Agli Uffizi si riunisce la pala con l’Incoronazione della Vergine di Beato Angelico

Nelle collezioni delle Gallerie dalla metà del XIX Secolo, l’opera del frate pittore domenicano fu divisa durante la Seconda guerra mondiale, per salvarla dai bombardamenti. Terminato il conflitto, la predella finì al Museo di San Marco, ora torna agli Uffizi

Si profila una primavera decisamente fortunata per l’arte rinascimentale italiana. Mentre a Milano il Museo Poldi Pezzoli celebra con una mostra l’opportunità di aver potuto riunire tutte le otto tavole superstiti del Polittico di Sant’Agostino di Piero della Francesca, insieme per la prima volta dopo oltre 500 anni, a Sansepolcro – peraltro città natale di Piero – la Deposizione (1527) di Rosso Fiorentino torna nella chiesa di San Lorenzo dopo 7 anni dall’avvio del delicato intervento di restauro curato dall’Opificio delle Pietre Dure. Sempre in Toscana, a partire dal 6 aprile, la città di Empoli dedicherà una grande mostra a Masolino da Panicale, a 600 anni dalla realizzazione del ciclo con le Storie della Vera Croce (1424) per la chiesa cittadina di Santo Stefano. E a Masolino, in tandem con Masaccio, si fa risalire l’inizio della maniera rinascimentale in pittura, a partire dall’intervento nella chiesa fiorentina di Santa Maria del Carmine, con il ciclo affrescato nella Cappella Brancacci proprio a partire dalla fine del 1424. 

L’“Incoronazione della Vergine” di Beato Angelico riunita agli Uffizi

Non bisognerà attendere molti anni per apprezzare la pala con lIncoronazione della Vergine dipinta da Beato Angelico per la chiesa fiorentina di Sant’Egidio nel 1435, su commissione delle Oblate. Entrata nella collezione degli Uffizi nel 1825, la pala, considerata tra i capolavori di Fra Angelico, fu esposta al pubblico solo a partire dal 1948, però privata della sua predella. Per proteggere la tavola dai bombardamenti e dalle razzie dell’esercito nazista, infatti, durante la Seconda guerra mondiale si decise di trasferirla in un posto sicuro fuori Firenze, in località tenute segrete come il castello di Poppi e la villa Medicea di Poggio a Caiano, che salvarono dalla distruzione o dall’espatrio molto opere d’arte conservate nei musei italiani. Terminato il conflitto, l’opera fu divisa in due parti: la tavola con l’Incoronazione – che descrive il momento in cui il Cristo arricchisce con una pietra preziosa la corona regale che cinge il capo della Vergine – fu esposta agli Uffizi, la predella – con lo Sposalizio e i Funerali della Vergine – finì al museo di San Marco, dov’è rimasta fino a oggi. La decisione di ripristinarne l’integrità, riunendo tutte le parti agli Uffizi, e dunque celebrata come importante azione di valorizzazione dal neodirettore delle Gallerie Simone Verde

La cooperazione tra i musei fiorentini

L’operazione si concretizza nell’ambito di uno scambio di opere con il Museo di San Marco, che custodisce gran parte della produzione pittorica del Beato Angelico e ora riceve dagli Uffizi la tavola con la Tebaide, oggi attribuita al frate pittore domenicano, dopo una precedente attribuzione a Gherardo Starnina (il primo a riferire l’opera all’Angelico fu Roberto Longhi nel 1940, ma solo a partire dagli Anni ’90 l’attribuzione fu accolta unanimemente). A San Marco arrivano inoltre anche quattro tavole monocrome di pittore ignoto del XVII Secolo, raffiguranti Santi domenicani, finora custodite nel Gabinetto disegni e stampe delle Gallerie. Uno scambio che va nella direzione di ripristinare filologicamente le collezioni e la storia museologica degli Uffizi, indirizzo scientifico privilegiato da Verde, che auspicabilmente si nutrirà, nel prossimo futuro, di una comunicazione sempre più stretta tra le diverse realtà del sistema museale di Firenze.

Livia Montagnoli

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