Berlinale 2017. Tutti i premi

L’Orso d’Oro della 67esima Berlinale va a …. . Un anno fiacco per il festival che preferisce i film d’autore ai grandi nomi del cinema hollywoodiano. Il successo di questa edizione è ugualmente innegabile: un festival che, anno dopo anno, riesce a essere diverso, vario e a stuzzicare cinefili e non. Il momento più atteso dagli italiani: il riconoscimento alla costumista Milena Canonero.

Si spengono i riflettori della Berlinale e proiettano tutti verso la notte degli Oscar, in programma il 26 febbraio. Il festival tedesco mantiene la sua identità di varietà e di mercato, un mercato sempre più importante per produttori e distributori di tutto il mondo. Il 9 febbraio al Berlinale Palast Django del francese Etienne Comar ha dato il via al Concorso, vinto lo scorso anno da Fuocoammare di Gianfranco Rosi. Dieci giorni serratissimi di proiezioni, conferenze stampa e red carpet. Niente lustrini o grandi dive, ma tanta qualità e riflessione. I film, tra selezione ufficiale e sezioni collaterali, hanno riguardato tematiche del tutto varie: la resistenza alle ingiustizie, i rapporti che si sgretolano, l’apparenza che può ingannare, il mistero, il destino, la fatalità, i segreti, gli amori e gli eroi, umani o dai super poteri.

LE STAR

Titoli come The Dinner, Final Portrait, La reina de España, Sage Femme, Trainspotting 2 e Logan hanno portato alla Berlinale attori e registi amati in tutto il mondo. Da Richard Gere a Stanley Tucci, da Penelope Cruz a Catherine Deneuve, da Danny Boyle a Hugh Jackman. Tutti film attesissimi sul grande schermo 2017. Due di questi segnano importanti ritorni. Final Portrait è il quinto lungometraggio diretto da Stanley Tucci. Un film indagatore sul grande scultore e pittore Giacometti. Sull’animo dell’artista e la forza dell’arte, a volte consolatrice altre devastante. E dopo vent’anni arriva il secondo capitolo di Trainspotting, un film che nessuno si sarebbe immaginato potesse trovare spazio nel Concorso. Un film in cui Boyle mette molta carica, forse più del primo, e si concentra sul tempo che tutto può e nulla lascia immutato. Grande rivelazione fra tutti i titoli “da star” è Logan, la storia di Wolverine. Forse il miglior film mai realizzato sul supereroe. L’ultimo capitolo con protagonista l’attore Hugh Jackman, che in conferenza stampa ha dato l’addio ufficiale al suo Logan. “Quando ho visto il film, guardavo il personaggio e piangevo, e lo facevo nei momenti inaspettati come nella scena in cui prendo in braccio Patrick Stewart sulle scale. Mi guardavo e pensavo: “amo questo personaggio”. Non posso dire che mi mancherà. La verità è che non lo abbandonerò mai. Vivrà sempre nel mio cuore. I fan me lo ricorderanno per tutti i giorni della mia vita. Wolverine è parte di me. E gli sono molto grato“, ha commentato lo stesso Jackman.

ORSO D’ORO ALLA CARRIERA

Milena Canonero, colei che prende i vestiti di scena e ne fa storia. Quattro premi Oscar vinti e una carriera di grandi successi, da Arancia meccanica a Grand Budapest Hotel. Milena Canonero è una donna che fa cinema ma non ama i riflettori e davanti alla stampa internazionale ha tenuto a precisare: “Questo premio avrebbe dovuto averlo Piero Tosi, è lui il più grande. Lui ha lavorato per Visconti, De Sica, Monicelli. Non viaggia, questo è noto, e per questo sono andata io da Stanley. È lui il grande maestro di tutti noi”. La sua carriera è iniziata con Kubrick e proseguita con i grandi che hanno fatto la storia del cinema, da Francis Ford Coppola a Roman Polanski. “Non mi sono mai davvero interessati i costumi. Il punto è far parte del team creativo di un film, essere in armonia con la concezione del regista”. E ha aggiunto: “Non si vestono delle bambole, si vestono degli attori. Che arrivano col loro bagaglio. E poi bisogna tenere bene in mente il concetto del regista”. Milena Canonero è una eccellenza cinematografica del cinema italiano, anche se di italiano ha ben poco: le origini, la famiglia e il primo bacino culturale. Purtroppo, come succede in molti casi e soprattutto in quelli artistici, la sua fortuna e il suo talento sono arrivati oltralpe. E il suo grande lavoro non poteva non essere ancora una volta premiato. A lei l’Orso d’Oro alla carriera della Berlinale 2017.

L’ORSO D’ORO 2017

Vince la 67esima Berlinale On Body and Soul di Ildikó Enyedi, andando contro ogni pronostico che vedeva come trionfatore il film migrante diretto da Aki Kaurismäki. On Body and Soul mostra una storia d’amore tra due anime strane, ambientato in un macello. “Un film semplice ma di larghe vedute”, come ha commentato la stessa regista. Salta subito agli occhi il grande parallelismo tra animale e uomo, tra istinto incontrollato e ragione. Un film poco romantico, poco onirico e molto reale. Dall’altro canto, il regista finlandese Kaurismäki, Miglior regia con The Other Side of Hope, non è salito sul palco, ma è stato raggiunto al suo posto da una giurata, la produttrice Dora Bouchoucha Fourati, che gli ha portato il premio. Lui ha preso l’Orso d’Argento e lo ha messo nella tasca della giacca con grande freddezza, per poi afferrarlo e usarlo come microfono per dire: “Grazie signore e signori”. D’altronde, in una gara, c’è sempre vi partecipa non solo per “giocare”!

I PREMI DELLA 67ESIMA BERLINALE

Orso d’Oro Miglior Film
Testről és lélekről (On Body and Soul) di Ildikó Enyedi

Orso d’Argento Gran Premio della Giuria
Félicité di Alain Gomis

Orso d’Argento – Premio Alfred Bauer
Pokot (Spoor) di Agnieszka Holland

Orso d’Argento Miglior Regia
Aki Kaurismäki per Toivon tuolla puolen (The Other Side of Hope)

Orso d’Argento Miglior Attrice
Kim Minhee in Bamui haebyun-eoseo honja (On the Beach at Night Alone) di Hong Sangsoo

Orso d’Argento Miglior Attore
Georg Friedrich in Helle Nächte (Bright Nights) di Thomas Arslan

Orso d’Argento Miglior Sceneggiatura
Sebastián Lelio e Gonzalo Maza per Una mujer fantástica (A Fantastic Woman) di Sebastián Lelio

Orso d’Argento Miglior Contributo Artistico
Dana Bunescu per il montaggio del film Ana, Mon Amour di Călin Peter Netzer

Margherita Bordino

www.berlinale.de

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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