Attraverso la metafora della nuvola quale elemento meteorologico, della fantasia o addirittura spazio virtuale di archiviazione dati, Daniel Davies (Blackpool, 1992) gioca con i significati in relazione al contesto, provando a testare le capacità immaginifiche della mente che appartengono alle esperienze di ognuno e che, seppur differenti le une dalle altre, conservano un carattere identitario comune, riconducibile alla forza percettiva dei “codici”.
Cloud Illusions prova perciò a scardinare l’idea di codice, attraverso una pittura che invita a riflettere non solo sul nostro rapporto con le immagini ma sull’esperienza che ne scaturisce. Riportandoci a una dimensione più intima e riflessiva rispetto a un momento storico che ci ha abituati a una visione superficiale, conseguenza della sovrapproduzione di immagini.
– Gino Pisapia