I villani, ode alla cucina popolare italiana nel nuovo film di Daniele De Michele

La cultura della terra, l’arte del raccolto, la devozione verso il cibo buono, sano e condiviso. Daniele De Michele porta sullo schermo quattro personaggi che si relazionano con la cucina italiana meglio di tantissimi grandi produttori o cuochi stellati

“La terra ha bisogno dell’uomo”. Con queste parole inizia il documentario diretto da Daniele De Michele e presentato alle Giornate degli Autori della 75. Mostra del Cinema di Venezia. Il titolo del film è I villani, ovvero coloro che hanno fatto una scelta di vita totalmente genuina e quasi rivoluzionaria per il nostro tempo. I villani indaga la cucina popolare italiana. Popolare nel senso “del popolo”, di casa nostra, come veniva fatta dai nostri nonni. Coltivare la terra, allevare gli animali e pescare in mare aperto è tradizione, cultura, storia. Oggi resiste ancora, ma non è detto che riesca a farlo per molto altro tempo. I villani infatti è da un lato un’ode alla terra, alla genuinità, ai sapori, odori e gusti primordiali, dall’altro è un grido di aiuto e di sostegno, di snellire o reprimere una certa burocrazia che, invece di aiutare, peggiora una situazione di certo non facilissima neanche in partenza, ma ammirevole e piena di vitalità.

QUATTRO PERSONAGGI IN CIRCA DI…

Il film segue quattro personaggi dall’alba al tramonto, da inizio a fine giornata di lavoro. Il passare delle ore scandisce la presentazione di ogni personaggio. Li si vede inizialmente nei loro spazi, nelle loro mansioni, per poi addentrarsi nelle loro difficoltà quotidiane. Al calar del sole emerge la soluzione, attraverso la loro etica, il loro sapere, la comunità che creano, l’eredità che lasciano. Sono stati scelti quattro personaggi che potessero rappresentare la cucina italiana, rispettando le varie caratteristiche che la compongono: Nord e Sud, uomini e donne, giovani e anziani. Quattro “villani” che parlano di agricoltura, pesca, allevamento, formaggi e cucina familiare. Quattro personaggi che nel loro fare quotidiano rappresentano la sintesi delle infinite resistenze ad adottare un modello gastronomico e culturale uguale in tutto il mondo. Quattro personaggi per capire se la cucina italiana sia ancora un patrimonio vivo, se il passaggio di informazioni tra generazioni esiste ancora, se la tradizione culinaria nostrana così come l’abbiamo ereditata si salverà o scomparirà.

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Alcune still dal film di Daniele De Michele “I Villani”

IL CIBO COME ESPERIENZA SOCIALE

Per I villani di Daniele De Michele c’è qualcosa che ha importanza più di tutto, ed è il risultato finale. Quello che volgarmente definiamo prodotto e che invece indica un frutto della terra ottenuto con sacrificio, naturalezza e soprattutto dalla conoscenza del proprio terreno. Emozione e soddisfazione è quello che i quattro personaggi provano, e che si percepisce anche al di là dello schermo cinematografico. I villani è un documentario fatto di sogni e visioni, di sapori e odori, tutti indirizzati verso il rispetto della natura. Una natura madre e accogliente, capace di regalare all’uomo il suo bene migliore. Con questo documentario si riscopre un senso ormai perduto, quello del cibo non come nutrimento esclusivo ma come momento sociale derivato da una prassi familiare e successivamente collettiva. Il cibo come momento di condivisione, tradizione e scoperta dei rapporti umani, di ieri e di oggi. Usando le parole del regista: “Questa gente mi raccontava il suo stare al mondo, il suo rapportarsi alla terra e alla storia del luogo che le aveva dato nascita. Era in questo intessersi delicato, talvolta ironico, talvolta doloroso tra i racconti intimi del loro vissuto e il loro cucinare con perizia, intelligenza, senso dell’osservazione che veniva fuori il senso più profondo della cucina italiana: il suo essere saggia, gustosa, parsimoniosa, rispettosa dei prodotti della terra e del mare”.

– Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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