Parigi: ancora grane per la scultura donata da Jeff Koons. Ora si lamentano gli artisti francesi

Sembrano non placarsi le polemiche intorno al monumento donato da Jeff Koons alla città di Parigi in memoria delle vittime degli attentati terroristici in Francia. Dopo il rifiuto del Palais de Tokyo, scendono in campo gli artisti che, con una punta di sciovinismo, lamentano di non essere stati coinvolti…

Manca ancora qualche mese all’arrivo a Parigi di Bouquet of Tulips, monumentale opera pubblica realizzata da Jeff Koons e donata alla città in memoria delle vittime degli attentati terroristici che hanno colpito la Francia negli ultimi anni, ma la scultura sembra non trovare pace. Prima il rifiuto del Palais de Tokyo, luogo deputato ad accoglierla, che ha avanzato come giustificazione una serie di problemi tecnici. Poi la difficoltà del Comune di Parigi di trovare una nuova collocazione che sia gradita sia all’artista sia all’Ambasciata degli Stati Uniti in Francia che ha raccolto i fondi necessari a finanziarla. Ed ora una lettera, pubblicata da Libération, firmata da decine di artisti ed intellettuali francesi che avanzano molti dubbi sull’operazione.

IL MONUMENTO DI KOONS

Come abbiamo già raccontato, il monumento di Koons in memoria delle vittime degli attentati terroristici in Francia era stato annunciato con grande enfasi nel novembre 2016. Un’opera fortemente voluta dall’ambasciatore statunitense in Francia a simboleggiare il legame d’amicizia e di vicinanza tra i due paesi. Da subito erano sorte complicazioni di ordine pratico ed economico. Il costo effettivo della scultura, che è realizzata in acciaio, bronzo e alluminio e rappresenta una mano che regge un bouquet di tulipani colorati che ricordano i palloncini con cui giocano i bambini, era lievitato notevolmente durante la lavorazione, commissionata ad un’azienda in Germania, passando dai 3,5 milioni di dollari previsti ad oltre 4,2 milioni. Una differenza notevole che ha fatto slittare di alcuni mesi la consegna.

IL NO DEL PALAIS DE TOKYO

A complicare la situazione è arrivato il rifiuto del Palais de Tokyo di installare l’opera nella piazza antistante il museo. Era stato Koons in persona a decidere che la sua opera dovesse essere collocata in quel punto che ha come surplus quello di offrire una vista impareggiabile sulla Tour Eiffel. Jean de Loisy, presidente del Palais de Tokyo, ha addotto motivazioni tecniche, poiché ha definito l’opera di Koons “difficilissima da installare” con le sue trenta tonnellate di peso e i suoi 13 metri d’altezza. Un volume che il pavimento della piazza non sarebbe in grado di sopportare. Questa decisione ha spinto il comune a cercare una nuova collocazione che possa accontentare tutti. Impresa non facile. Da un lato c’è l’amministrazione cittadina che propone come opzione possibile il Parc de la Villette, alla periferia della città; dall’altro Jeff Koons e l’Ambasciata statunitense che giudicano il contesto troppo dispersivo e lontano dal centro ed insistono per il rispetto degli accordi originali.

GLI ARTISTI FRANCESI IN CAMPO

A complicare ulteriormente le cose arriva una lettera pubblicata dal quotidiano Libération e firmata da artisti ed intellettuali che hanno attaccano fortemente il monumento. Attenzione, non nomi qualsiasi, ma il gotha del sistema dell’arte francese: da Christian Boltanski a Nicolas Bourriaud, da Antoine de Galbert, collezionista e fondatore della Maison Rouge a Frédéric Mitterrand, ex ministro della Cultura, passando per registi, attori e scrittori.

LE MOTIVAZIONI

Nella lettera le motivazioni addotte contro l’opera sono diverse. La prima è legata alla collocazione scelta. Qualora fosse effettivamente installata nella piazza antistante il Palais de Tokyo, la scultura ostacolerebbe la vista sulla Tour Eiffel, monumento simbolo della città, che proprio in quel punto offre una delle sue immagini migliori. Inoltre, il luogo non ha nessun legame con gli attentati terroristici che hanno colpito la città e, dunque, la scelta di Koons di voler la sua opera collocata per forza in una delle zone più esclusive e alla moda di Parigi appare come opportunistica se non addirittura cinica. Una delle accuse più gravi mosse dai firmatari della lettera è legata al fatto che non sia stato indetto nessun concorso pubblico per la realizzazione di un’opera di così grande impatto e di portata storica indiscutibile, cosa che preclude la possibilità agli artisti francesi di poter presentare un proprio progetto. Inoltre, un monumento di tale imponenza, realizzato da uno degli artisti più famosi del mondo e collocato dinanzi ad un museo, il Palais de Tokyo, che per vocazione ospita mostre di artisti emergenti, rischierebbe di oscurare la scena artistica francese. In ultimo, nella lettera si citano anche ragioni di carattere economico riferite in particolare al peso che avrebbe sui contribuenti l’installazione della scultura. “Apprezziamo i doni, ma liberi, incondizionati e senza secondi fini”, scrivono gli artisti a chiusura della lettera, con una indubbia stoccata all’artista americano.

Mariacristina Ferraioli

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Mariacristina Ferraioli

Mariacristina Ferraioli

Mariacristina Ferraioli è giornalista, curatrice e critico d’arte. Dopo la laurea in Lettere Moderne con indirizzo Storia dell’Arte, si è trasferita a Parigi per seguire corsi di letteratura, filosofia e storia dell’arte presso la Sorbonne (Paris I e Paris 3).…

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