A Roma un murale di Marco Rèa celebra il rapporto tra Pier Paolo Pasolini e Maria Callas

Prende forma al Pigneto, grazie allo storico Bar Necci, il progetto artistico legato alla storia e al presente del quartiere. Tramite Maria Callas si ricorda Pasolini e le foto raccontano la genesi del murale. Insomma, nasce un piccolo museo

Dal cortile-giardino del Bar Necci, al crocevia forse più celebre del nucleo storico del Pigneto di pasoliniana memoria, d’ora in avanti sarà facile scorgere il busto di donna che campeggia sulla facciata dell’ex carrozzeria dirimpetto al locale, da tempo dismessa e pronta a trasformarsi in una “piazza” di aggregazione per il quartiere che vuole riscoprire la sua dimensione diurna e valorizzare gli artigiani locali.

Marco Rèa, Tu sei come una pietra preziosa, Pigneto, Roma. Ph. Livia Montagnoli

Marco Rèa, Tu sei come una pietra preziosa, Pigneto, Roma. Ph. Livia Montagnoli

MARIA CALLAS: IL MURALE DI MARCO REA AL PIGNETO

È Maria Callas la donna ritratta da Marco Rèa (Roma, 1975), street artist che a lungo ha frequentato il Pigneto e oggi lavora nel suo studio al Quadraro, dove a partire dal 2020 ha avviato il progetto Grovigli che esplora la tecnica dello stencil (ma celebri sono anche le sue trasfigurazioni di fotografie pubblicitarie con bomboletta spray, apprezzate dal mondo della moda, e ugualmente legate all’esplorazione della figura femminile, soggetto privilegiato di tutta la sua produzione). L’indimenticata soprano greca fu musa di Pasolini, che la diresse in Medea, nel 1969, e con lei intrattenne una sincera amicizia, come dimostra anche il titolo dell’opera Tu sei come una pietra preziosa mutuato da un passaggio della lettera in cui l’intellettuale di cui quest’anno Roma e l’Italia festeggiano il centenario della nascita si rivolge alla Callas con stima e affetto.

L’IPOGEO E IL NUOVO FORNO DI QUARTIERE. COME CRESCE BAR NECCI

E dunque è insieme un omaggio (ma sussurrato) a Pasolini e soprattutto alle donne il murale firmato da Rea e commissionato da Massimo Innocenti e Agathe Jaubourg, titolari del Bar Necci e fautori della rinascita dell’ex carrozzeria, che al termine del cantiere di bonifica e ristrutturazione degli spazi – ancora alle fasi iniziali – sarà forno di quartiere gestito da Necci, pronto però a ospitare realtà artigianali terze, tornate ad animare il Pigneto. “Noi viviamo nel quartiere, era importante non lasciare a una gestione esterna questo spazio straordinario”, chiariscono all’unisono Innocenti e Jaubourg, che di recente hanno già restituito al pubblico un altro spazio prezioso, com’è l’ipogeo riscoperto nel 2020 proprio sotto al cortile di Necci. Nato come cava di pozzolana nel I secolo a.C., nel Medioevo fu utilizzato come stalla, poi adibito a cantina per le botti del casale di campagna che qui sorgeva nel XIX secolo (Enrico Necci lo acquisterà, ormai diroccato, nel 1924, per farne una latteria), e rifugio antiaereo durante i bombardamenti del ’43 e ’44. Caduto nel dimenticatoio, solo due anni fa è stata ritrovata accidentalmente la scalinata ottocentesca dotata di scendi-botte che conduceva agli ambienti sotterranei.

Matteo Casilli, Finding Rèa, 2022

Matteo Casilli, Finding Rèa, 2022

FINDING RÈA. LA MOSTRA DI MATTEO CASILLI

A seguito di una ristrutturazione, dal 2021 l’ipogeo è visitabile ogni fine settimana, allestito in forma di piccolo museo, che si presta anche ad accogliere mostre temporanee, come Finding Rèa, in programma dal 19 al 25 settembre, per la curatela di Innocenti e Jaubourg, in concomitanza con il disvelamento del murale dedicato alla Callas (previsto per il pomeriggio di lunedì 19 settembre). La mostra raccoglie infatti le foto del making of del progetto di Marco Rèa, commissionate a Matteo Casilli (Roma, 1983), fotografo apprezzato in ambito internazionale, che al Pigneto è cresciuto, e al quartiere ha dedicato numerosi lavori. Nel seguire Rèa tra studio, sopralluoghi al quartiere ed effettiva messa in opera dello stencil (i cui ritagli, cinque metri di carta minuziosamente intagliati, sono ora esposti in mostra), Casilli concentra il suo sguardo non solo sull’artista, ma anche sull’identità del Pigneto, che traspare nelle immagini in bianco e nero, stampate come fossero manifesti, con gusto volutamente connesso alla street art.

– Livia Montagnoli

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