Musica estrema di un terrorista del suono

Metti una sera a Milano con Merzbow, Sshe Retina Stimulants e Der Weze: cronaca di una serata ad alto contenuto noise. Sul palco dello Spazio Concept, un Nico Vascellari spazzato via dalla furia Dada del musicista giapponese preferito di Marina Abramović.

Lo scorso 10 aprile a Milano, in una serata tristissima, la pioggia non ha dissuaso il pubblico di adepti e neofiti, che ha presenziato a uno degli eventi sonori più interessanti della stagione, passato in sordina sulla gran parte dei media tradizionali, e che merita, invece, almeno la cortesia di un report.
Presso lo Spazio Concept, in quella Zona Tortona teatro della Design Week, tre diverse anime del noise hanno scandito una serata che, laddove ce ne fosse bisogno, ha confermato l’importanza artistica di un genere che, dalla sua applicazione più rigida ai suoi epigoni più pop, si conferma come centrale nell’ossatura della scena sperimentale contemporanea.

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Der Weze

Ad aprire la serata Nico Vascellari, il cui lavoro performativo è da sempre intimamente strutturato e animato dalle sonorità hardcore punk e noise. Moltissime ad oggi le collaborazioni, con figure di primo piano e veri e propri progetti artistici, ispirate da personaggi estremi della musica come GG Allin. Der Weze (La Porta, città del deserto nel Turkmenistan) è l’identità messa in scena questa volta e nasce dalla collaborazione con Matteo Castro, musicista e membro dei Lettera 22, e Kam Kassah.

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Paolo Bandera aka Sshe Retina Stimulants

Dopo la prima performance è stato il turno di Paolo Bandera, co-fondatore della storica band industrial Sigillum S, grande sperimentatore oltre che saggista, che ha indagato negli anni la dimensione pratica e teorica di tutto quell’immaginario della musica “espansa”. Sshe Retina Stimulants è il suo progetto da solista, e il pubblico ha ascoltato attento e quasi ipnotizzato le modulazioni, attraversate dalle distorsioni live, del suo basso. Sullo sfondo, immagini videoproiettate che raccontavano la monotona quotidianità di spazi urbani in giro per il mondo, senza (apparentemente) nessun legame o narrazione possibile. Finita la performance, Bandera ha sistemato i suoi strumenti, si è infilato una maschera da vecchia megera, con tanto di foulard, e ha lasciato lo spazio.

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Masami Akita aka Merzbow - photo Vincenzo Grasso

Infine, è arrivato lui: Merzbow. Nome scelto da Masami Akita (Tokyo, 1956) come alias artistico, ispirandosi a uno dei dispositivi artistici più geniali del Novecento, il merzbau del tedesco Kurt Schwitters. Quel prototipo dell’environment o installazione ambientale, messo insieme con pezzi di rottami e cianfrusaglie per creare ambienti totalmente Dada. Con lo stesso spirito, Masami Akita ha costruito i suoi primi progetti sonori sotto lo pseudonimo di Merzbow, raccogliendo “junk sounds”, campionando suoni industriali con un procedimento analogo e assemblando così i suoi primi lavori, come Normal Music. Da allora (il suo primo album come Merzbow risale al 1979) il musicista ha messo insieme un numero impressionante di album e collaborazioni che superano i 500 titoli, per non parlare delle registrazioni e uscite non ufficiali.

Il musicista giapponese ha definito, e internazionalmente fissato, gli stilemi dell’harsh noise e del dark ambient, ma soprattutto ha centrato puntualmente un tema fondamentale del genere, ossia l’elemento rituale che contraddistingue ogni sua performance. Concetto ribadito fin dall’inizio della sua carriera dall’interesse per le pratiche bondage che, soprattutto in Giappone, costituiscono con lo Shibari una vera e propria forma d’arte. Music for Bondage Performance (1995) ne è un esempio, e non stupisce in questo senso trovare tra gli estimatori di Merzbow artisti e performer come Marina Abramović.
Il rumore, al quale il musicista ha saputo conferire una incredibile e peculiare densità, non è mai il frutto di un processo casuale, al contrario. Questo figlio della psichedelia giapponese, che ha studiato la musica di John Cage e di Iannis Xenakis, ha articolato di album in album, di live in live, tutto l’ampio spettro di sperimentazione musicale propria del XX secolo: dal free jazz di Ornette Coleman al noise di Smegma, dalle derive dance fino al tributo al compositore e ornitologo francese Olivier Messiaen, al quale ha dedicato l’impressionante raccolta 13 Japanese Birds (2009-2010).

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Masami Akita aka Merzbow - photo Vincenzo Grasso

Animalista, vegano, cultore del Surrealismo e del Dadaismo: tutti elementi che non solo musicalmente, ma anche visivamente, si riflettono nel suo immaginario, ricchissimo anche da questo punto di vista. Non sorprende, quindi, che un personaggio come Merzbow goda della stima trasversale di un pubblico eterogeneo per età e background, sempre lì presente, in prima fila (con tappi alle orecchie e non) a godere del piacere perverso del suo rumore. È stato così anche per questa performance milanese, dove l’artista si è presentato al suo pubblico di accoliti con la concentrata serietà di sempre, brandendo, per elevare il suo wall of noise, un bizzarro strumento di sua fabbricazione: un meticcio di arpa, chitarra e sintetizzatore. Non si può descrivere a parole, ma soltanto esperire la qualità erotica di tale noise che sublima straordinariamente il suono più feroce con lo zen più estatico. Unico, inimitabile Merzbow.

Riccardo Conti

www.neoma.net

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Riccardo Conti

Riccardo Conti

Riccardo Conti (Como, 1979; vive a Milano), critico d’arte e pubblicista, si occupa principalmente di cultura visiva e linguaggi come video e moda. Collabora con riviste come Vogue Italia, Domus, Mousse, Vice e i-D Italy, ha curato diverse mostre per…

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