L’altro lato dell’arte. A Bassano del Grappa

Il lato B dei dipinti va in mostra al Museo Civico di Bassano del Grappa. Svelando dettagli preziosi per ricomporre la storia delle opere esposte. Ne abbiamo parlato con la curatrice, Chiara Casarin.

Chi ha detto che si può osservare un dipinto solo di fronte? E chi ha detto che il retro sia solo un insignificante supporto materiale? Un’originale mostra a Bassano del Grappa smonta questi due concetti, poiché espone i quadri ribaltandone la prospettiva e offrendo allo sguardo ciò che di solito aderisce alle pareti del museo: il retro, appunto.
Lo scopo è dare modo a tutti – esperti o semplici amanti dell’arte – di scoprire i segreti che ogni opera racchiude, con i suoi cartellini inventariali, le etichette che testimoniano i viaggi per raggiungere le varie mostre, le scritte che documentano la messa in sicurezza durante la Seconda Guerra Mondiale, le quotazioni di mercato, le note dei precedenti proprietari e altre informazioni e curiosità che consentono di ricostruire la storia dei dipinti, materia in genere esclusiva degli studiosi. Chiara Casarin, direttrice del Museo Civico e ideatrice del progetto, ha voluto inoltre porre l’accento su ciò che i musei di norma nascondono: le opere minori conservate nei depositi o quelle danneggiate e in attesa di restauro, come i busti in gesso di Canova, vittime di bombardamenti nel 1945, che ancora oggi giacciono, frammentari, nei caveau. Ecco cosa ci ha raccontato.

Pittore veneto del XVII sec., Il redentore - verso

Pittore veneto del XVII sec., Il redentore – verso

L’INTERVISTA

Come e quando è nata l’idea di allestire una mostra con il solo retro dei dipinti?
È nata da una bella coincidenza: circa un anno e mezzo fa stavo rileggendo L’invenzione del quadro di Victor Stoichita e contemporaneamente, per necessità di allestimento delle collezioni permanenti, stavamo staccando dalla parete il celebre monocromo Mercato degli amorini di Antonio Canova. Osservandone il retro ho visto, per la prima volta, le meravigliose cinque danzatrici: un soggetto molto amato dal maestro del Neoclassicismo ma che qui occupava il lato B di un dipinto più articolato e, per tale ragione, da sempre sacrificato. Nel suo libro, Stoichita analizza l’opera di Norbertus Cornelius Gjisbrechts (il retro di un dipinto) e allora mi sono chiesta: “E se nelle collezioni dei Musei di Bassano ci fossero altre opere interessanti anche sul retro e che nessuno ha mai visto?”. È così iniziata una lunga ricerca che ha coinvolto tutto lo staff del museo: ciò che abbiamo selezionato era sorprendente, per cui abbiamo ritenuto doveroso valorizzarlo e condividerne gli esiti con il pubblico.

Cosa ha comportato l’indagine scientifica sul patrimonio del museo?
Abscondita è il risultato di un enorme lavoro di ricerca sul patrimonio artistico di Bassano. Per realizzarla abbiamo aperto tutti i “cassetti” del museo, abbiamo guardato dietro a tutte le opere esposte e a quelle conservate nei depositi. Abbiamo riletto le schedature e gli ingressi da donazioni e lasciti. Insomma, abbiamo fatto un’operazione di dimensioni difficili da immaginare. Per realizzare poi un allestimento gradevole abbiamo condotto un’ulteriore selezione: delle circa 150 opere molto eloquenti sul retro abbiamo scelto solo le 77 più efficaci.

Qual è stata la scoperta che più vi ha sorpreso?
Sono state molte, oltre al bellissimo monocromo delle cinque danzatrici di Antonio Canova, che per la sua importanza avrebbe potuto essere esposto anche da solo. Abbiamo trovato una crocefissione sul retro di un ritratto di Pietro Roversi: un’opera sconosciuta e allo stesso tempo completa. Abbiamo rintracciato la firma di Francesco Hayez sul retro di un suo piccolo dipinto che aveva anche subito dei restauri; abbiamo trovato un albero genealogico, un articolo di giornale, una poesia e, dietro un Giandomenico Tiepolo, una targhetta che dichiarava si trattasse di un Giambattista Tiepolo. In questa mostra il tema dell’autenticità e delle attribuzioni è centrale, perché il nome a cui venivano assegnati alcuni lavori è spesso cancellato e poi riscritto diversamente.

Antonio Bianchi, Testa di donna con orecchini e catenina, XIX sec. - retro

Antonio Bianchi, Testa di donna con orecchini e catenina, XIX sec. – retro

Quale sistema di didascalie avete messo a punto per illustrare al pubblico il lato B delle opere?
Essendo una mostra “insolita” era necessario trovare un modo per rasserenare il pubblico più affezionato al lato A, quello dipinto. Una buona parte di noi trova conforto nel riconoscimento delle opere, dei soggetti rappresentati e dei loro autori: per questo nelle didascalie è riportata una miniatura del fronte, quello che il pubblico conosce e così, quando le opere torneranno alla loro collocazione in pinacoteca, avranno svelato tutti i loro segreti. Un aspetto che non avevo contemplato e che mi diverte molto è che riceviamo quotidianamente richieste da parte del pubblico di esaminare le foto che ci inviano del retro dei dipinti delle loro collezioni per, magari, scoprire qualcosa di nuovo.

Quant’è costato allestire la mostra e come è stato distribuito il budget tra le voci di spesa?
La ricerca, i testi, la documentazione, la movimentazione delle opere e l’allestimento sono stati interamente realizzati da me e da tutto il personale del museo con i ragazzi del servizio civile, quindi senza costi aggiuntivi. La comunicazione, che serve soprattutto al polo dei Musei Civici di Bassano del Grappa oltre che alla mostra, è rientrata nel budget previsto per il 2018 per la valorizzazione del patrimonio e della programmazione. La stampa dei pannelli, dei cataloghi e dei manifesti è esito di un confronto di preventivi ottenuti mediante i sistemi di monitoraggio delle pubbliche amministrazioni.

Marta Santacatterina

Articolo pubblicato su Grandi Mostre #11

Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua 
inserzione sul prossimo Artribune

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

Scopri di più