100 anni di Marlon Brando. La lista delle sue migliori interpretazioni

Cento anni fa nasceva Marlon Brando, attore tra i più carismatici di Hollywood. A lui è dedicata la prossima edizione del Torino Film Festival. Ecco quali sono le interpretazioni di Brando passate alla storia

Nell’anno in cui si celebra il centenario di Marlon Brando (Omaha, Nebraska, 3 aprile 1924 – Los Angeles, 1 luglio 2004), il Torino Film Festival, per l’edizione 42, la prima sotto la guida del regista Giulio Base, ha scelto una locandina a tema. Si tratta di una foto dell’attore scattata nel 1972 a Parigi durante le riprese di Ultimo tango a Parigi. “È una delle rare foto in cui guarda direttamente dentro l’obiettivo, non per esigenze di scena ma per cercare complicità, ti sorride sornione, si mette a posto la cravatta, ti seduce”, ha commentato Base. “È uno scatto che non ti aspetti: Brando è di una bellezza inarrivabile, immerso in una luce parigina che sembra tanto Torino, per ricordare a tutti che c’è un festival che li aspetta, c’è lui che li aspetta”. Cogliendo così l’invito del prossimo Torino Film Festival (in programma dal 22 al 30 novembre 2024), quale miglior modo di celebrare Marlon Brando se non ricordando le sue migliori interpretazioni? Una curiosità: forse non tutti sanno che l’attore americano, premio Oscar per Il padrino e considerato da tutti come bandiera di Hollywood, è in realtà divenuto ancor prima, a soli 20 anni, star indiscussa di Broadway. Probabilmente la grande esperienza maturata in teatro ha contribuito a perfezionare il suo talento indiscusso.

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Un tram che si chiama desiderio

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Il selvaggio

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Il padrino

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Ultimo tango a Parigi

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Apocalypse Now

Il primo ruolo cinematografico in cui Marlon Brando si contraddistingue è in Un tram che si chiama desiderio. Il film del 1951 è diretto da Elia Kazan e vede l’attore vestire i panni di Stanley Kowalski, un uomo rude e animalesco che esercita nei confronti della sua compagna, Blanche DuBois (Vivian Leigh), una sorta di potere che non riesce a gestire. È un uomo vittima della sua stessa rabbia che però sfoga in particolar modo sulle donne. Un tram che si chiama desiderio è un dramma scritto dallo scrittore statunitense Tennessee Williams nel 1947. Vincitrice del Premio Pulitzer per la drammaturgia nel 1948, la pièce viene considerata una delle opere teatrali migliori e più importanti del XX secolo, purtroppo attualissima ancora oggi.

Un tram che si chiama desiderio
Un tram che si chiama desiderio

È con Il selvaggio di László Benedek, che Marlon Brando ottiene il suo primo ruolo da assoluto protagonista. Questo film si basa sul racconto The Cyclists’ Raid di Frank Rooney, pubblicato nel numero di gennaio del 1951 dell’Harper’s Magazine. Siamo nell’epoca della beat generation e dei road trip movies, e Marlon Brando interpreta il centauro Johnny Strabler che, insieme a un bel gruppetto di amici, va in cerca di guai e di nuove spassose (o pericolose) avventure. L’attore è qui il capo banda, un leader carismatico e disobbediente ma al tempo stesso dal grande animo romantico. Piccola curiosità: in Gran Bretagna, il film venne bandito dal British Board of Film Censors, e uscì solo nel 1967, perché la Triumph protestò per l’uso delle loro motociclette affidate a questa rocambolesca banda.

Il selvaggio
Il selvaggio

Il ruolo della vita di Marlon Brando arriva nel 1972 quando Francis Ford Coppola lo coinvolge ne Il padrino, liberamente ispirato al romanzo omonimo scritto nel 1969 di Mario Puzo. Don Vito Corleone non è solo il personaggio più celebre da lui interpretato, ma uno dei più popolari del cinema mondiale di tutti i tempi. Si tratta di un personaggio immorale, boss di una famiglia mafiosa newyorkese che sta lentamente andando verso il totale declino. Questo ruolo portò Brando a vincere il Premio Oscar, premio che come è noto “rifiutò” come atto di protesta verso i maltrattamenti agli indiani, nativi d’America, da parte degli Stati Uniti e di Hollywood.

Il padrino
Il padrino

Nello stesso periodo de Il padrino, Marlon Brando viene coinvolto in un altro set, quello di Bernardo Bertolucci per Ultimo tango a Parigi. L’attore non è però la prima scelta del regista che prima pensa e propone il personaggio a Jean-Paul Belmondo e Alain Delon. Qui Brando veste i panni di Paul, uomo complesso e triste, di cui mette in scena tutta la drammaticità recitando accanto a Maria Schneider, Jean-Pierre Léaud, Maria Michi e Massimo Girotti. Scena iconica del film è quella in cui i due protagonisti si incontrano per la prima volta sul Pont de Bir-Hakeim, un ponte a due livelli costruito all’inizio del XX secolo nell’elegante quartiere di Passy.

Ultimo tango a Parigi
Ultimo tango a Parigi

Nel 1979 Marlon Brando torna a lavorare con Francis Ford Coppola seppur ricoprendo un ruolo marginale ma tra le ultime sue migliori interpretazioni. Si tratta di Apocalypse Now, pellicola ispirata al romanzo Cuore di tenebra di Conrad, in cui le parole chiave, attorno a cui tutto ruota, sono missione, crisi d’identità, guerra. Qui Brando interpreta il misterioso e carismatico colonnello Kurtz. Su di lui, dalla Cineteca di Bologna, hanno scritto: “il personaggio di Kurtz è emblematico degli esiti a cui può portare la guerra contemporanea: il colonnello avrebbe un futuro assicurato da generale delle forze armate, ma decide di arruolarsi nei berretti verdi perché vuole fino in fondo capire e scoprire gli esiti delle sue scelte: cosa vuol dire davvero essere soldato, senza ipocrisie. L’avventura di Kurtz non offre un finale consolatorio e si risolve nel suo annichilimento del protagonista”.

Apocalypse now
Apocalypse Now
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Un tram che si chiama desiderio

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Il selvaggio

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Il padrino

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Ultimo tango a Parigi

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Apocalypse Now

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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