Piero Tosi: un ricordo del costumista che ha creato le icone della bellezza italiana al cinema

Mentre si apre la 76. Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, Clara Tosi Pamphili dedica un ricordo al recentemente scomparso Piero Tosi, costumista e maestro. Con uno sguardo nuovo al suo lavoro di insegnante

Negli stessi giorni in cui inizia la Mostra Internazionale del Cinema di Venezia le ceneri di Piero Tosi vengono portate da Roma a Firenze, dove saranno tumulate nella tomba con Franco Zeffirelli, amico fraterno con cui ha condiviso la realizzazione di tanti capolavori. Venezia, il Cinema, Piero Tosi sono le chiavi di una porta che apre alle immagini di uno dei suoi capolavori più famosi: Morte a Venezia di Luchino Visconti. Una eleganza studiata nei minimi particolari che, grazie alla magia accessibile dello schermo, diventa parte della nostra storia, come figure o foto di famiglia. 

CHI ERA PIERO TOSI

La sua famiglia era anche quella composta da amici e ammiratori, grati per tutto ciò che Tosi ha insegnato o semplicemente mostrato. Un gruppo ben numeroso di persone che il 12 agosto, al funerale romano del maestro, si è stretto intorno alla nipote Valentina, e a coloro che gli sono stati vicini fino all’ultimo nella piccola casa del centro di Roma. Qui la statuetta dell’Oscar e gli altri premi ricevuti sembrano meno preziosi dei tanti libri che affollano le librerie della sua camera da letto. La fortuna di essere entrati in quella casa, anche nei momenti più tristi, ha offerto agli ospiti la possibilità di ascoltare i ricordi che facevano sorridere Gabriella Pescucci, Maurizio Millenotti e Dino Trappetti, la Sartoria Tirelli, o Quirino Conti, personaggi immensi della storia della cultura della moda e del cinema. Erano lì con la stessa naturalezza con cui, sulle mura della cucina della casa di Tosi, sono appesi i riconoscimenti per film come Ludwig o la foto di Maria Callas in Medea di Pier Paolo Pasolini. Oggi, dopo che è già stato scritto tanto su di lui, ci sembra che vada aggiunto un particolare che riguardava Tosi, ma anche tanti altri artisti e artigiani del cinema, figure straordinarie che rimangono nella loro dimensione di umana dolcezza pur creando opere meravigliose. 

IL MAESTRO TOSI

Quella dolcezza che in lui aveva trovato sbocco naturale nell’insegnamento, nel corso dei tanti anni trascorsi al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, dove era entrato con Caterina D’Amico. Quella considerazione di se stesso – mai come un gigante ma sempre riconoscendo i propri limiti – come è tipico di quella generazione che ha superato l’insuperabile e proprio per questo sa di non essere invincibile.  Riconoscimenti importanti, come l’Oscar alla carriera nel 2013, sempre ascoltati dagli altri, dagli amici, dai collaboratori e da chi lo amava, come Milena Canonero che ritirando l’Orso alla Carriera alla 67esima Berlinale dichiara “Questo Orso è per Piero Tosi”, considerandolo il suo maestro e rivelando che sarebbe dovuto andare lui a Londra a lavorare con Stanley Kubrick per Barry Lyndon, ma non parlava l’inglese e non amava volare. Un atto d’amore e di stima per chi le ha insegnato la ricerca e l’attenzione al minimo particolare perché, come diceva un grande regista Claude Autant-Lara, “Non c’è buon film che non sia, in sé, anche un documento… un dettaglio trascurato e il carattere del personaggio rimane irreale”. E così sono nati quei personaggi che sognamo come nostri parenti o amici, più autentici di quelli veri. 

