Gruff: il corto animato sulla difficoltà ad esprimere i propri sentimenti

Una nipotina vivace cerca di attirare l'attenzione di un nonno burbero, incapace di esprimere il proprio affetto: è la storia di Gruff, il toccante corto animato realizzato in carta a mano. Eccolo

Ognuno di noi ha modi diversi di gestire i propri sentimenti: c’è chi non riesce a trattenerli e chi invece è abituato a reprimerli. Proprio al rapporto complesso tra queste due personalità agli antipodi è dedicato il cortometraggio animato Gruff.

Scritto e diretto da Julian Curi, in arte Righteous Robot, il film, realizzato a mano su carta, è frutto di tre lunghi anni di lavoro.

La storia di “Gruff”

“È una storia sulle persone che sai che ti amano, ma non non lo esprimono esattamente a parole. È così che ho elaborato la morte di mio padre e ho imparato ad amare le persone che non amano esattamente come me”, spiega l’autore di Gruff.

Il film racconta dunque una storia in parte autobiografica, ma che sicuramente ciascuno di noi sentirà in qualche modo vicina: chi non ha infatti incontrato tra i propri affetti più cari qualcuno incapace di dire “ti voglio bene” o compiere gesti d’affetto?

È ciò che accade alla piccola protagonista di Gruff, alle prese con un nonno che sembra non volerle concedere tempo e attenzioni e che, affranta, cerca conforto nella mamma. Lei, a sua volta, ha subito quell’atteggiamento del padre, crescendo alla ricerca disperata della sua approvazione e ricevendone in cambio appena qualche grugnito.

L’epilogo del cortometraggio è toccante e lascia spazio all’accettazione di chi, come il nonno protagonista della storia, ha altri modi per esprimere il proprio affetto e sentimenti.

La tecnica della carta in “Gruff”

Il cortometraggio animato, della durata di poco meno di dieci minuti, ha comportato un lungo lavoro.

La tecnica utilizzata è infatti quella della carta a mano, ovvero ogni soggetto e dettaglio è disegnato e composto da cartone, montato per seguire movimenti e dare profondità all’immagine.

Curi ha disegnato tutti i suoi personaggi e gli sfondi, manipolando ogni elemento come accade con i burattini, ma davanti alla telecamera. Il ricorso al computer è stato necessario solo per eliminare dai fotogrammi i fili necessari a manovrare i soggetti come marionette.

Il risultato è davvero piacevole e conferisce autenticità al lavoro: si ha infatti l’impressione di assistere ad un teatrino, ad uno di quegli spettacoli in cui l’artigianalità è la vera protagonista, capace di rendere ancora più intense le emozioni provate.

Roberta Pisa

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Roberta Pisa

Roberta Pisa

Vive a Roma dove si è laureata in Scienze politiche e Relazioni internazionali. Da sempre si occupa di cultura e comunicazione digitale. Dal 2015 è pubblicista e per Artribune segue le attività social.

Scopri di più