Non c’è due senza tre. Ha esordito a Venezia nel 2013 il padiglione del piccolo stato di Tuvalu, in Polinesia. 26 kmq e meno di 10mila abitanti, è il più piccolo membro del Commonwealth e l’unica isola del Pacifico in Biennale. La prima partecipazione si è svolta in uno spazio suggestivo di Forte Marghera, mentre nel 2015 – molti lo ricorderanno per la resa scenografica del progetto Crossing the Tide – si era spostato alle Artiglierie dell’Arsenale. Ma la cosa più curiosa è che anche per il 2017 in occasione di Viva Arte Viva, lo stato del Tuvalu sarà rappresentato dall’artista Vincent J. F. Huang, originario di Taiwan, e già protagonista delle precedenti due edizioni. A cambiare è, invece, il curatore, quest’anno Aida Yuen Wong.
IL PROBLEMA DELLE MAREE
Artista e attivista, impegnato soprattutto nelle tematiche legate all’ambiente, effettivamente di grande importanza per il luogo rappresentato, Huang presenterà un padiglione in forma di “scultura sociale”. Sarà una piattaforma interattiva e internazionale che offrirà spunti di riflessione sulla crisi climatica globale. Tema che caratterizzava anche l’edizione di due anni fa, partendo dalle problematiche reali di Tuvalu, una comunità di pescatori autosufficiente che secondo il congresso internazionale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, rischia – in un destino che l’accomuna a Venezia – di essere la prima a essere sommersa con l’innalzamento delle maree. In Crossing the tide, Huang costringeva lo spettatore a muoversi nello spazio camminando su ponti in legno parzialmente coperti d’acqua, in uno scenario che rievocava “l’acqua alta” di Venezia, ma anche l’emergenza riguardante Tuvalu e l’intero Pacifico.
– Santa Nastro