Mantova e Cremona nel segno di Claudio Monteverdi. Reportage dai festival musicali della primavera 2025
Il compositore a cavallo tra Rinascimento e Barocco nacque a Cremona e visse a Mantova i suoi anni cruciali. Ecco i report di “Trame Sonore” sulla musica da camera e del “Monteverdi Festival”

Tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate Mantova e Cremona – due città storiche che condividono molto, dal punto di vista linguistico, gastronomico e culturale – sono animate da due festival musicali di grande interesse, per tanti aspetti molto diversi tra loro.
















“Trame Sonore” a Mantova
L’appena concluso Trame Sonore a Mantova (29 maggio-2 giugno), è una rassegna dedicata alla musica da camera, che presenta un formato originale, con una miriade di concerti di durata contenuta che si succedono in pochi giorni dalla mattina a notte fonda, con un approccio informale, che contrasta con la solenne bellezza dei luoghi in cui si tengono i concerti come il meraviglioso Teatro Bibiena, alcune sale di Palazzo Ducale e di Palazzo Te e la Basilica Palatina di Santa Barbara, tra gli altri.
“Monteverdi Festival” a Cremona
Quello di Cremona, ancora in corso (13-29 giugno) è un festival dalla struttura consueta, con gli appuntamenti che si distribuiscono lungo un arco temporale più ampio (che quest’anno supera le due settimane), con in media un paio di concerti al giorno. Ad accomunare le due rassegne c’è comunque molto: il livello assai elevato delle esecuzioni proposte, certamente; e soprattutto la figura di Claudio Monteverdi, che a Cremona nacque e si formò e a Mantova visse anni cruciali, densi di capolavori. A Monteverdi il festival di Cremona è dedicato, mentre Mantova gli consacra una delle ‘trame’ che compongono il programma della kermesse (anche quest’anno con concerti molto belli, tra cui due realizzati in collaborazione proprio con la manifestazione cremonese).

Il report di Trame Sonore 2025
Difficile racchiudere la magia di Trame Sonore in poche righe: bisogna andarci, e toccare con mano, anzi con le orecchie, il livello esaltante delle esecuzioni, sia di giovani promesse che di artisti affermati. Difficile altresì selezionare tra le tante perle che si sono ascoltate nell’edizione di quest’anno. Una menzione meritano sicuramente le memorabili esecuzioni di alcuni capolavori della musica da camera di epoca romantica: il Quintetto per archi di Schubert D 956 con il quale Ferschtman, Serino, Coleman, Gnocchi e Karizna hanno ipnotizzato il pubblico del Bibiena nel pomeriggio del 30 maggio; il trio n. 1 op. 99 sempre di Schubert, che nella notte del primo giugno ha volteggiato nel magico spazio della Rotonda di San Lorenzo ad opera di un terzetto di maestri riconosciuti come Marco Rizzi, Giovanni Gnocchi e Andrea Lucchesini, mentre nella notte di venerdì 30 maggio, nello stesso luogo, è stato un quartetto di giovani, il NOVO Quartet, con Zlata Chochieva al pianoforte, a proporre un’ottima esecuzione del Quintetto op. 44 di Schumann.
Anche un viaggio nell’Europa del Settecento
Stupendo anche il viaggio nell’Europa del Settecento affrontato dall’Ensemble Diderot nel suo concerto nella Sala dei Fiumi di Palazzo Ducale. Sul fronte della musica vocale, vanno ricordate almeno le strepitose apparizioni di Ian Bostridge, che si è prodotto in una serie di concerti spaziando dalla musica antica ai Lieder di Schumann, a Britten. Di una bellezza sconvolgente il concerto in cui, accompagnato da Elisa La Marca alla tiorba e al liuto, il tenore inglese ha cantato (e quasi recitato con la sua mimica trascinante) Dowland e Monteverdi, concludendo con un brano stupendo, di raro ascolto in Italia, Incassum, Lesbia di Henry Purcell, di cui ha fornito una lettura da brividi.

Il report del Monteverdi Festival 2025
Il Monteverdi Festival si svolge quest’anno dal 13 al 29 giugno, ed è stato preceduto da due anteprime di assoluto rilievo. Nel pomeriggio del 7 giugno, come da tradizione, il maestoso Vespro della beata Vergine di Monteverdi è risuonato sotto le volte della chiesa di San Marcellino, affidato quest’anno alla direzione di uno dei padri della riscoperta della musica antica nella seconda metà del Novecento, il maestro catalano Jordi Savall. Sotto la sua guida La Capella Reial de Catalunya, Le Concert des Nations e un eccellente manipolo di solisti hanno dato vita a un’esecuzione luminosa, che è cresciuta fino a raggiungere l’apice nel variopinto Magnificat conclusivo. Brillante la realizzazione in forma semiscenica dell’Orfeo ed Euridice di Gluck proposta la sera dell’11 giugno da Cecilia Bartoli con Les Musiciens du Prince diretti da Gianluca Capuano, accolta con entusiasmo dal pubblico di un Teatro Ponchielli gremitissimo, in deliquio per la sua Santa Cecilia.

La nuova produzione dell’Ulisse
L’evento principale dei primi giorni del festival cremonese è stato la rappresentazione de Il ritorno di Ulisse in patria: uno spettacolo pienamente convincente, in cui la vicenda è trasportata in un paesino del Mediterraneo nel Secondo Dopoguerra. Coinvolgente e animata, senza essere invadente, la regia di Davide Livermore (efficace anche come cantante, nelle vesti tragicomiche del parassita Iro); sicura la direzione di Michele Pasotti e puntuale l’esecuzione dell’ensemble La Fonte Musica. Ma è nei cantanti impegnati a «recitar cantando» la storia dell’eroe greco che la rappresentazione ha avuto il suo maggior punto di forza: potente e autorevole Mauro Borgioni nel ruolo del protagonista; ammaliante, nella sua dolente dignità, la Penelope di Margherita Sala (che si è esibita anche, il 15 giugno, in un bellissimo recital nel cortile di Palazzo Fodri); baldanzoso e squillante il Telemaco di Jacob Lawrence.
La conclusione della rassegna
La nuova produzione dell’Ulisse non è la sola che il Monteverdi Festival propone quest’anno: la rassegna si conclude, il 27 e 29 giugno, con l’Ercole amante del grande allievo di Monteverdi Francesco Cavalli (1662), per la regia di Andrea Bernard e la direzione di Antonio Greco. Un evento da non mancare, che chiude in bellezza due settimane ricche di appuntamenti musicali di eccelsa qualità.
Fabrizio Federici
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