Muore a Roma a 93 anni il pittore Armando Buratti. Il ricordo del gallerista Fabio Sargentini

Attivo a partire dagli anni Cinquanta nell’ambito del realismo pittorico romano, Armando Buratti fu uno dei maggiori esponenti dell’arte capitolina del secondo dopoguerra, con opere che ricordavano le periferie in cui era nato. Lo ricorda Fabio Sargentini, fondatore della storica Galleria L’Attico di Roma

Lo scorso 8 febbraio è scomparso a Roma, all’età di 93 anni, Armando Buratti, pittore e incisore attivo nella scena capitolina a partire dagli anni Cinquanta, e uno dei protagonisti del Gruppo di Portonaccio, movimento di giovani artisti provenienti dall’omonimo quartiere romano nato alla fine della Seconda guerra mondiale e di cui fecero parte, tra gli altri, anche Renzo Vespignani e Marcello Muccini.

ROMA, LA GUERRA, L’ARTE

Nato a Roma nel 1924 e cresciuto nel quartiere di Portonaccio, Armando Buratti si avvicina al mondo dell’arte da autodidatta, iniziando la propria attività pittorica durante gli anni della guerra, insieme all’amico d’infanzia Renzo Vespignani, orientandosi verso una figurazione in linea con le estetiche del Realismo. Dopo aver preso parte al Gruppo Arte Sociale, movimento fondato insieme agli artisti Dorazio, Guerrini, Vespignani, Muccini, e Perilli, Buratti dà vita, nell’immediato dopoguerra, al Gruppo di Portonaccio, illustrando con le sue opere la vita di periferia durante i duri anni postbellici. Sono emblematici, in tal senso, i disegni e le pitture che rappresentano rottami e demolizioni di edifici, immagini ispirate dalle macerie e dalla distruzione causate dalla guerra. La prima mostra personale di Buratti risale al 1946, e fu allestita a Roma presso lo studio La Finestra.

IL RICORDO DI FABIO SARGENTINI

Ma per la prima mostra importante di Buratti bisogna arrivare alla metà degli anni Cinquanta, quando Bruno Sargentini, collezionista che nella Capitale fondò insieme al figlio Fabio la storica Galleria L’Attico, gli organizzò una personale alla Galleria La Tartaruga, altro mitico spazio romano allora ubicato in Via del Babuino. “Il rapporto tra mio padre e Buratti risale alla fine degli anni Quaranta”, racconta ad Artribune Fabio Sargentini. “Mio padre era un collezionista della Scuola Romana e Buratti, che allora era giovane, attirò la sua attenzione. Armando faceva parte del ‘Gruppo di Portonaccio’, un gruppo di artisti originari del quartiere di Portonaccio di cui faceva parte anche Renzo Vespignani, pittore nell’ambito del Neorealismo. Mio padre, intorno alla metà degli anni Cinquanta, prima che fondassimo L’Attico, organizzò una mostra su Buratti alla storica Galleria La Tartaruga. Armando espose i suoi ‘quadri bianchi’, opere che furono presentate dal grande Maurizio Calvesi, che proprio in questa circostanza faceva il suo esordio nell’ambito della critica d’arte contemporanea”.  Un ricordo commosso, quello di Sargentini, che spera possa portare, in futuro, all’organizzazione di una mostra in onore di Buratti, artista talentuoso ma allo stesso tempo solitario ed estraneo allo star system del mondo dell’arte, nonostante le sue partecipazioni alla Biennale di Venezia del 1956 e alla Quadriennale di Roma nel 1955 e nel 1959. “Buratti non ha avuto la fortuna che avrebbe meritato”, conclude Sargentini. “Fu anche un bravissimo incisore, ma era un uomo appartato, solitario, e col tempo è stato anche dimenticato. Spero che un’istituzione  possa dedicargli una mostra. Da parte mia e delle mie sorelle ci sarebbe senza dubbio la volontà di collaborare mettendo a disposizione le opere di Buratti che abbiamo ereditato da nostro padre”.

– Desirée Maida

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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