Collezioni di fantasmi. Ben Rivers a Milano

La Triennale, Milano – fino al 28 maggio 2017. Nello spazio cubico dell’Impluvium, tre proiezioni citano, per inquadrature come cenni studiatissimi, ritratti di uomini che hanno attraversato vita reale e narrativa del regista sperimentale inglese Ben Rivers. All’ingresso della buia caverna espositiva, come un totem, come un monito, uno schermo sospeso a quattro cavi d’acciaio.

In Triennale, Phantoms è stata realizzata come cooperazione tra il Camden Arts Centre di Londra, Kunstverein in Hamburg e The Renaissance Society a Chicago. Nell’Impluvium, il volume cubico accoglie, come all’interno di una caverna platonica, dalla circolarità tripartita, Ben Rivers (Somerset, 1972), che da oltre quindici anni realizza film prevalentemente in 16mm.
A partire da Old Dark House (2003) fino a Origin of the Species (2008), senza dimenticare la collaborazione con Ben Russell in A Spell to Ward Off the Darkness (2013), Rivers materializza il mondo ancestrale di arcaismi e di fascinazione per i paesaggi della memoria rendendoli abitati, posseduti da apparizioni, da ricordi, che sottopongono allo sguardo testimonianze documentali tra fantascienza ed esotismo.

OGGETTI E POESIA

In Phantoms, i viaggi intradiegetici e immaginari si inoltrano nella mente, a partire dalla forma degli oggetti: The Shape of Things (2016) proietta sul primo schermo sospeso al di sotto della soglia d’ingresso oggetti provenienti dalla collezione etnologica dell’Harvard Art Museums: una scultura d’epoca bizantina raffigurante un ermafrodita e una brocca antropomorfa della Cina neolitica sono accompagnate dalla voce del poeta americano William Bronk che legge il suo componimento. Phantoms of a Libertine (2012), ispirato a Voyage on the North Sea (1974) di Marcel Broodthaers, è stato evocato a partire dalla vita di un amico di Rivers, mancato da poco, e girato interamente nella casa di quest’ultimo.

Ben Rivers. Phantoms. Installation view at La Triennale, Milano 2017

Ben Rivers. Phantoms. Installation view at La Triennale, Milano 2017

UN DIARIO DELL’APPARENZA

Tra didascalie, appunti, primi piani ravvicinatissimi, fotografie e frammenti del passato, il film tende a sovrapporre l’idea di serialità nei rapporti, a cavallo tra il mondo degli uomini e degli oggetti, intessendo un racconto aperto e ricercatamente criptato. Il terzo film esposto, infatti, dal titolo Things (2014), riporta lo sguardo del visitatore all’intimità degli spazi chiusi – molto amati da Rivers, quando si tratta di ritrarre viaggi dallo scorrimento statico – e dunque sulla sua casa. Libri, immagini, oggetti e suoni raccolti nel corso degli anni offrono un nuovo diario dell’apparenza, dando vita al ritratto di un soqquadro inesauribile che trova ordine solo di fronte all’obiettivo inventariale di un regista capace di attuare nello spazio filmico ogni traccia tridimensionale del suo essere uomo.

Ginevra Bria

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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