Memoria e tesori. Quattro artisti a Torre di Mosto

Museo del Paesaggio di Torre di Mosto ‒ fino al 17 marzo 2018. La damnatio memoriae di un triangolo di terra, Torre di Mosto, contraddetta da quattro artisti che scelgono di riscrivere un pezzo di storia che rischia la scomparsa. Fatto di pezzi rari e preziosi, sguardi sul fiume e affinità con le comunità locali.

Qui in Veneto lo chiamano sprofondo Nord, un tratto piatto e molle di bonifica al confine tra Veneto e Friuli segnato dal fiume Livenza, protetto dalle grandi vie di traffico. Una lingua di terra fertile sorta (portata a galla) da circa un secolo. I ricordi per fortuna non si cancellano e qui la gente del luogo ‒ sempre isolani sono ‒ ha conservato traccia di tutto ciò che è stato inghiottito da interramenti e bonifiche. Il genius loci non si sotterra facilmente. Parte di questi archivi di pensieri, cose e ricordi è riemerso anche grazie a un progetto volutamente sorto qui: Humus Interdisciplinary Residence, nato nel 2015 su iniziativa dell’artista Marco Maria Zanin, con la complicità di Carlo Sala, curatore, e Michele Romanelli.

REPERTI E OGGETTI

Il progetto”, dichiara Zanin in un’intervista di qualche tempo fa, “è particolarmente legato alla rivalutazione di quel vecchio mondo rurale a noi caro, con le sue pratiche, credenze e tradizioni, che vediamo allontanarsi sempre di più nell’orizzonte della memoria”. Si attraversa questo paesaggio di bonifica, convinti che non ci sia niente da vedere e si scoprono, tra Livenza, casette disperse e stradine, due musei affiancati: il Museo del Paesaggio e quello della Civiltà Contadina: un monumento al lavoro contadino che raccoglie oltre ventimila reperti funzionanti e oggetti più o meno ovvi (come si direbbe dalle parti di Ettore Guatelli). I frammenti archeologici, gli arnesi rurali e i manufatti di uso comune ci sono quasi tutti, altri patrimoni invece, come la biblioteca di Piero Nardo, restano solo come sostanza d’affetto.
Di fronte a tutte queste testimonianze popolari, religiose e umane Marco Maria Zanin (Padova, 1983) accompagna tre artisti, Federica Landi (Rimini, 1986), Victor Leguy (San Paolo, 1979), Pedro Vaz (Maputo, 1977) a cui chiede di condividere e reinterpretare ciò che non può andare perduto.

Il tesoro è sempre più grande di quello che hai stretto tra le mani. Exhibition view at Museo del Paesaggio, Torre di Mosto 2018

Il tesoro è sempre più grande di quello che hai stretto tra le mani. Exhibition view at Museo del Paesaggio, Torre di Mosto 2018

GLI ARTISTI

Pedro Vaz accoglie la vulnerabilità di fronte alla natura e realizza due filmati proiettati in altrettanti pannelli. Uno è l’occhio di una camera da presa in libera navigazione alla deriva sulla superficie dell’acqua nel fiume Livenza; l’altro è lo sguardo dell’artista sullo stesso luogo (un punto di vista sopraelevato rispetto alla visione a filo d’acqua). L’intervento di Federica Landi immortala dentro a blocchi di ghiaccio gli oggetti, come fossero mausolei della memoria. Poi, tramite un’operazione di scavo e scultura della massa d’acqua ghiacciata, fa riemergere l’oggetto parzialmente, creando così un nuovo corpo, una forma che è incastrata nel tempo ma che tenta di rivelare la sua storia. Marco Maria Zanin interviene nel Museo della Civiltà Contadina, selezionando, prelevando e decontestualizzando alcuni strumenti usati nel mondo contadino. Prima di procedere alla documentazione fotografica, sovverte ogni regola funzionale e dispositiva per ricomporre e rileggere gli oggetti secondo formule espositive di cui si avvalgono i musei di arte primitiva e arte sacra. Victor Leguy collabora attivamente con Humus, rovesciando le consuete logiche museali, grazie al dispositivo DeMuseo, un organismo dinamico, un archivio d’affetto dove le esperienze collettive (ciascun individuo può fare dono di un oggetto caro) sono il fondamento per raccogliere ed elaborare la storia e la memoria locale, che possa fungere da volano per fortificare l’identità e la coesione sociale di un territorio, e da lente per mettere a fuoco le potenzialità insite nelle proprie specificità culturali.

Federica Bianconi

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Federica Bianconi

Federica Bianconi

Federica Bianconi è architetto, curatore e critico d’arte. Si è laureata in Architettura presso lo IUAV di Venezia e ha frequentato il Master in Management per Curatori di Musei di Arte e Architettura Contemporanea presso il MACRO di Roma nel…

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