Le mostre della Fondazione Modena Arti Visive per la primavera 2022

Digital Art, archivi e performance: sono queste le “bussole” che orientano l’attività espositiva di FMAV nella stagione primaverile ormai alle porte

Da Jordi Colomer a Salvatore Vitale passando per l’immaginario di Aldo Spoldi, ecco i protagonisti del nuovo palinsesto di mostre della Fondazione Modena Arti Visive.

– Irene Tondelli

JORDI COLOMER TRA SPAZIO FISICO E PERFORMANCE

Si intitola Strade la mostra di Jordi Colomer (Barcellona, 1962) a cura di Daniele De Luigi, la prima retrospettiva in Italia dedicata all’artista, scultore, fotografo.
Figura interdisciplinare, Colomer ‒ che ha rappresentato il Padiglione spagnolo alla 57esima Biennale di Venezia (2017) ‒ pone al centro della sua ricerca lo spazio fisico e reale in tutte le sue complessità e stratificazioni storiche e sociali.
L’intenzione dell’artista di creare uno stretto legame con la città è testimoniato dall’opera Progetto per Modena Parade / Corteo Modenese, un tavolo di grandi dimensioni che propone un work in progress della performance pubblica che si concretizzerà il 27 marzo per le vie di Modena. L’installazione, realizzata in collaborazione con gli allievi dell’Istituto d’arte Venturi, gli studenti del corso di Scuola di alta formazione FMAV e i cittadini partecipanti al cantiere aperto presso Ovest Lab, consiste in un piano di lavoro per pensare e progettare il corteo.
Nelle altre sale, la mostra riunisce opere prodotte dall’artista catalano nel corso dell’ultimo ventennio come Crier sur les toits / Gridare ai quattro venti, in cui i soggetti ritratti gridano i propri pensieri dal tetto di alti edifici in città, e Anarchitekton, video installazione in cui il protagonista percorre le strade di Barcellona, Bucarest, Brasilia e Osaka brandendo dei modellini in legno e cartone di edifici e innescando un dialogo con l’ambiente circostante.

Jordi Colomer, Medina Parkour, 2014. Courtesy l’artista & Galería Juana de Aizpuru

Jordi Colomer, Medina Parkour, 2014. Courtesy l’artista & Galería Juana de Aizpuru

SALVATORE VITALE E IL MONITORAGGIO SOCIALE

Con Decompressed Prism, a cura di Chiara Dall’Olio, Salvatore Vitale (Palermo, 1986) riflette sulla somiglianza perturbante tra la nostra società e i sistemi di controllo all’interno di un aeroporto ‒ il non spazio per eccellenza ‒, qui utilizzato come metafora per raccontare di come la vita pubblica sia sottoposta a livelli sempre più elevati di sorveglianza, a cui ci stiamo progressivamente abituando.
L’opera, pensata specificamente per lo spazio, è multiforme: materiali di ricerca, scultura, immagini fisse e in movimento coesistono, immersi in un grande open space verde “green screen”. L’artista ci trasporta in un inquietante nuovo realismo in cui è avvenuta una smaterializzazione dei corpi, trasformati in dati biometrici. L’attenzione del visitatore è catturata da un film della durata di circa trenta minuti, diviso in diversi capitoli, in cui il suono è pervasivo e permette di immergersi completamente nel flusso di coscienza del protagonista/avatar, alter ego dell’io digitale di ognuno di noi.
Quali contro-strategie cittadini e soggetti politici possono adottare per promuovere una maggiore trasparenza delle tecnologie di sorveglianza?

Salvatore Vitale, Decompressed Prism, 2021, still da video su due canali. Courtesy l’artista

Salvatore Vitale, Decompressed Prism, 2021, still da video su due canali. Courtesy l’artista

ARCHIVI E CONNESSIONI TEMPORALI: LE AVVENTURE DI ALDO SPOLDI

Le avventure di Aldo. Archivi come connessione di tempi di Aldo Spoldi (Crema, 1950), a cura di Francesca Zanella, è una concertazione tra visione d’artista e l’immaginario che scaturisce dalle figurine. Spoldi propone una rielaborazione dei temi cari alla sua ricerca quali la stratificazione del tempo e il gioco, instaurando un dialogo tra la collezione del Museo della Figurina e i suoi personaggi: un viaggio in cui la produzione artistica e i racconti che si possono comporre con le figurine si intrecciano e si sovrappongono.
La mostra, nata dall’esigenza di affiancare ricerca storica e pratiche creative, propone una riflessione sulla connessione dei tempi confrontando due modi di intendere il ruolo dell’archivio.
Uno speciale family-kit dal titolo Qui non si lavora, si gioca! completa la proposta espositiva per consentire a famiglie e bambini di visitare la mostra in maniera divertente e creativa.

Aldo Spoldi, Autoritratto, 1960, olio su tavola. Courtesy l’artista

Aldo Spoldi, Autoritratto, 1960, olio su tavola. Courtesy l’artista

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