Torna la saga di Knives Out con il film Glass Onion, e la scena del crimine è un’opera d’arte

Prima al cinema e poi su Netflix, tornano i film con l'ispettore Blanc. Lo scenografo premio Oscar Rick Heinrichs costruisce una vera galleria d’arte nella casa che ospita il nuovo giallo con protagonista Daniel Craig

Il detective Benoit Blanc è protagonista di un nuovo giallo. Glass Onion – Knives Out, secondo capitolo diretto da Rian Johnson, è dal 23 al 29 novembre in sala e da dicembre su Netflix. È coloratissimo, sfarzoso, e ha un doppio mistero da risolvere. Cosa ha a che vedere con il mondo dell’arte? Moltissimo, in quanto la casa – anche se è riduttivo definirla tale – è una vera opera d’arte. Un’architettura a più livelli sfalsati con più di un elemento di vetro, tra tutti il suo cupolone, mentre la sala in cui avviene il delitto è una piccola galleria d’arte in cui appare financo la contesa Gioconda di Leonardo Da Vinci.

GLASS ONION – KNIVES OUT: AL PRINCIPIO IL MOVENTE…

In Glass Onion – Knives Out il detective Benoit Blanc, un po’ depresso perché fermo da tempo dopo il suo ultimo caso, viene sorpreso da un nuovo ingaggio che lo porta su un’isola greca e tra un gruppo bizzarro di amici. Sono tutti ospiti del miliardario Miles Bron. Sulla lista insieme a Blanc ci sono l’ex socia in affari di Miles, Andi Brand, l’attuale governatore del Connecticut Claire Debella, lo scienziato Lionel Toussaint, la stilista ed ex modella Birdie Jay insieme alla sua premurosa assistente Peg, e l’influencer Duke Cody con la sua fidanzata Whisky. Come in tutti i migliori gialli, anche in Glass Onion – Knives Out ogni personaggio ha qualcosa da tramare e nascondere. Bugie, sotterfugi, richieste e motivazioni avvolgono un cast stellare che include il ritorno di Daniel Craig e al suo fianco di Edward Norton, Janelle Monáe, Kathryn Hahn, Leslie Odom Jr., Jessica Henwick, Madelyn Cline con Kate Hudson e Dave Bautista. Passiamo però all’oggetto del nostro vero interesse, la scenografia che accoglie i loro personaggi.

LA SCENOGRAFIA DI GLASS ONION È DA PREMIO OSCAR

A firmare la scenografia di Glass Onion – Knives Out è il premio Oscar Rick Heinrichs che ha curato nei minimi dettagli il film e la sua location principale. Il cupolone dell’abitazione del miliardario Miles Bron è appunto la cipolla di vetro a cui fa riferimento il titolo del film, costituita da un atrio stravagante e da un ufficio minimal e dominante. “Una domanda che ci siamo posti fin dall’inizio è stata ‘È una cipolla di vetro nel senso letterale del termine, o è una cupola che Miles indica come ‘una cipolla di vetro’. Rian spingeva per qualcosa che fosse rappresentativo di Miles come personaggio e per me era lo stesso, doveva essere come la grande testa di Miles, dare il senso di un uomo gonfio di sé”. Questa celebrazione dell’essere, e quindi del padrone di casa, è presente in ogni angolo. Tutto è eccessivo, tutto è esclusivo. “Ci siamo convinti con Rian che Miles aveva bisogno di ospitare una collezione d’arte in modo da mostrarlo come qualcuno abbastanza ricco da avere una notevole fama nel mondo dell’arte e tra artisti famosi”.

Glass Onion - Knives Out

Glass Onion – Knives Out

GLASS ONION: DALLE SCULTURE IN VETRO ALLA PITTURA DI FREUD

Rick Heinrichs aveva già collaborato con Rian Johnson in Gli ultimi Jedi, e del loro lavoro sinergico dice: “Rian è un regista molto collaborativo. Scrive anche i suoi film, e questo è molto insolito. Mi piace che il regista non muova solo il set e la cinepresa, ma che sia anche colui che ha avuto l’idea principale. È colui che sa di cosa si tratta, a chi posso effettivamente rivolgermi e far rimbalzare le mie idee e con cui condividere cosa pensavo fosse adatto e cosa non lo fosse. Un elemento su cui concordavamo è che l’interno della casa del miliardario Miles Bron dovesse essere eccessiva”. Heinrichs, per quanto riguarda le sculture in vetro, si è aiutato attingendo alla sua vita precedente, quella in cui era uno scultore: “Queste erano tutte sculture di vetro una tantum e su misura. Per realizzarle, le ho disegnate e ho mandato uno dei miei direttori artistici a Praga, dove hanno un’intera valle piena di artisti del vetro e dove portano la silice a una certa temperatura continuando a girarla per poi manipolarla fino a raggiungere le forme che vedrete”. Da Francis Bacon a Da Vinci fino a Basquiat, la casa di Miles ha più di un oggetto o riferimento all’arte. Il vetro, come elemento di per sé delicato è molto presente nel film, ma la vera ispirazione per i quadri alle pareti è forse ancora più interessante: “La nostra ispirazione è stata Lucian Freud, un pittore straordinario che abbiamo immaginato nell’intero ambiente insieme agli altri artisti che abbiamo incluso”, afferma Heinrichs. “Ci è venuta l’idea che Miles lo avesse assunto per dipingerlo perché ha uno stile riconoscibile da tutti”. Tutto quindi concepito a misura d’arte ma anche a misura di ego di Miles Born.

Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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