Su Sky Arte il documentario sulla foto-choc della guerra in Vietnam
Domenica 8 giugno va in onda, in prima visione, su Sky Arte “Napalm Girl – Il viaggio di una fotografia”. Ritratto intimo dell’autore del drammatico scatto e dalla bambina fotografata, incoraggia verso una riflessione sull’evoluzione de giornalismo di guerra
Qual è la responsabilità dei media riguardo alle immagini che diffondono attraverso i loro canali? E qual è la responsabilità di un giornalista o di un fotografo verso i soggetti al centro del suo lavoro? Con i contributi di autorevoli voci del contesto contemporaneo – tra cui la giornalista Francesca Mannocchi, il veterano del reportage di guerra Bernardo Valli, il giornalista e critico della fotografia Michele Smargiassi, e i fotografi Steve McCurry, Ferdinando Scianna e Franco Pagetti – il documentario Napalm Girl – Il viaggio di una fotografia, in onda – in prima visione – su Sky Arte domenica 8 giugno racconta il prima e il dopo di uno degli scatti simbolo del Novecento.
Su Sky Arte la storia di una fotografia iconica del XX Secolo
L’8 giugno 1972, la bambina Kim Phuc viene ritratta urlante mentre fugge, nuda e con le braccia aperte, da un bombardamento al napalm durante la guerra del Vietnam. Cinquant’anni (e un percorso di resistenza e di dolore) dopo, la piccola e innocente vittima è diventata un’attivista per la pace. Nel documentario di 3D Produzioni, in collaborazione con Rai Cultura, lei e il fotografo Nick Ut raggiungono l’Italia in occasione della che Milano ha dedicato nel 2022 all’artista, autore di reportage di guerra ma anche di immagini delle star di Hollywood. Dal capoluogo lombardo, approdano a Roma e il Vaticano, dove regalano a Papa Francesco la loro fotografia autografata.
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Passato e presente del giornalismo di guerra
Il documentario, che alterna riprese televisive d’epoca, le fotografie di Nick Ut per Associated Press e ulteriori filmati realizzati anche in occasione della mostra “From Hell to Hollywood” a Palazzo Lombardia (promossa da Regione Lombardia, è stata curata da Thanh Thao Ly Thi e Sergio Mandelli), è un ritratto intimo del fotografo e della sopravvissuta. Ma non solo: fornisce infatti l’occasione per una riflessione a più voci su un’immagine che ha rivoluzionato lo storytelling dei conflitti, sensibilizzando il mondo sulla tragedia allora in corso, e sulle trasformazioni del giornalismo di guerra anche per effetto delle nuove tecnologie.
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