Il restauro dell’Abbazia di Santa Maria di Cerrate

La storia del restauro dell’abbazia leccese, bene FAI dal 2012 e custode di un ciclo di affreschi davvero invidiabile.

A partire dal XV secolo, nella settimana successiva alle festività pasquali, l’Abbazia di Santa Maria di Cerrate (Lecce) apriva le proprie porte ai fedeli, ospitando un appuntamento che combinava fede e folclore e testimoniava l’attaccamento verso il territorio salentino. Circondato da uliveti, frutteti e campagne coltivate, lo storico complesso ‒ secondo la leggenda sarebbe stato fondato dal re normanno Tancredi d’Altavilla, in seguito a un’apparizione ‒ celebrava la Madonna con una festa che affiancava i riti devozionali alla fiera agricola Lu panieri. Una tradizione, proseguita fino a cinquant’anni fa, tornata ad animare il sito pugliese lo scorso aprile, colmando una lunga assenza. Per festeggiare la conclusione dei restauri che hanno interessato la chiesa dell’Abbazia – straordinaria testimonianza di architettura romanica pugliese, contraddistinta dalla presenza di affreschi di epoca bizantina –, il FAI ha infatti scelto di riattivare l’antica usanza, oltre a ripristinare l’originaria funzione di culto di questo luogo.

IL LEGAME CON IL TERRITORIO

Una decisione interpretabile come il primo passo per rinsaldare i legami tra la comunità locale e l’edificio, la cui storia millenaria subì una drastica interruzione a causa del saccheggio compiuto dai pirati turchi, nel 1711. Al successivo periodo di abbandono, protrattosi fino al secondo dopoguerra, pose fine nel 1965 la Provincia di Lecce, con l’affidamento del restauro del complesso all’architetto Franco Minissi, tra i maestri della museografia italiana.
Visitando oggi la porzione dell’Abbazia riaperta al pubblico è già possibile coglierne gran parte degli aspetti peculiari. Alla robusta opera di ricerca e analisi – il cosiddetto “cantiere della conoscenza”, comprensivo di rilievo laser scanner e indagini termografiche – che il FAI ha promosso fin dalla stipula della concessione, nel 2012, ha fatto seguito una pluralità di operazioni: il consolidamento statico delle strutture portanti, il restauro delle coperture e dei serramenti, con sostituzione dei vetri esistenti, il rinnovamento degli impianti, con particolare riguardo per quello illuminotecnico, solo per citarne alcune. In continuità con la campagna FAI #salvalacqua, è stata installata la nuova rete di raccolta delle acque meteoriche, che permetterà all’Abbazia di provvedere al fabbisogno idrico interno quasi in forma autonoma.

Chiesa dell'Abbazia di Santa Maria di Cerrate ©FAI - Fondo Ambiente Italiano

Chiesa dell’Abbazia di Santa Maria di Cerrate ©FAI – Fondo Ambiente Italiano

GLI AFFRESCHI

Significativo, inoltre, è stato il restauro condotto sugli affreschi, per il quale un’equipe formata da diverse professionalità ha agito sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Puglia e con la consulenza dell’Istituto Superiore per la conservazione e il restauro di Roma (ISCR). Considerato un unicum nel mondo bizantino, tale ciclo risale al XII e XIII secolo: dopo la pulitura e la rimozione dei restauri eseguiti negli Anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, le pitture hanno ritrovato l’impronta cromatica di un tempo. La loro lettura, artistica e narrativa, è oggi resa possibile anche attraverso un dispositivo touch-screen collocato nella chiesa. L’Abbazia offre inoltre ai visitatori la possibilità di accedere al mulino e al forno, anch’essi recuperati, e di alloggiare nella Casa del Massaro, la foresteria inaugurata lo scorso giugno.

Valentina Silvestrini

Articolo pubblicato su Grandi Mostre #12

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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