Il Diario Indiano del poeta beat Allen Ginsberg in scena alle Terme di Diocleziano a Roma

Sulle tracce del poeta della Beat Generation scopriamo l’Himalaya, i fiumi sacri e incontriamo il Dalai Lama. Uno spettacolo teatrale in uno spazio peculiare della capitale fa rivivere il Diario Indiano di Ginsberg

Dall’11 al 15 dicembre sarà in scena Diario Indiano, presso l’Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano, spettacolo diretto e interpretato da Vita Accardi. L’attrice ha scelto di dare corpo e voce ad alcuni brani in versi e in prosa di Indian Journals: March 1962 – May 1963scritto da Allen Ginsberg, esponente visionario della Beat Generation. L’attrice, nipote di Carla Accardi, sarà coadiuvata in questa impresa da interventi degli artisti Massimo Bartolini, Luigi Ontanie del compositore statunitense Alvin Curran, cui è affidato il commento musicale.

ALLEN GINSBERG OGGI

Il Diario Indiano di Ginsberg è esattamente ciò che promette il titolo: il racconto del viaggio realizzato nel 1962 dal poeta sbarcato a Bombay da una nave proveniente dall’Africa. Attraverso questo testo accompagniamo Allen nel suo peregrinare, tra autobus e mezzi di fortuna, in questo straordinario, misterioso e contraddittorio Paese, passando dalle montagne dell’Himalaya ai fiumi sacri, fino a visitare il Dalai Lama in esilio. “Le discipline sono separate e allo stesso tempo connesse, il collegamento è l’intuizione, gli artisti realizzano la loro idea liberamente ed io intervengo con il mio lavoro”, ci spiega Vita Accardi, raggiunta da Artribune. “La visione di Massimo Bartolini in alcuni punti allevia la drammaticità del testo, il “pastore di stelle” raduna un gruppo di ragazzi di origine indiana in un’azione tra la leggerezza di un gioco e la formazione di un coro da tragedia greca.  La “Mitoillogica” Persona dell’artista evocata da Luigi Ontani nella rappresentazione della Dea Kalì, energia femminile distruttrice e rigeneratrice, suggerisce una riflessione sulla doppia valenza vita e morte.                                                                                                 Luoghi visitati da Ginsberg nei primi anni 60’ sono gli stessi visitati da me circa trent’anni dopo, i ricordi e le impressioni sono celati nel legame tra la parola pronunciata e la musica di Alvin Curran. Nella dimensione allucinatoria delle feste rituali e la cadenza dei mantra, le note conducono il testo in un territorio astratto, trascendente. E poi in luoghi dove l’inconscio collettivo scuote il suono dalle fondamenta.”

LO SPETTACOLO  

A far da cornice allo spettacolo è l’Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano, l’ultima delle quattro sale del complesso che sorgeva di fianco al caldarium, un sito archeologico molto importante e non sempre aperto al pubblico. Vita Accardi spiega “Ho collegato l’immagine dell‘Aula Ottagona ad un reading tenuto da Ginsberg nel 1965 alla Royal Albert Hall di Londra. Il pubblico era tutt’intorno disposto in cerchio, e da lì ho iniziato a pensare a “Diario Indiano”, in questo ambiente e al punto di vista parziale dello spettatore che osserva l’attore al centro di uno spazio circolare.  È anche interessante che le parole della Beat Generation possano rivivere tra le mura e le statue di questo monumento della civiltà romana, che si presta ad offrire asilo al racconto di luoghi indiani di altrettanta forza estetica”.

– Valentina Muzi

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Valentina Muzi

Valentina Muzi

Valentina Muzi (Roma, 1991) è diplomata in lingue presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento DELF e DELE. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla…

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