Vasari per Cosimo I de Medici. A Palazzo Vecchio una mostra sulla magnifica ‘fabbrica’ della Sala grande

Nel 1563, l’artista e architetto aretino accettò l’incarico di rinnovare il salone più importante di Palazzo Vecchio, per celebrare il ruolo e le gesta del duca mediceo. A 450 anni dalla loro scomparsa, una mostra ripercorre la genesi e la realizzazione dell’impresa

Come Giorgio Vasari, che nel 2024 è stato al centro di un ricco programma celebrativo a 450 anni dalla sua scomparsa, anche Cosimo I de’ Medici, signore di Firenze per buona parte del Cinquecento, moriva nel 1574, dopo aver traghettato la città e lo Stato mediceo al rango di Granducato di Toscana (a partire dal 1569).

Cosimo I de’ Medici. L’autorità e il mecenatismo

Conosciuto e temuto per il suo autoritarismo, seppur salito al potere all’età di appena 17 anni, Cosimo I si impegnò molto per rafforzare le difese dello Stato toscano (a lui si deve anche la costruzione della città-fortezza Terra del Sole, oggi in territorio romagnolo), assoldando grandi architetti e ingegneri del tempo. E per mostrare al mondo la magnificenza del suo governo si scoprì mecenate tra i più ambiziosi della storia fiorentina, finanziando numerosi cantieri in città, dall’ampliamento di Palazzo Pitti alla creazione del Corridoio Vasariano, quando scelse di spostare la sua residenza da Palazzo Vecchio a Pitti. Intorno alla sua corte gravitarono, dunque, artisti toscani di conclamata fama, da Bronzino all’Ammannati, a Benvenuto Cellini, oltre allo stesso Vasari, che fu suo architetto prediletto e consigliere, primo fautore della fondazione dell’Accademia e Compagnia dell’Arte del Disegno, annunciata da Cosimo I nel 1563.

La Sala Grande, Museo di Palazzo Vecchio ©Nicola Neri
La Sala Grande, Museo di Palazzo Vecchio ©Nicola Neri

La Sala grande di Palazzo Vecchio e il progetto di Vasari per Cosimo I

Al Vasari, il duca commissionò anche la decorazione della Sala grande di Palazzo Vecchio, oggi nota come Salone dei Cinquecento. La sala – sorta sul finire del Quattrocento: all’epoca Leonardo e Michelangelo furono incaricati di affrescarla, ma non portarono mai a termine l’opera – conobbe infatti un significativo rinnovamento negli anni Sessanta del XVI Secolo, quando Cosimo I ne promosse la decorazione in vista dei festeggiamenti per le nozze del principe Francesco, suo primogenito, con Giovanna d’Asburgo, in programma nel dicembre 1565.
Ora una mostra, finanziata grazie al Fondo siti Unesco e città creative, racconta la trasformazione cui andò incontro la sala, il processo artistico e il programma politico che ne furono all’origine, la grandiosità del cantiere, evidenziando la sintonia tra Cosimo I e Vasari. “Abbiamo voluto analizzare la genesi della decorazione pittorica e del grande impalcato ligneo progettati e realizzati per la sala” spiega Carlo Francini, curatore insieme a Valentina Zucchi “Un’operazione che vide Giorgio Vasari e tutti i suoi collaboratori impegnati, con una rapidità e un risultato straordinari”. La mostra, allestita proprio nella Sala grande di Palazzo Vecchio si visita fino al 9 marzo 2025, ed espone disegni e documenti utili a ricostruire l’impresa.

Lettera di Giovan Francesco Lottini a Cosimo I, 23 aprile 1560, Archivio di Stato di Firenze, 484, c. 562r
Lettera di Giovan Francesco Lottini a Cosimo I, 23 aprile 1560, Archivio di Stato di Firenze, 484, c. 562r

La mostra sul cantiere della Sala grande di Palazzo Vecchio

I contratti per il rinnovamento della Sala furono siglati nell’aprile del 1563 e videro l’apporto di artisti, artigiani e manovali: le pareti furono sopraelevate di circa 7 metri, il soffitto a cassettoni venne approntato grazie a un solido impianto ligneo e ornato di una ricca serie di dipinti, per comporre una mappa storico-geografica della Toscana, simbolicamente imperniata sulla figura di Cosimo, con episodi della storia di Firenze e delle sue vittorie contro Pisa e contro Siena, cui si affiancano allegorie dei quartieri cittadini e delle città toscane.
Per ideare il progetto decorativo Vasari ricorse all’erudito Vincenzo Borghini, ma più volte ne modificòl’impostazione in corso d’opera, come attestanotre disegni – in prestito dall’Archivio di Stato di Firenze e dagli Uffizi per la mostra – elaborati in fasi successive dall’artista.
Oltre ai progetti del soffitto, sono esposti i disegni preparatori di alcune scene dello stesso e delle pareti, autografi del Vasari. E poi una lettera scritta da Cosimo I all’artista per chiedere la modifica di una composizione. Ma anche una lettera che attesta il parere di Michelangelo sulla fabbrica, prima che i lavori fossero avviati: già nel 1560 Vasari, a Roma, mostrava un modello ligneo della sala al Buonarroti per raccoglierne l’opinione. E un giornale delle Fabbriche Medicee, con testimonianze utili per comprendere i dettagli dei diversi interventi registrati dai funzionari del palazzo ducale.

La Sala fu completata in tempo per le nozze celebrate nel dicembre 1565, addobbata a festa per ospitare uno spettacolo teatrale seguito da un sontuoso banchetto. La decorazione ad affresco delle pareti, che si apprezza ancora oggi, fu invece terminata solo negli anni a seguire, e magnifica il ruolo e le gesta di Cosimo I de’ Medici. L’impresa ebbe eco in tutte le corti d’Italia e d’Europa. Vasari, del resto, l’aveva promesso al suo signore nell’accettare l’incarico: “…Noi mettiam mano alla sala grande […] del palazzo Suo, opera che superera ogni altra che sia stata mai fatta da e’ mortali per grandezza et magnificenzia”.

Livia Montagnoli

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