Le figure si sovrappongono, nella pratica di Luca Padroni (Roma, 1973), in un succedersi di pensieri che va oltre il limite invalicabile della tela, traboccando da essa in frammenti (A casa di Mumma). Scorci personali di chi ritrae la propria mente, i ricordi, il vissuto quotidiano nel riflesso di uno specchio che incornicia angoli di quotidianità in cui si affollano gli oggetti (I valori personali). Pennellate corpose, spesse, che catturano attimi di una città senza sosta, in cui le giornate sono scandite dal ritmo delle automobili, del traffico che, lento, si muove sulle sue strade (Piazza dei Cinquecento). Un brusio di vita cui si alterna la calma apparente dei porticati e dei giardini, dove le anime sostano per una pausa (Porticato di Piazza Vittorio). Una mescolanza in cui si accavallano pensieri che esplodono come bombe inseguendo un fil rouge di sensualità dal sapore vagamente orientale: una delicatezza, una grazia, un florilegio di colori che scoppia in teneri abbracci, dolci baci o caldi attimi di intimità. Frammenti di malinconia che si leggono in occhi pensosi, capaci di bucare la tela. Memorie e ombre in cui la vita si rincorre in luoghi inaspettati.
– Ilenia Maria Melis