Giochi geometrici e atmosfere metafisiche: Ramòn Enrich in mostra a Milano
Le opere trasportano in un universo dove si fa sottile il confine tra realtà e sogno, con paesaggi sempre più astratti in cui il colore non è solo pigmento, ma la chiave per definire lo spazio e le emozioni

Gli spazi della Cadogan Gallery ospitano un viaggio metafisico con “Architettura e Utopia“, la prima personale dell’artista catalano Ramón Enrich a Milano. Le opere ci trasportano in un universo dove si fa sottile il confine tra realtà e sogno, con paesaggi sempre più astratti in cui il colore non è solo pigmento, ma la chiave per definire lo spazio e le emozioni. L’artista instaura un dialogo serrato tra pittura e scultura, le sue opere rivelano città ideali e scenari senza tempo che sembrano sospesi tra la memoria e l’immaginazione. I dipinti esposti trasportano lo spettatore in una misteriosa immobilità mentre le sculture, con le loro evoluzioni aeree, vibrano di una dinamicità quasi ipnotica creando veri e propri disegni aerei che dialogano con la quiete dei dipinti in un equilibrio onirico e affascinante.
Architettura, paesaggio e memoria
Alla base della personale troviamo gli elementi fondanti della produzione di Enrich: l’architettura, la poesia del paesaggio e la memoria. Ispirato dal Razionalismo, dal Minimalismo e dall’arte africana, l’artista eleva gli edifici a protagonisti, creando paesaggi di forme geometriche con un punto di riferimento non umano. Nelle sue tele, tetti piani, scale infinite e paesaggi brulli perdono la loro funzione pratica, evocando un’atmosfera surrealista e incantatrice. La luce sfuggente, che sembra provenire da molteplici angolazioni, accentua i vertiginosi cambi di prospettiva tipici della sua arte, dove spazio, astrazione e composizione sono esplorati senza sosta. I suoi dipinti, intrisi di un’atmosfera enigmatica offrono una concezione spaziale in cui colore e design trascendono tempo e luogo.






La mostra dell’artista catalano Ramón Enrich a Milano
L’artista afferma che: “L’architettura mi dà un grande piacere. Trovo composizione, paesaggio e percezione spaziale una fonte di ispirazione. È forma e funzione, poesia e matematica in uno. L’architettura e la pittura architettonica mi permettono di giocare con la finzione e il mistero necessari per mostrare il potere simbolico degli elementi.”. Le sue opere sorprendono per il colore, le atmosfere e per le forme che qui assumono una rilevanza superiore agli oggetti stessi, spingendosi ai limiti dell’astrazione: alberi e cespugli si riducono a semplici coni, sfere e cubi, così come gli edifici. È un linguaggio espressivo che riduce gli elementi alla loro risonanza simbolica, proponendo non un semplice percorso formale, ma un profondo viaggio psicologico.
Marco Saporiti
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati