Tra cinema e moda. Storia di Milena Canonero, Orso d’Oro a Berlino

La Berlinale ha insignito del prezioso riconoscimento alla carriera la talentuosa costumista italiana Milena Canonero. Celebrandone l'insuperabile capacità di vestire persone e personaggi, sullo sfondo di un set cinematografico.

Dobbiamo essere veramente fieri di questo ennesimo premio alla bravura di Milena Canonero (Torino, 1946), la costumista italiana che, a quasi settant’anni, riceve a Berlino l’Orso d’Oro alla carriera. Negli ultimi anni i riconoscimenti sono andati spesso ai grandi artigiani di cinema più che ad attori e registi italiani. Montatori, direttori della fotografia, scenografi e costumisti hanno dimostrato quanto siamo bravi nelle fasi concrete del lavoro, nella capacità di operare materialmente, guidati da un’indole artistica. Un lavoro meno noto, ma che è considerato fondamentale per tanti grandi registi che hanno bisogno di chi sia in grado di capire e costruire, come Dante Ferretti lo è stato per Federico Fellini o Martin Scorsese.
Così Milena Canonero è stata ed è fondamentale per nomi come Stanley Kubrick, Sofia Coppola e Wes Anderson: il suo stile così raffinato e intelligente ha saputo sottolineare con dettagli di costume il carattere dei personaggi pensati dal regista. La bombetta e il bastone di Andy McDowell in Arancia Meccanica o le sneaker insieme alle altre scarpe di Marie Antoinette di Sofia Coppola sono accenti fondamentali per leggere la storia e capire quella psicologia che il cinema deve mostrare e non dire.

Stanley Kubrick, Arancia Meccanica (1971)

Stanley Kubrick, Arancia Meccanica (1971)

MODA E GRANDE SCHERMO

Verrebbe quasi più da inserirla nel mondo della moda tanta è la sua capacità di agire con stile, di mantenere un livello di raffinatezza talmente alto sia che vesta una cameriera sia Marisa Berenson in Barry Lyndon.
Barry Lyndon è il capolavoro con cui vinse il primo Oscar nel 1976, uno dei film che ha realizzato insieme a Kubrick, il secondo dopo Arancia Meccanica. Il lavoro per questo film fu diviso con la costumista svedese Ulla-Britt Soderlund e, come per il regista, non bastarono le luci tradizionali per riprendere a lume di candela, così lei fece fare i costumi dopo studi e ricerche in sartorie che seguivano le riprese con quel metodo che contraddistinguerà sempre il suo lavoro.

Marisa Berenson in Barry Lyndon di Stanley Kubrick (1975)

Marisa Berenson in Barry Lyndon di Stanley Kubrick (1975)

MODESTIA E TALENTO

È famosa come forse nessun costumista è stato, ma la sua dolce modestia le ha fatto sempre riconoscere quanto il suo lavoro dipendesse dalla capacità del regista – dall’imprinting con Kubrick, da cui ha imparato quella maniacale cura dei dettagli, al ringraziamento rivolto a Wes Anderson durante la consegna dell’ultimo Oscar per Grand Budapest Hotel. È una di quelle figure a cui siamo grati per come rappresentano il nostro Paese, grandi lavoratori con uno spessore internazionale, artefici di capolavori mondiali grazie allo stile e alla cultura: grandi artigiani che operano a testa alta al fianco dell’artista cui riconoscono tutte le doti creative del caso.

Clara Tosi Pamphili

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili si laurea in Architettura a Roma nel 1987 con Giorgio Muratore con una tesi in Storia delle Arti Industriali. Storica della moda e del costume, ha curato mostre italiane e internazionali, cataloghi e pubblicazioni. Ideatrice e curatrice…

Scopri di più