C’è chi l’ha giustamente definita una book artist. Però l’artista coreana Jukhee Kwon (Dae-Jun, 1981) trasforma libri in opere d’arte non da illustratrice, e nemmeno creando libri d’artista, ma tagliuzzandone le pagine e ricomponendone i ritagli. Le sue sculture hanno un carisma narrativo-meditativo ispirato agli elementi naturali dell’acqua e dell’aria. L’imponente e fragile Babel Library, ricavata dai volumi abbandonati di un’Encyclopedia Britannica, sembra una cascata; i quattordici libri di The voice of words diventano un torrente semantico; Via col vento strapiomba sulla scalinata interna della galleria frusciando in silenzio.
Alla sua prima personale in Italia, Kwon presenta nove creazioni tridimensionali di varia grandezza e una serie di piccoli cutting sketch incorniciati, in cui l’artista si sbizzarrisce a scoprire paesaggi, vuoti, rilievi e allusioni cancellando, giustapponendo e sovrapponendo stralci di carta, pagina e parola.
Margherita Zanoletti