Arte, scienza e partecipazione per un turismo sostenibile. Il cortometraggio sull’acqua del Lago di Camazzole in Veneto
Nell’ambito del progetto Lab Village di Ca’ Foscari, la filmmaker Alessia Zampieri sta girando un documentario etnografico per approfondire il tema della “biodiversità umana” in relazione all’acqua. Coinvolgendo gli adolescenti di un piccolo Comune sulle sponde del fiume Brenta

Con l’arrivo dell’estate, entra nel vivo il secondo capitolo del progetto Lab Village – Turismo, Cultura e Industrie Creative, finanziato dal Pnrr e promosso dall’Università Ca’ Foscari di Venezia per costruire modelli di turismo culturale e sostenibile capaci di valorizzare i luoghi attraverso lo sguardo dei loro abitanti.
Gli obiettivi del progetto Lab Village – Turismo, Cultura e Industrie Creative
L’ateneo veneziano – in qualità di capofila dello Spoke 6 di Consorzio iNEST – si propone, infatti, di ripensare la fruizione del territorio e delle sue risorse integrando arte, cultura e scienze sociali, con il coinvolgimento di un gran numero di attori.
Un approccio concreto volto a sviluppare nuovi prodotti e servizi per il turismo culturale nel Nordest: nel corso del 2025 sono stati previsti 9 laboratori raggruppati in tre distinte tematiche – Montagna, Outdoor e Città – il primo dei quali, con l’azione pilota dedicata alla montagna, si è già svolto nei mesi invernali sugli Altipiani Cimbri. L’estate si concentra, invece, sull’Outdoor, con azioni focalizzate sull’elemento dell’acqua per mettere in luce la dimensione culturale e ambientale dei paesaggi fluviali, lacustri, e delle infrastrutture per la gestione delle acque, intrecciando arte, ricerca etnografica, sociologia e didattica. Dunque mescolando l’azione performativa con quella più propriamente educativa.

Il laboratorio sperimentale sul Lago di Camazzole: video, scienza e partecipazione
Ed in questo contesto sta procedendo, sul Lago di Camazzole, il laboratorio sperimentale della filmmaker e documentarista Alessia Zampieri, che porterà alla realizzazione di un cortometraggio etnografico sugli adolescenti di Carmignano di Brenta.
Fino a settembre, il laboratorio esplorerà le modalità spontanee e quotidiane con cui gli adolescenti abitano e si riappropriano delle rive del fiume Brenta e delle sponde del lago di Camazzole. Per riflettere sul valore culturale dell’acqua come luogo di incontro, appartenenza e identità. Dottoranda in Antropologia Culturale e Sociale all’Università di Milano-Bicocca con un progetto di ricerca che mira a indagare aspetti metodologici e tematici dell’antropologia visiva, sensoriale e ambientale, Zampieri è anche docente di discipline audiovisive al liceo artistico Boscardin di Vicenza. E affronta il laboratorio mettendo insieme la sua formazione da filmmaker con l’approccio più moderno dell’antropologia visiva: “All’inizio del Novecento, l’antropologia visiva pensava che la parte visiva dovesse essere un mero documento; negli Anni Sessanta è diventata documentario di osservazione che limitava ai minimi termini ogni intervento esterno. Adesso è compiutamente una forma di restituzione a sé stante per raccontare determinati contesti da diversi punti di vista”, spiega la filmmaker.
Il cortometraggio etnografico sugli adolescenti e il loro rapporto con l’acqua
Proprio l’osservazione ha determinato la scelta del target da coinvolgere: “Quando siamo stati in sopralluogo abbiamo visto diversi attori del luogo, di tutte l’età: a interagire di più con l’elemento acquatico, a Carmignano, sono gli adolescenti e i giovani adulti, in particolar modo nella zona che sta tra il lago e il fiume, dove l’acqua è più invitante. Abbiamo esplorato il luogo con un gommone, e abbiamo deciso di concentrare le riprese in quell’unico spazio, dando rilievo soprattutto alla dimensione sonora, sia naturale che antropica”.
E nell’ottica di affrontare il laboratorio come “dispositivo di mediazione tra spontaneità e consapevolezza critica”, per agevolare l’instaurarsi di una relazione umana e di un dialogo paritetico, tutte le riprese vengono realizzate con un IPhone: “Ho scelto di lavorare con l’iPhone per ridurre al minimo l’interferenza e favorire un dialogo autentico: ciò che sto costruendo è una narrazione condivisa, fatta di prossimità, ascolto e coesistenza tra corpi, suoni e paesaggio”.