TOSI E DONATI

Questa sua attenzione filologica non ha significato un limite all’interpretazione: nella Storia del Costume si tende a contrapporre la figura di Piero Tosi a quella di un altro genio, Danilo Donati, più legato alla sperimentazione sui materiali e sulle forme. Due atteggiamenti completamente diversi che raggiungono gli stessi altissimi livelli: Donati aveva anch’egli una formazione artistica, creava la bellezza provocando reazioni inconsce, senza tempo, visionario come i suoi registi. Per l’Edipo Re di Pier Paolo Pasolini disse: “creerò una Grecia così moderna da sembrare arcaica”.

Piero Tosi era invece animato dalla ricerca della bellezza che sta nell’eleganza, nell’armonia, nel riferimento artistico filologico che garantisce l’effetto fino anche al trucco del personaggio. Un effetto che riporta ai quadri, agli oli, ai ritratti che non consentono di sbagliare; per cui si parla di sottogonne e non di crinoline per gli abiti da giorno de Il Gattopardo, come avviene nei quadri di Silvestro Lega. Le sue trasposizioni dell’Ottocento sono il frutto di una conoscenza straordinaria che risponde al vero spiegandolo, facendo un lavoro tutt’altro che facile nei diversi meandri del romanticismo, dell’ottocento napoleonico o risorgimentale fino a quello umbertino, edoardiano e dannunziano.

I FILM DI TOSI

Una cultura che non impediva l’invenzione trasgressiva e il coraggio come per Il Portiere di Notte di Liliana Cavani, La caduta degli dei di Luchino Visconti o La donna scimmia di Marco Ferreri. Una ironia intelligente tipicamente toscana, era nato a Sesto Fiorentino nel 1927, senza mai voler affrontare collaborazioni che non lo facessero sentire a proprio agio come era con Bolognini, Visconti, De Sica o Zeffirelli. Non è mai riuscito ad esempio a lavorare con Federico Fellini proprio perché non reggeva alle “imposizioni” creative del Maestro, solamente al trucco del Satyricon che è parte determinante della riuscita del film. Sapeva raccontare la bellezza; prima di lui un altro maestro, Gino Sensani, aveva dettato regole di eleganza femminile al mondo con i suoi figurini. Piero Tosi supera in anticipo il limite estetico del genere ma senza mai essere grottesco. Il suo concetto di bellezza è talmente alto da non conoscere confini di definizione. Claudia Cardinale e Alain Delon sono la stessa bellezza, frutto di chi sa tanto mettere in risalto le qualità quanto nascondere i difetti, lavorare sull’immagine per aiutare il portamento e l’interpretazione. 

IL TEATRO

Piero Tosi era della generazione legata al teatro lirico oltre che a quello di prosa, sapeva bene che Marguerita Gauthier deve indossare un certo vestito per ricevere Duval il padre dell’amato, del tutto differente da quello che indossa quando incontra Armando… Una generazione di grandi artisti innamorati della Signora delle Camelie cinematografica quanto delle Traviata, cresciuti con i riferimenti artistici dei disegni di Christian Berard scenografo e costumista di Jean Cocteau e le chiacchiere al Caffè Rosati a Roma negli anni cinquanta, insieme a poeti come Sandro Penna. Qualcuno ha detto che con lui scompare uno degli ultimi maestri del Cinema ma non è proprio così: la sua grandezza è stata anche saper lasciare se stesso in tanti allievi, alcuni già capaci professionisti, aver rivelato generosamente i segreti del suo mestiere in documenti visivi, mostre, interviste. A Venezia, al Lido Silvana Mangano con il suo grande cappello coperto di veli e il giovane Tazio con il costume intero a righe sottili ci saranno sempre: le sue opere continuano a parlare per lui, come succede solo ai grandi artisti che non vanno via mai. 

Clara Tosi Pamphili

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Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili si laurea in Architettura a Roma nel 1987 con Giorgio Muratore con una tesi in Storia delle Arti Industriali. Storica della moda e del costume, ha curato mostre italiane e internazionali, cataloghi e pubblicazioni. Ideatrice e curatrice…

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