Romolo al Foro Romano. Scoperto un sarcofago dedicato al fondatore di Roma

Il Parco Archeologico del Colosseo ha annunciato un’eccezionale scoperta nell’ambito degli scavi alla Curia-Comitium: un sarcofago con altare dedicato al culto di Romolo lungo circa 1,40 metri risalente al VI sec. a.C.

Eccezionale scoperta al Parco Archeologico del Colosseo. Nel sito storico più frequentato sul territorio nazionale e certamente uno dei più ambiti dai turisti su scala mondiale, è stato ritrovato un monumento a Romolo, il fondatore della città di Roma. Un rinvenimento importantissimo, salutato con orgoglio dalla sindaca Virginia Raggi sul suo profilo Twitter con queste parole: “Roma ci meraviglia con i suoi tesori. All’interno del Foro Romano una nuova emozionante scoperta archeologica: un ambiente ipogeo con un sarcofago in tufo del VI secolo a.C. Grazie al team di studiosi che ha condotto le ricerche”. La scoperta si inserisce, infatti, nell’ambito degli studi avviati un anno fa sulla documentazione prodotta dal mitico archeologo Giacomo Boni all’inizio del ‘900, che aveva consentito di ipotizzare la presenza nel Foro Romano, a pochi metri dal Lapis Niger e dal Comizio, di un santuario monumentale dedicato al fondatore della città di Roma e suo primo Re.

LA CAMPAGNA DI SCAVI

Questi hanno dato vita a una campagna di scavi alla Curia-Comitium, dove anticamente si svolgevano le funzioni politiche della costituzione romana. “È riemerso accanto al complesso della Curia-Comizio un ambiente sotterraneo con all’interno un sarcofago in tufo di circa m 1,40 di lunghezza, associato ad un elemento circolare, probabilmente un altare. Il sarcofago è stato scavato nel tufo del Campidoglio e dovrebbe pertanto risalire al VI sec. a.C.”, dichiara un comunicato diramato dal Parco Archeologico del Colosseo. “Il contesto ubicato al di sotto della scalinata di accesso alla Curia, realizzata negli anni ’30 del secolo scorso da Alfonso Bartoli, risulta evidentemente preservato per il suo stesso significato simbolico dalla sovrastante Curia e coincide con quello che le fonti tramandano essere il punto post rostra (dietro i Rostra repubblicani) dove si colloca il luogo stesso della sepoltura di Romolo (secondo la lettura di un passo di Varrone da parte degli Scoliasti di Orazio, Epod. XVI). Non è un caso, che in asse con l’ambiente sotterraneo si trovi il Lapis Niger, la pietra nera indicata come luogo funesto perché correlato alla morte di Romolo”.

IL FUTURO DELL’IPOGEO

Si attende di sapere dal Direttore del Parco archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo, come intenderà valorizzare questa scoperta. L’archeologa, alla guida da tre anni della prestigiosa istituzione, ha infatti più volte sottolineato “l’importanza della conservazione dei siti archeologici che deve coniugarsi con le istanze del restauro, ma anche della valorizzazione e quindi della fruizione per restituire ai monumenti il significato originario senza l’alterazione dei segni lasciati dal tempo”. Una conferenza sul tema è prevista per il prossimo 21 febbraio. La sensazione è comunque che parlare della “tomba di Romolo” sia un po’ una eccessiva semplificazione. Vedremo.
A sostegno di questi dubbi, arriva via Facebook una dichiarazione dell’archeologo Valentino Nizzo, fino al 21 agosto 2019 Direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia: “Poiché in molti sanno quanto Romolo mi stia a cuore, ecco il suo ‘sepolcro’, nella pubblicazione originale di quel geniaccio di Giacomo Boni, datata 1900. Ma facciamola raccontare a lui la sua scoperta: ‘Sotto a questo ossario, a m. 3.60 dal nucleo della gradinata, trovasi una cassa o vasca rettangolare in tufo, lunga m. 1.40, larga m 0.70, alta m. 0.77, di fronte alla quale sorge un tronco di cilindro del diametro di m. 0,75. La cassa di tufo conteneva ciottoli, cocci di vasi grossolani, frammenti di vasellame campano (n.d.r.: databile non prima del IV sec. a.C.) una certa quantità di valve di pectunculus e un pezzetto di intonaco colorito di rosso’. Sono certo che i giornali hanno frainteso e che tutto sarà a breve oggetto di puntuali precisazioni. Nel frattempo ben venga la notizia delle 15 nomination per il Il Primo Re. Questa è la fiction che ci piace! Congratulazioni a Matteo Rovere!”.

-Claudia Giraud

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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