L’emotività dei luoghi e delle persone che li abitano
Ma nel cortometraggio confluiranno anche tutte le vibrazioni emotive percepite sul posto, ricavate dai racconti di chi ricorda la natura incontaminata del passato, filtrate attraverso consapevolezze personali e collettive: “Mettendo insieme le riprese fatte finora sta emergendo un mood malinconico cui daremo risalto in fase di montaggio, con un sound designer. Non possiamo dimenticare l’elemento ecologico, quanto siano stati impattanti gli ultimi decenni per l’ecosistema del fiume Brenta. Anche questo emerge attraverso il punto di vista di chi vive il luogo”.
Dunque arte, scienza e partecipazione si incontrano nel laboratorio per far emergere il vero potenziale di un ambiente considerato marginale, invece ricco di significato.

L’alleanza tra arte e scienza per immaginare un turismo sostenibile
Centrando la sfida del Lab Village: “I linguaggi dell’arte e della scienza sono per noi due lenti entrambe efficaci per osservare il mondo, e osservano aspetti diversi della stessa realtà. Siamo convinti che nel loro sommarsi ci sia più di una semplice una somma, e l’obiettivo del Lab Village è quello di creare un terzo mondo che nasce dall’incontro: la realtà non consente letture semplici, quindi anche il modo di approcciarla dev’essere complesso”. A parlare è Maurizio Busacca, che del progetto è responsabile. Se la giusta formula per propiziare un turismo sostenibile risiede nel coinvolgimento diretto dei territori nella progettazione delle destinazioni turistiche, del resto, “i linguaggi della cultura sono lo strumento privilegiato per favorirlo”. “Tanto più”, prosegue Busacca “che vogliamo coinvolgerli anche nella perimetrazione dell’offerta turistica. Una conferma positiva che si sta delineando nel corso del lavoro è che i linguaggi artistici utilizzati sono stati preziosi, perché le comunità locali hanno guardato con un filtro diverso ciò che pensavano di conoscere. Osservare il territorio attraverso i linguaggi del video, del teatro e della musica permette di percepire il territorio non più solo come risorsa, ma come entità viva”.
Il valore del turismo Outdoor nel Nordest dell’Italia
Il focus sul turismo Outdoor, in particolare, condensa “una tendenza più generale di attenzione crescente ai temi della salute, della natura, della sostenibilità, del benessere, della qualità della vita, che sono questioni che viviamo quotidianamente ma che sempre di più tendono anche a orientare i nostri comportamenti quando ci trasformiamo in turisti e in visitatori”. Introduce, inoltre, i temi della destagionalizzazione, del decongestionamento di territori presi d’assalto e della scoperta di nuove strade, ma anche l’idea di un approccio più lento, più responsabile e più attento al turismo. In scia, l’ultimo capitolo del Lab si concentrerà sulla Città (d’arte), per affrontare il fenomeno dell’overtourism.
Poi, alla fine di ottobre 2025, sarà il momento di tirare le somme: “Abbiamo in programma una tre giorni a Villa Argan, nel Vicentino, immaginata come degli Stati Generali cui parteciperanno amministratori locali, ricercatori, imprese turistiche, operatori della creatività”. Un’opportunità per condividere i risultati del Lab e pianificare azioni concrete sul territorio.
Livia Montagnoli
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