La pittura del Trecento marchigiano. Mostra preziosa a Fabriano

La Pinacoteca Civica “Bruno Molajoli” di Fabriano rende omaggio alla tradizione pittorica locale con una mostra che affianca alla spiritualità dell’arte sacra la sensualità della percezione visiva. Attraverso le opere di maestri come Allegretto Nuzi e Francescuccio di Cecco Ghissi

Nessun altro titolo potrebbe essere migliore di Oro e colore per esporre in rassegna il Trecento in un preciso ambito marchigiano, nell’entroterra al confine con l’Umbria, con le opere di Allegretto Nuzi (o di Nuzio, patronimico e non cognome, come uso dell’epoca), Francescuccio di Cecco Ghissi e altri maestri locali, talvolta anonimi.
L’antico Spedale del Buon Gesù, collocazione della Pinacoteca Civica fabrianese, con la sua suggestiva facciata di archi e di fronte alla Cattedrale di San Venanzio, sede naturale e visitabile degli affreschi delle Cappelle Gotiche (riprodotti anche in un efficace rendering nel percorso espositivo), è uno scrigno che si apre per svelare dettagli storico-artistici finora poco approfonditi. La mostra è un’importante occasione di ricerca, come ben attestato dall’ottimo catalogo che contiene saggi e risultati di indagine.

Allegretto Nuzi, Madonna con Bambino e santi, 1340 ca. Fabriano, Pinacoteca Civica

Allegretto Nuzi, Madonna con Bambino e santi, 1340 ca. Fabriano, Pinacoteca Civica

DALLE MARCHE ALLA TOSCANA E RITORNO

Allegretto Nuzi (1315 ca.-1373), fabrianese di origine e di ritorno, si forma in Toscana partendo dalla lezione giottesca e integrando l’esperienza, tra gli altri, dell’Orcagna e di Simone Martini. Tornato nel 1347 nella sua terra di origine, ormai scafato cittadino nelle maniere e raffinato pittore nelle tecniche, dedica la sua carriera a sviluppare, e a far sviluppare, un universo pittorico e plastico tipico di questa zona del centro Italia e fonte da cui si abbevererà, qualche decennio più tardi, il Gotico Internazionale di Gentile da Fabriano, che la tradizione vuole seguace del nostro.

Allegretto Nuzi, dettaglio

Allegretto Nuzi, dettaglio

MADONNE COME REGINE

Allegretto è presente in mostra in numerose tavole, polittici, affreschi e altaroli. Molte di queste opere sono conservate nella stessa Pinacoteca, nel contiguo Museo Diocesano, o provengono da musei di località vicine o da dimore private, ma sono anche il frutto di prestiti da importanti istituzioni europee e internazionali, come il Metropolitan Museum of Art di New York. Eleganza, controllo compositivo, originalità, fantasia e stile sono il fil rouge che attraversa questi lavori. Per i deuteragonisti di questa stagione, Allegretto e Francescuccio, le madonne, anche quelle “dell’umiltà”, sono regine, e i santi, slanciati e composti, sono loro cortigiani: riconoscibili , uno per uno, dagli elementi tipici della tradizione iconografica, ma associati da visi dai medesimi, delicati tratti somatici, e soprattutto dalla minuziosa decorazione di nimbi dorati e di tessuti decorati a fantasie modulari e complesse, ottenute attraverso l’utilizzo magistrale di punzoni e della tecnica a togliere dello sgraffito.

UN PERCORSO INCOMPLETO

Unica nota di tristezza (e di biasimo per le istituzioni), per una mostra necessaria anche dal punto di vista bibliografico, è il non aver potuto avere accesso all’eccezionale ciclo di affreschi di Allegretto, seppur documentato in catalogo, della Cappella di Sant’Orsola nella Chiesa di San Domenico (ex Santa Lucia Novella), a oggi ancora inagibile dopo il sisma del 2016: difficilmente si presenterà una nuova occasione di ricerca e di esposizione tanto interessante, e averla realizzata in maniera incompleta è un vero peccato.

Valeria Carnevali

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Valeria Carnevali

Valeria Carnevali

Sempre attratta dalle forme della cultura contemporanea come espressione delle dinamiche umane, in una prima vita ho vissuto e lavorato a Milano per inseguire da vicino l’evolversi del presente, collaborando con gallerie, spazi espositivi ed editori specializzati in arte e…

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