Conservazione e innovazione al Teatro Farnese di Parma: 6 sculture capolavoro del barocco europeo ritrovano la luce
Il progetto di restauro è sostenuto interamente dalla Fondazione Isabel e Balz Baechi da sempre attiva nella tutela e promozione del patrimonio culturale europeo e internazionale

Sono sei le sculture in stucco – tre alfieri, due angeli e una donna adorna di fiori, parte di un gruppo allegorico tra Guerra e Pace – che tornano oggi al centro dell’attenzione grazie a un ambizioso progetto di restauro e valorizzazione promosso dal Complesso monumentale della Pilotta e sostenuto interamente dall’ente filantropico privato con base a Zurigo Fondazione Isabel e Balz Baechi. “La qualità delle statue e la loro provenienza, lo strabiliante Teatro Farnese, hanno attirato l’interesse di un munifico sponsor internazionale, al quale va la nostra gratitudine e che si prende carico di un intervento lungo e delicato. Le statue sono un patrimonio di conoscenza per la loro polimatericità, per la loro complessa natura: sono capolavori dell’effimero, realizzati con una tecnica fragile e raffinata. Paglia, corde, panni e armature metalliche costituiscono l’ossatura di queste imponenti statue in stucco, che integravano l’imponente architettura e le decorazioni pittoriche del Teatro. L’intervento si svolge nella sala del Trionfo ed è quindi un ‘cantiere aperto’, sotto gli occhi dei nostri visitatori”, dichiara Stefano L’Occaso, direttore Complesso monumentale della Pilotta.























La storia delle sei sculture parte della decorazione del Teatro Farnese di Parma
Le opere, originariamente parte della decorazione del Teatro Farnese, sono state realizzate nel 1617 dal plasticatore ticinese Luca Retti e dalla sua bottega in appena cinque mesi. Ma la storia le ha profondamente segnate: gravemente danneggiate dai bombardamenti del 1944, oggi si trovano in uno stato frammentario. Due di esse non sono mai state restaurate, mentre le altre quattro, sottoposte a vari interventi negli Anni Settanta, necessitano di una revisione profonda. A intervenire sul delicato insieme saranno le restauratrici Elena Zichichi ed Elena Russo, sotto la direzione di Gisella Pollastro. Il lavoro prevede pulitura, consolidamento e reintegrazione parziale delle opere, sempre nel rispetto dei materiali originali e delle tecniche polimateriche con cui furono create oltre quattro secoli fa.

Un ambizioso progetto di restauro al Teatro Farnese di Parma
“Intervenire su queste sculture significa confrontarsi con una materia fragile e complessa, segnata dal tempo e dalla violenza del bombardamento del 1944. Non è solo un lavoro di restauro, ma un gesto di responsabilità verso un patrimonio che ha attraversato la distruzione, la dispersione e la dimenticanza. Le opere oggi in restauro sono ciò che rimane di un grande allestimento scenografico, parte della storia del Teatro Farnese e della città. Il nostro intervento mira a ricomporre, per quanto possibile, non solo le forme originarie, ma anche il contesto storico e artistico in cui nacquero. È un lavoro che unisce rigore scientifico e coscienza storica: recuperare queste sculture significa proseguire, dopo decenni, quel percorso di ricostruzione materiale e morale avviato nel dopoguerra, e fare un ulteriore passo avanti nella restituzione della memoria”, ha dichiarato Pollastro.

Un restauro tra conservazione e innovazione digitale
Ma il progetto non si limita alla conservazione: accanto all’intervento manuale, è prevista una valorizzazione digitale che permette alle sculture, impossibili da ricollocare nella sede originaria, di ritrovare simbolicamente il loro posto. Grazie a una ricostruzione 3D del Teatro Farnese, infatti, le opere verranno reinserite virtualmente nella scenografia originale, con modelli che ne ipotizzano l’aspetto prima della distruzione. Un’esperienza immersiva e accessibile che arricchirà il percorso espositivo permanente della Pilotta. “Sostenere questo progetto significa riaffermare il valore della cultura come spazio di responsabilità, cura e trasmissione. Le sculture del Teatro Farnese, segnate dal tempo e dalla storia, ci parlano non solo di eccellenza artistica, ma anche di una memoria da ricostruire. Intervenire oggi su di esse significa conservarle nel rispetto della loro materia originaria, ma anche restituirne il senso profondo attraverso strumenti innovativi, capaci di renderle nuovamente leggibili e accessibili. È in questo intreccio tra materia, tecnologia e pensiero che il patrimonio torna a essere spazio vivo di riflessione collettiva, capace di parlare al presente con profondità e responsabilità”, conclude Paola Potenza, responsabile dei progetti di restauro Fondazione Isabel e Balz Baechi.
Caterina Angelucci
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