La mostra a Reggio Emilia sulle marionette al centro dell’arte delle Avanguardie

Molto più di semplici giocattoli, le marionette sono state veicoli di messaggi sociali per molti artisti del Novecento. Da Paul Klee a Depero

La mostra allestita a Palazzo Magnani di Reggio Emilia si sviluppa tutta attorno al concetto pirandelliano di “quarta parete”. Il palcoscenico teatrale si fa scatola chiusa, il cui quarto muro è il limite invisibile tra palco e platea, tra mondo reale e mondo della rappresentazione. Attraverso la rottura di questa quarta parete, si crea un contatto tra l’attore e il pubblico, che entra a far parte della storia, superando il confine tra realtà e finzione e la dicotomia tra arte e vita. I burattini lo sanno fare bene: si rivolgono al pubblico, sono inaspettatamente diretti e sovversivi, oltre ogni pregiudizio. 

Il ruolo sociale delle marionette nella mostra a Palazzo Magnani

Marionette e Avanguardia, a cura di James Bradburne, membro del Comitato Scientifico della Fondazione Palazzo Magnani, è una mostra unica nel suo genere. Conduce il visitatore in un mondo di incanto e stupore.  
Marionette e burattini sono rappresentazione del “sentimento genuino del gioco e della meraviglia” (Oskar Schlemmer). L’esposizione si propone di approfondire gli autori che hanno preso sul serio i puppets, contro un’epoca materialistica che ha perso il piacere del gioco. Mette in luce il ruolo tutt’altro che secondario di queste figure, apparentemente innocue e marginali. 
Nella storia, i burattini sono stati protagonisti di mondi migliori, figure per la satira, portatori di idee di ribellione contro le condizioni politiche e sociali. Le caratteristiche minute dei personaggi li rendevano ideali portatori di verità, incapaci di infastidire, e per questo efficaci nel veicolare messaggi di rivoluzione. 

Il percorso della mostra Marionette e Avanguardia a Reggio Emilia

Ad accogliere il visitatore nella mostra sono i costumi disegnati da Pablo Picasso per Parade, balletto coreografico che i Ballets Russes di Sergej Djaghilev portarono in scena nel 1917. Nelle stanze a fianco, ecco marionette (manipolate dall’alto) e burattini (manipolati dal basso): personaggi dalla tradizionale Commedia dell’Arte, o realizzati con tecniche sperimentali. Si continua con il racconto di come per Fortunato Depero ed Enrico Prampolini le marionette in estetica macchinica divennero astratte e furono utilizzate per esprimere la realtà drammatica della devastazione della Prima guerra mondiale. 
I giocattoli e i giochi infantili, tra cui le marionette, divennero inoltre oggetto di riflessione del Bauhaus negli anni ’20, reinterpretati da Paul Klee, Andor Weininger, Lothar Schreyer, Sophie Tauber Arp e lo stesso Schlemmer. In quegli anni Vienna, Berlino e Weimar erano fucine di creatività nell’ambito delle arti. 
Furono poi fondamentali nell’avanguardia russa, ritenute da Lenin e dalla moglie uno strumento di formazione del cittadino sovietico e di contrasto all’analfabetismo. All’ideazione di nuove forme di teatro per bambini contribuirono El Lissitzky, Aleksandra Ekster e Nina Efimova.  

Lothar Schreyer, Marionette e Avanguardia, Palazzo Magnani, Reggio Emilia, 2024
Lothar Schreyer, Marionette e Avanguardia, Palazzo Magnani, Reggio Emilia, 2024

L’omaggio a Otello Sarzi nella mostra sulle marionette a Reggio Emilia

L’esposizione termina con un doveroso omaggio ad Otello Sarzi (Vigasio, 1922 – Reggio Emilia 2001), nato da una famiglia di burattinai che credette con ogni forza nel potere dei burattini di formare i bambini e quindi di cambiare il mondo. Proprio Sarzi, con la sua ricerca, ambizione e fiducia assoluta nel mezzo artistico e comunicativo del puppet, rappresentò in Italia uno dei momenti di maggior rilievo del “teatro di figura” nel secondo dopoguerra.  
Fu uno sperimentatore visionario. Animato da una profonda fede nei valori antifascisti, fu ostinato nella diffusione di messaggi di pace e di giustizia sociale attraverso lo spettacolo in piazza. La mostra mette in risalto, parallelamente, proprio la componente sovversiva e politica delle fiabe che venivano rappresentate, aspetto che si è poi progressivamente perduto attraverso le loro più recenti rappresentazioni. 
Raccontando storie i cui protagonisti sono piccoli personaggi, Otello Sarzi ha saputo elevarli al punto da renderli giganti “come dei Gulliver in un mondo di formiche” (Roberto Roversi), grandi al punto da farsi maestri di ideali, e mezzo attraverso cui sperare e riuscire a migliorare il mondo. 

Anna Vittoria Zuliani 

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