Al Festival di Cannes un film racconta il nazismo da un punto di vista inedito 

Due nomi celebri del cinema tedesco, come il regista Fatih Akin e lo sceneggiatore Hark Bomh, s'incontrano in un progetto filmico che presenta, nella sezione Cannes Première, un'originale prospettiva sulla Seconda Guerra Mondiale vista da lontano, eppure così vicina.

La realtà è più spesso nella testa delle persone che nel mondo là fuori. Questo è quel che viene da pensare in modo spontaneo guardando l’ultimo film di Fatih Akin, un autore che è alla sua sesta presenza a Cannes, nella sezione Cannes Première, nata nel 2021 per celebrare i grandi registi quando le loro opere, pur essendo ottime, non sono da Palma d’Oro. 

Amrum, una storia vissuta in prima persona dallo sceneggiatore 

Storia autobiografica di Hark Bomh, classe 1939, Amrum è il nome di una delle isole Frisone Settentrionali sulla costa tedesca del Mare del Nord. Nelle ultime settimane del Reich, è un paradiso terrestre dove nazisti convinti e tedeschi isolani, poco avvezzi al patriottismo della terraferma, convivono in armonia con una natura benigna che, malgrado le carenze della guerra, non rifiuta i suoi doni, espressi in pesci da essiccare, lepri, foche e le patate di frau Tessa che, in assenza degli uomini al fronte, fa lavorare i bambini pagandoli con patate e latte. 

La vita scorre al ritmo delle maree, che uniscono e dividono le isole tra loro e che il dodicenne Nanning percorre in cerca di quella farina bianca, quel miele e quel burro che daranno sostanza all’amata madre, fervente nazista e fertile sposa di un ufficiale in preda alla depressione dopo la notizia della “nobile” morte di Hitler. L’ostinata impresa del giovane lo porta a contatto con le realtà di un’isola dove, tra la pace di un paesaggio edenico, si sente più acuta la stanchezza di una guerra distante eppure troppo vicina. Amrum è un dramma da camera, quasi. Le riprese di pacifica bellezza naturale, malickiana, stridono con gli inferni, i drammi o le fatiche personali dei personaggi che incontriamo attraverso lo sguardo responsabile e puro di Jasper Billerbeck, attore rivelazione del film, in cui Akin intravede un futuro Paul Newman o Brad Pitt (parole sue).  

Akin con Amrum porta a Cannes il silenzioso contrasto tra benessere materiale e conflitto interiore 

Amrum è un film isolano, il che potrebbe costituire un genere, volendo. Sull’isola si gira in tondo, luoghi e personaggi ritornano ritmicamente, costituendo una scena chiusa e conclusa. In questo caso, la guerra e la Germania nazista sono il fuoricampo con cui tutto quel che accade deve confrontarsi, anche se non appartiene alla realtà dell’isola. La regia di Akin è capace di restituire questo tragico e assurdo confronto tra una realtà fattiva in cui l’umanità, composta per lo più da donne e bambini, vive armonicamente nella natura e le realtà interiori fatte di ideali divenuti ossessioni e di valori trasformati in manie. 

Amrum può stare in videoteca accanto a L’avventura di Antonioni, così come a Gli spiriti dell’isola di Martin McDonagh, ma può trovare posto anche sullo scaffale dei film di formazione: la Bildung tedesca che interpreta la Paideia greca, fatta di studi classici così cari alla cultura germanica, lasciano il posto alla meno idealizzata educazione naturale di cui l’isola è capace. Amrum è un film che sarebbe piaciuto a Jean Jacques Rousseau

Nicola Davide Angerame 

Libri consigliati: 

(Grazie all’affiliazione Amazon riconosce una piccola percentuale ad Artribune sui vostri acquisti)  

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Nicola Davide Angerame

Nicola Davide Angerame

Nicola Davide Angerame è filosofo, giornalista, curatore d'arte, critico della contemporaneità e organizzatore culturale. Dopo la Laurea in Filosofia Teoretica all'Università di Torino, sotto la guida di Gianni Vattimo con una tesi sul pensiero di Jean-Luc Nancy, inizia la collaborazione…

Scopri di più