Arte a corte. Daniele Sigalot alla Reggia di Caserta

Alla corte dei Borbone il passato ritorna attraverso il linguaggio contemporaneo di Daniele Sigalot. Un mix di storia e presente anima le sale della reggia più grande del mondo.

Allestita nelle retrostanze settecentesche della Reggia di Caserta, Tutto è già Vostro è la più grande mostra personale di Daniele Sigalot (Roma, 1976) mai realizzata. Artista romano, ma internazionale di adozione, la mostra mette in moto un continuum artistico tra passato e presente in quella che fu la dimora dei Borbone: colori e forme del Settecento si confondono con quelli contemporanei, creando un contrasto singolare e di impatto.
Sette sale dedicate che raccontano non solo la storia di Sigalot, ex pubblicitario a Londra, ma anche la storia della Reggia. Si tratta di un vero e proprio omaggio a Carlo III di Borbone. Dopo un accurato studio ispirato alle parole degli accademici Ercolanesi dedicate al re e contenute nel primo tomo de Le Antichità di Ercolano Esposte – opera importante per la cultura dell’antico –, l’artista ha colto l’essenza storica della location facendo suo il concetto che poi ha dato il titolo alla mostra: “Nell’offerire a Vostra Maestà il primo Tomo delle Antichità di Ercolano, e contorni, riguardante una picciola parte delle pitture, sentiamo il grande onore, che ci viene dalla vostra benignità. Tutto è già Vostro quello che Vi portiamo”.

Daniele Sigalot. Tutto è già vostro. Exhibition view at Reggia di Caserta, 2017

Daniele Sigalot. Tutto è già vostro. Exhibition view at Reggia di Caserta, 2017

DIMENSIONI PARALLELE

Dall’ingresso della Reggia allo Scalone d’Onore, le opere di Daniele Sigalot guidano il pubblico in una dimensione parallela e mettono in discussione la materia, ovvero, la sua percezione con ciò che è realmente. Elemento simbolo dell’arte di Sigalot sono gli aeroplani di carta, o meglio di alluminio, conficcati in una parete che, nel caso dell’opera Il cielo ai piedi di Astrea installata al piano nobile, richiamano il motivo presente nel pavimento della sala omonima progettata da Vanvitelli.
Nello stesso ambiente, quasi fosse una reliquia, una cornice bianca racchiude una penna Bic che l’artista ha definito come la penna che “ha avuto solo buone idee”. Con il suo inchiostro ha firmato fino a oggi lavori che hanno segnato un nuovo inizio nella carriera di Sigalot. Dopo il periodo di Blue&Joy, duo che fondò nel 2007 con Fabio La Fauci, durato fino al 2014, oggi l’artista prosegue da solo, supportato da un team di artisti tra Berlino, dove ha sede lo studio La Pizzeria, e gli Stati Uniti.

Daniele Sigalot, If you show me your empathy, I’ll show you mine. Photo Simone Piresti

Daniele Sigalot, If you show me your empathy, I’ll show you mine. Photo Simone Piresti

SCULTURA E TEMPO

Alcune sculture invitano il visitatore a riflettere sulla vita quotidiana. Nella sala dei totem, ad esempio, pile di “carta” rappresentano le idee scartate da un creativo, ma necessarie per raggiungere il successo. Il fallimento, quindi, non come sconfitta, ma come forma di rigenerazione attraverso la ricerca.
Tra una sala e l’altra, l’opera If you show me your empathy, I’ll show you mine è un gioiello vero e proprio: un autoritratto che l’artista ha realizzato in acciaio lucido, in cui è impossibile specchiarsi nell’immagine frammentata che ritrae la sua sagoma. L’opera è impreziosita da una cornice originale del Settecento che Sigalot ha ricevuto in regalo da una gallerista tedesca.
Infine, una sala buia e misteriosa ospita l’opera Enough, un cronometro digitale a doppia alimentazione che dal 28 aprile 2016 scandisce il tempo.
L’idea è nata quando mi sono chiesto quanto tempo deve durare una mia opera, e molto umilmente” precisa Sigalot “mi sono risposto mille anni.
Ma è anche una sfida che l’artista lancia all’arte in generale, ai colleghi e all’eternità della Reggia di Caserta. Quanto può durare un’opera d’arte? Intanto il cronometro è irreversibile e conterà fino al 28 aprile 3016.
Proprio come gli accademici alla corte del re nel 1757, con questa mostra Sigalot vuole stupire ancora di più, senza presunzione, i milioni di visitatori che oggi raggiungono la Reggia già estasiati dalla bellezza neoclassica e barocca, invitandoli a riflettere e a confrontarsi con l’ambiente circostante. E ci riesce.

– Fabio Pariante

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Fabio Pariante

Fabio Pariante

Docente e giornalista freelance, è laureato magistrale in Lingue e Comunicazione Interculturale in Area Euromediterranea con tesi in Studi Interculturali dal titolo "La Primavera Araba nell’era del web 2.0: il ruolo dei social network". Nel 2011, con il patrocinio della…

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