Uno spettacolo di danza sui cambiamenti climatici

“When Monday came”, della coreografa norvegese Ina Christel Johannessen, è il secondo pezzo di una trilogia sugli effetti dei cambiamenti climatici, andato in scena al Teatro Studio di Scandicci nell’ambito del festival Fabbrica Europa

Nel buio totale due uomini si fanno largo con la luce fioca di una torcia elettrica sopra il casco. Si muovono a tentoni tra ciò che è rimasto del disastro causato da un incendio. Appena illuminata, la scena si rivelerà cosparsa letteralmente di cenere, e a terra, al centro, il corpo di una donna si muove nel tentativo di riprendere vita e respiro. È un luogo devastato dal fuoco quello concepito dalla coreografa norvegese Ina Christel Johannessen ispirandosi a quanto visto dopo un viaggio in Australia colpita da incendi di vaste proporzioni. Cosa può provocare negli uomini un avvenimento simile? Quali gli effetti tragici che la furia della natura lascia nei loro occhi e nella mente? Che tipo di cambiamento esistenziale avviene nel loro intimo e nelle relazioni con gli altri? Nasce da queste riflessioni lo spettacolo When Monday came per la Zero Visibility Corp (ospitato al Teatro Studio di Scandicci per il festival Fabbrica Europa diretto da Maurizia Settembri), titolo curioso che, riferito al giorno della settimana, il lunedì, pone ancora domande: cosa può riservarci un evento catastrofico il giorno dopo? E come saremo da quel giorno in poi? Mettere in danza tutto questo, dare forma a sentimenti ambivalenti, trasformare il tragico in bellezza: ecco quanto ha saputo creare Ina Christel Johannessen.

Fabbrica Europa 2021. Ina Christel Johannessen & Zero visibility Corp, When Monday Came. Photo Yaniv Cohen

Fabbrica Europa 2021. Ina Christel Johannessen & Zero visibility Corp, When Monday Came. Photo Yaniv Cohen

DANZA E CAMBIAMENTI CLIMATICI

Da sempre interessata alla natura, nei suoi ultimi spettacoli ‒ Frozen Songs che parla dell’immenso deposito di semi custodito nell’arcipelago artico delle Svalbard, e North / South, un pezzo sugli esploratori polari e su come le condizioni meteorologiche estremamente rigide colpiscono le persone ‒ Johannessen indaga le conseguenze del cambiamento climatico e quanto l’ignoranza e l’avidità dell’uomo siano la causa della nostra distruzione.
In When Monday came siamo immersi in un’atmosfera pregna d’immagini, suoni, odori, dentro un imponente set di luci (di Daniel Kolstad Gimle) che crea spazi esplorativi, taglia le penombre e include posizionamenti abbaglianti verso gli spettatori. Una partitura sonora metallica, cupa, dissonante, percussiva, eseguita live dal corpulento Morten Pettersen, imprime un ritmo potente ai movimenti, energici o mitigati, a tratti tribali, dei sei interpreti. Tra fuga, paura, ansia, sopravvivenza, essi danzano in messo alla fuliggine sollevata in aria, correndo, ruotando, cadendo tramortiti, sostando ai bordi della scena coperti da tappeti come degli sfollati, setacciando il luogo con assoli, componendo coppie e terzetti e intrecci di gruppo, per ritrovare momenti all’unisono nella ricerca del contatto umano.

Fabbrica Europa 2021. Ina Christel Johannessen & Zero visibility Corp, When Monday Came. Photo Yaniv Cohen

Fabbrica Europa 2021. Ina Christel Johannessen & Zero visibility Corp, When Monday Came. Photo Yaniv Cohen

LO SPETTACOLO DI INA CHRISTEL JOHANNESSEN

Con un improvviso cambio di musica, è di una bellezza struggente il duetto tra un uomo e una donna, con lei dolente che mostra il vestitino ritrovato di un bambino, si aggrappa a lui che vorrebbe consolarla. Lei gli scivola, gli lambisce il volto, il corpo, sposta le gambe in fuori, è stretta, trattenuta, lasciata cadere a terra, e ancora ritorna tra le sue braccia protettive. Di grande forza è anche un energico assolo maschile all’insegna di una danza tellurica, di torsioni e cadute acrobatiche, che ingloba lo spazio circolare con salti in più direzioni, preludendo al cambio d’atmosfera di una luce calda. Mentre cresce il rumore di qualcosa che brucia, dei grandi blocchi di legno – dietro bruciati e davanti cerei ‒ dalle forme ondulate sono spostati a vista a comporre quel che sembra, per l’effetto di luci radenti che lambiscono la superficie lucida, un terreno montagnoso. Lo immaginiamo ormai spoglio di alberi. Si ode lo scorrere dell’acqua come per irrorarlo. E su quel duro “corpo” ligneo ‒ forse è un lago, o un fiume ‒qualcuno scivola di spalle lentamente, mentre una donna vi cammina sopra. Con il loro allontanarsi calano il buio e il silenzio. La natura si è placata, e con essa anche l’uomo. Spettacolo ad alto tasso di energia, When Monday came si fa monito sul futuro dell’esistenza umana e del suo ambiente naturale.

Giuseppe Distefano

http://fabbricaeuropa.net

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Giuseppe Distefano

Giuseppe Distefano

Critico di teatro e di danza, fotogiornalista e photoeditor, fotografo di scena, ad ogni spettacolo coltiva la necessità di raccontare ciò a cui assiste, narrare ciò che accade in scena cercando di fornire il più possibile gli elementi per coinvolgere…

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