La rivincita di Taddeo di Bartolo a Perugia

Galleria Nazionale dell'Umbria, Perugia – fino al 30 agosto 2020. Visitabile per un solo giorno dopo l'inaugurazione e prima del lockdown, la mostra su Taddeo di Bartolo riapre i battenti e dà l'occasione ai visitatori di riscoprire maestosi polittici e sfavillanti tavole a fondo oro.

Sono misteriose, a volte, le ragioni per cui un pittore stimatissimo ai suoi tempi, e che altrettanto potrebbe esserlo ora secondo i criteri attuali, viene quasi dimenticato e lasciato ai margini del dibattito storico-artistico. Una sorte capitata ad esempio al senese Taddeo di Bartolo, la cui fama fu nei secoli oscurata probabilmente a causa della presenza nella sua città natale, e immediatamente prima dei suoi esordi, di una scuola che a ben diritto appartiene al mito della pittura italiana, quella che vide tra i suoi rappresentanti Duccio di Buoninsegna, Simone Martini, i fratelli Lorenzetti.
Nato nella città del Palio attorno al 1362, Taddeo si trovò – dopo l’apprendistato e un decennio di viaggi tra Firenze, Lucca, la Liguria, Pisa –, a traghettare Siena e la sua scuola verso il nuovo secolo, come evidenzia Gail E. Solberg, massima studiosa del pittore toscano – è in uscita una sua poderosa monografia – nonché curatrice della prima mostra dedicata all’artista e allestita alla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia.

TADDEO DI BARTOLO. IL MAESTRO DEI POLITTICI

Ma come mai la retrospettiva è stata organizzata proprio a Perugia e non a Siena? Perché nel museo del capoluogo umbro si conserva il maggior numero di tavole di Taddeo, in particolare quelle smembrate dal grandioso polittico realizzato per la chiesa di San Francesco al Prato e che è stato il punto di partenza del progetto espositivo, quando il direttore del museo Marco Pierini e un’appassionata Gail Solberg cominciarono a parlare di una sua temporanea ricostruzione.
L’efficace allestimento intende suggerire un ambiente ecclesiastico come quello per cui erano pensati i dipinti di Taddeo, con “cappelle” laterali dedicate alle singole sezioni in cui si articola la mostra (Esordio, Viaggi, Ritorno, Trionfo, Racconti, Innovazione, Varietà), dominata appunto dalla ricostruzione, seppur parziale e ipotetica, del polittico perugino del 1403, resa possibile grazie a prestiti internazionali. L’opera si componeva in origine di almeno 42 tavole, per una estensione di ben 4,5 metri, dipinte su entrambi i lati e che furono segate nei secoli successivi per ottenere da ciascuna due diversi dipinti; ben evidente è l’aderenza a una significativa committenza francescana che orchestrò il programma iconografico al fine di dar risalto al fondatore dell’ordine, nonché protagonista del retro del polittico, dove san Francesco compare nelle vesti di orante e irraggiato d’oro. In base ai confronti e alle analisi delle altre tavole esposte, si possono inoltre scoprire alcuni sistemi che dimostrano quanto Taddeo di Bartolo fosse un “business man”. Tra questi, la sua grande maestria nella progettazione e costruzione di sistemi di assemblaggio delle singole parti dei polittici, con soluzioni ingegnose di carpenteria – la curatrice parla di “micro-architetture” che si autosostengono – oppure l’uso dei cosiddetti “patroni”, cioè delle sagome in cartone che per secoli i pittori utilizzarono per disegnare rapidamente i contorni di alcune figure. Nient’affatto facile riconoscere questo escamotage, nel caso di Taddeo, poiché l’artista mimetizzava l’operazione con particolari e aggiunte sempre inediti.

Taddeo di Bartolo, Polittico bifacciale di San Francesco al Prato, 1403. Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia

Taddeo di Bartolo, Polittico bifacciale di San Francesco al Prato, 1403. Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia

LE ALTRE OPERE DI TADDEO DI BARTOLO

Non mancano in mostra alcune opere di differente tipologia che consentono di ricostruire un profilo a 360 gradi di Taddeo di Bartolo e della sua bottega: se il primo lavoro certo è una miniatura con la Crocifissione realizzata su un messale attorno al 1382, l’artista si occupò anche di dipingere  sculture lignee – ne è esempio una deliziosa Madonnina databile al 1420, quindi all’anno di morte del pittore, e firmata insieme a Gregorio Di Cecco, suo figlio adottivo nonché erede dell’attività –, oltre a tavolette per la devozione privata e stendardi processionali. Gli strumenti virtuali consentono infine di farsi un’idea degli affreschi che Taddeo realizzò in importanti edifici di Siena, in particolare quelli della cappella e dell’anticappella dei priori del Palazzo Pubblico.

Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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