Luca Massimo Barbero nuovo curatore dell’Art Studio alle Procuratie di Venezia. L’intervista

Lo storico e critico d’arte seguirà il progetto curatoriale dello spazio dedicato all’arte nella Casa di The Human Safety Net. Si comincia con l’installazione di Arthur Duff, indagine sulla percezione attraverso la meraviglia dei fuochi d’artificio

Si concretizzerà a partire dal 15 aprile 2023 la nomina di Luca Massimo Barbero come curatore dell’Art Studio, spazio dedicato all’arte che dialoga con il sociale nella Casa di The Human Safety Net alle Procuratie Vecchie di Venezia in capo alla multinazionale delle assicurazioni Generali. In quella data, infatti, inaugurerà la prima installazione curata dallo storico e critico d’arte, Direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini, opera dell’artista tedesco Arthur Duff (Wiesbanden, 1973), dal titolo The Hungriest Eye. The Blossoming of Potential. Il motore dell’iniziativa è la fondazione istituita da Generali nel 2017 (e oggi attiva in 24 Paesi con una rete di 77 ONG e imprese sociali), con l’obiettivo di liberare il potenziale delle persone che vivono in condizioni di vulnerabilità. Al terzo piano delle Procuratie Vecchie – riaperte al pubblico nell’aprile 2022 grazie al restauro finanziato da Generali e affidato a David Chipperfield – The Human Safety Net ha trovato casa e invita i visitatori a esplorare i propri punti di forza attraverso una serie di installazioni interattive che innescano un dialogo tra storie personali e collettive. Non uno spazio meramente espositivo, dunque, ma un luogo aperto alla partecipazione, grazie al percorso interattivo permanente A World of Potential, curato da Orna Cohen (ingresso tutti i giorni, tranne il martedì, dalle 10 alle 19). L’Art Studio – open space adibito a mostre temporanee – trova spazio in questo percorso come entità autonoma, ma in relazione con le finalità della Fondazione. In qualità di curatore, Barbero sarà impegnato in un progetto biennale, a cominciare dalla mostra prossima a inaugurare. Ne abbiamo parlato con lui.

Luca Massimo Barbero. Photo: Lorenzo Palmieri

Luca Massimo Barbero. Photo: Lorenzo Palmieri

INTERVISTA A LUCA MASSIMO BARBERO

Com’è nata la collaborazione con Art Studio?
La collaborazione è nata da una consuetudine professionale con le Procuratie Vecchie e con Generali: ci sono stati momenti importanti sia con committenze per il 190esimo anniversario di Generali nel 2021, sia per alcune indagini, rispetto alla storia dell’arte. L’Art Studio diventa un punto di incontro più curatoriale.

All’interno del percorso A World of Potential, Art Studio vuole proporre messaggi di natura sociale attraverso il linguaggio dell’arte. In che termini?
La cosa importante, secondo noi, è che non intendiamo i due avvenimenti espositivi come momenti chiusi: Art Studio è una sorta di ponte tra l’idea di scoprire il proprio potenziale, tema cardine del percorso, e le opere degli artisti che interverranno come parte integrante del progetto. Sono opere che nascono non solo nello spazio, ma dall’idea di una connessione profonda con The Human Safety Net. Concretamente, durante la sua esplorazione, il visitatore incontrerà l’opera di un artista, in modo inaspettato, e l’interazione sarà diversa per ognuno.

Arthur Duff, The Hungriest Eye

Arthur Duff, The Hungriest Eye

Possiamo anticipare gli aspetti salienti del progetto di Arthur Duff?
Duff parte da straordinarie xilografie giapponesi ottocentesche per catturare un elemento di meraviglia come sono i fuochi d’artificio. Accanto alla meraviglia, però, c’è il tema della tecnologia, ma non fine a se stessa, perché vuole aprire un ampio ventaglio di connessioni: attraverso uno dei suoi linguaggi distintivi, la creazione di un sistema laser, l’artista creerà nuove forme e composizioni personalizzate e transitorie che coinvolgeranno il pensiero, il potenziale e l’occhio del visitatore. L’installazione di Duff sarà una grande esperienza: non è solo un’opera, ma un dispositivo in cui si incontrano più elementi, la perseveranza, la curiosità, l’intelligenza di squadra, il pensiero concettuale dell’artista. Ed è molto legata allo spazio architettonico, straordinariamente concepito da David Chipperfield come fosse un grande naviglio su piazza San Marco: uno spazio storico che diventa contemporaneo. Anche l’intervento di Duff richiama il legame tra Venezia e il mondo e desta la curiosità di chi lo sperimenta; dunque diventa un’indagine sulla percezione, sarà interessante osservare le variabili sul lungo periodo. Talvolta anche l’arte contemporanea rischia di diventare monumentale, invece mi piace il senso dell’effimero. Più che una mostra, sarà una sorta di azione, in cui l’artista connette le persone, e anche la città.

Come si articolerà, poi, la collaborazione biennale?
L’operazione è straordinaria. Nel biennio non ci saranno solo due momenti di intervento di artisti: tutto il programma, quindi anche la presenza degli artisti, si articolerà in una serie di iniziative legate all’idea dell’Art Studio come punto di rete. L’opera sarà un meraviglioso agitatore, che farà discutere, incontrare le persone. Art Studio vivrà anche di momenti celebrati nell’auditorium (The Hall, sala da 230 posti, sempre al terzo piano del complesso, ndr), per approfondire l’interazione tra le persone. Questo perché l’arte, dal mio punto di vista, è sempre sociale.

Livia Montagnoli

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