex Dogana, Roma ‒ fino al 5 maggio 2018. La factory Studio Volante inaugura la sua white cube nel cuore dell’ex scalo merci di San Lorenzo. Con una mostra che coniuga natura e interventi urbani.

Lo spazio è esiguo e raccolto, ci aspetteremmo si osasse di più in 23mila metri quadrati. Eppure la mostra Ex Voto, curata dal collettivo Ex (Loredana Calvet, Silvia Marsano, Francesca Lacroce), che si è avvalso per l’occasione della collaborazione di Tiziano Tancredi, riesce nel suo intento: riunire gli artisti che hanno lo studio all’Ex Dogana portando alla riflessione una tematica comune. Difficile nel panorama dell’arte urbana mettere in piedi un’esposizione così coerente: tutti i pezzi occupano il posto giusto senza collidere. La parete illuminata da un riflettore, nel buio dello scrigno murario, è intimamente compatta. Le piccole lastre di marmo, omaggio al quartiere di San Lorenzo e alle officine di marmorari legate al Complesso del Verano, sono incastonate a formare una superficie compatta, uno scudo di devota dedizione, un segreto altarino. Votate non a una fede cattolica né pagana, ma alla forza centrifuga e indomabile della Natura, colei che infonde nell’uomo l’“insaziabile avidità del piacere” (Dialogo della Natura e di un Islandese, Giacomo Leopardi, 1827).

Ex Voto. Borondo, intarsio, vetro, marmo e acrilico, 2018. Photo (c) Mattia Morelli

Ex Voto. Borondo, intarsio, vetro, marmo e acrilico, 2018. Photo (c) Mattia Morelli

GLI ARTISTI

Una natura interessante dal punto di vista geologico, fatta di cristalli rocciosi come nelle lastre incise di Andreco, di corrispondenze geometriche e incastri nelle tre cornici-finestre del collettivo Sbagliato, di esseri energetici nell’opera di Giannì. Profili montuosi Terra di Siena si stagliano quali sagome d’argilla su resine brillanti nelle sculture di Ciredz, mentre Puxeddu abbozza delle figure di animali con la linea minimale che contraddistingue i suoi lavori, ma si ferma in questo caso prima di meccanizzarne i tratti e scomporli in plurime sfaccettature. Borondo e Tellas sono inconfondibili. Il primo, con la fragilità rarefatta della sua pittura, graffiata su fondali lividi, crea delle bacheche in cui sono inserite una mano e un mazzo di fiori a testa in giù, al chiodo, come a dissiparne la fragranza, a disseccare i boccioli. Conservare il ricordo di un’essenza destinata a svanire: il fumo nero del comignolo di una casa invade tutto il campo della visione. Tellas congiunge le lastre come a creare un trittico, il marmo, invece delle venature, si disegna in un fitto fogliame, un rigoglio vegetale che potrebbe invadere l’intera parete come avviene nelle facciate urbane ove l’artista lascia la sua testimonianza. In ultimo le fotografie gotiche e profondamente razionali di Martina Scorcucchi e i quadrati tridimensionali dell’artista in residenza Luca Grimaldi, che simula con la pittura a olio marmo e mattoni di laterizio, con il pvc piegato sulla tela il granito.

‒ Giorgia Basili

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Giorgia Basili

Giorgia Basili

Giorgia Basili (Roma, 1992) è laureata in Scienze dei Beni Culturali con una tesi sulla Satira della Pittura di Salvator Rosa, che si snoda su un triplice interesse: letterario, artistico e iconologico. Si è spe-cializzata in Storia dell'Arte alla Sapienza…

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