La Sicilia di oggi? Turismo, cassata con ricotta congelata, droni e borghi svuotati. A Palermo la critica arriva con una performance

“Droni Alchemici” dell’artista g. olmo stuppia trasforma Officine Bellotti in un laboratorio poetico e politico: tra performance, sorveglianza e mito, l’artista firma un atto di critica incarnata

“Ma le passioni non solo la fanno da pedagoghi per coloro che s’affrettano verso il porto della saggezza, ma anche non si trovano mai assenti, come sproni o pungoli, in ogni funzione della virtù, ed esortano a ben agire”. Erasmo Da Rotterdam, Elogio della Pazzia.“Come quando Craxi disse no a Sigonella”: non è solo un riferimento storico a quella notte della settimana dal 7 al 12 ottobre 1985, è una dichiarazione di poetica, per ricostruire un’Italia culturale oltre alle macerie dell’inerzia e del servilismo del sistema culturale a visioni omologate e inglesismi che stuprano la storia del Parlamento Siciliano e Jacopo da Lentini, che partorì l’Italiano volgare proprio a Palermo. Lingua, stratificazioni, pulsioni erotiche e interdetto si fondono in due giorni di azioni e simposi teoretici in Via Gagini 31. Con Droni Alchemicig. olmo stuppia firma a Palermo, nel contesto del nuovo centro culturale Officine Bellotti, un’opera stratificata, cruda e visionaria che affonda il bisturi nella carne tecnologica della contemporaneità.

“Come a Sigonella”: un atto poetico e politico in un’ex cartiera

Organizzato da Vincenzo Profeta all’interno degli spazi cinema con una performance aerea assieme all’opera Abracadibri di Loredana Grasso e al drone di Andrea Masu (Alterazioni Video), il progetto si è articolato in due serate dense di immagini e cortocircuiti dadaisti, film screening e performance, con la collaborazione del Prof. Ferdinando Trapani dell’Università di Palermo, Professore associato di Urbanistica con il quale Stuppia, come artista e teorico dei media, collabora da anni. Un esperimento di “poetica tecnologica” e di resistenza estetica, che interroga il paesaggio come ferita e come specchio alchemico a partire dall’afflato e dalla pressione degli occhi scrutanti dei dispositivi APR (aerei a Pilotaggio Remoto).

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g. olmo stuppia, Ferdinando Trapani, Vincenzo Profeta, Officine Bellotti, Palermo

“Droni Alchemici” e il rinnovamento della critica di Cassata Drone

L’operazione, che rilancia un programma vasto e internazionale tra alchimia, sconfinamenti a piedi, pellegrinaggi cristiano-anarchici e operazioni dissacranti, si inserisce nel lungo e itinerante archivio vivente Cassata Drone Expanded Archive, iniziato nel 2017 e già approdato da Venezia a New York attraverso l’operazione Sposare la notte V, co-prodotta da Orsini Collezioni e IIC New York, che riflette sulla fuga dei cervelli, sul fuoco del vento che incendia le vele dei nostri ricordi. Nei due giorni, il 16 e il 17 maggio 2025, si configura come un dispositivo artistico e politico che unisce la cassata siciliana ai Reaper MQ-9, il cibo rituale, “barocco” ai droni armati che esplorano e uccidono rendendo la guerra grottesca e animalizzata caccia all’uomo. Reminiscenze di quando Stuppia, cucendosi addosso un costume di cartapesta, gira per l’Europa come un Icaro grottesco, incarnando letteralmente l’aberrazione della sorveglianza e dei messia algoritmici, come già mostrato in Soft Powers (Produzione MACA Alcamo, Party Tv 2022). Se in Riders on the Storm, la sua installazione palermitana del 2021 a Palazzo Riso, evocava l’imminenza del disastro dell’ipersorveglianza tra cavi, sabbie e figure profetiche attraverso una tenda di clochard riconfigurata a “caverna sinestetica”, Droni Alchemici rilancia il corpo come soglia instabile tra l’osservatore e l’osservato.

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Loredana Grasso, Droni alchemici, 2025 Officine Bellotti, Palermo

Lo scenario performativo di g. olmo stuppia e Loredana Grasso

Liquido amniotico contaminato”, lo definisce l’artista, in una danza visiva che accoglie l’aero-vista come alchimia del paesaggio urbano. All’interno di un’ex cartiera, un tempo punto di riferimento per tutti gli artisti panormiti, che qui acquistavano la carta su cui dare forma alle loro creazioni. Il disegno rimane ancora di salvezza, in un mondo che occulta la sua struttura e propone lavoro precario, iperburocrazia e procedure schizofreniche e ripetitive. La Sicilia di oggi? Turismo, cassata con ricotta congelata, droni e borghi svuotati. Ma anche altro. Critica, pensiero, visioni laterali e pensieri alternativi: laboratorio criogenetico e linguistico di un’Italia in crisi economica ed emorragia demografica. Oggi riverbero di suoni profondi da video e dal ronzio asfissiante della macchina che distoglie e plasma il corpo. Droni Alchemici inizia con una processione di Loredana Grasso. Si fa scudo con la sua scultura che ricorda i mascheroni micenei, Stuppia “ronza” intorno delicato, vestito da squadra speciale con una giacca dell’esercito polacco del 1951, declamando Erasmo da Rotterdam e Gregoire Chamayou con Theorie du Drone, filosofia del diritto di uccidere (La Fabrique 2013). Un drone, con led rossi e verdi volteggia sopra la loro testa, a pilotarlo l’artista internazionale Andrea Masu. La macchina ronzante si alza e si abbassa, come a volerli colpire. Vibra, il voyeur tecnologico, si schianta più volte nell’ampia volta dell’Ex Cartiera Bellotti, oggi monumentale ingresso delle Officine Bellotti e del Caffè Minima.

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Loredana Grasso, 2025, Officine Bellotti Palermo

Un cocktail tra deriva urbana e obiettivi strategici

È in questa continua collisione tra archeologia dei saperi, disegno del corpo e cassata-fantasma che Stuppia riesce a condensare un decennio di ricerca. Il suo linguaggio, tra teatro, design sociale e sabotaggio simbolico, non si limita a raccontare la sorveglianza: la smaschera, la parodizza, la esorcizza. E lo fa con una risata che seppellisce: perché il drone non è più solo un’arma, ma un fantasma goffo, un messaggero distorto, un’allegoria esplosa. Potrebbe anche essere uno strumento di pace. Superata la sala, nel buio spettrale, il video Sposare la notte Ep. III, realizzato con La Biennale di Venezia, che ha riaperto zone ed edifici sequestrati alle mafie. Dentro al teatro sedie e spettatori attorniano i performer, Stuppia e Loredana Grasso, camminano lentissimi. Il Drone continua a volteggiare e Vincenzo Profeta legge di colpo la frase di Bataille: “A longue ou breve echanche, a reproduction exige la mort de qui engendrent, qui n’enegendrent jamais que pour etendre l’aneantissement”. In tempi di estetiche pacificate e gesti calcolati, Droni Alchemici è un errore necessario. Un’azione poetica armata, una cassata ripiena di mitologia e accelerazione. O come direbbe lo stesso Stuppia: “un cocktail tra deriva urbana e obiettivi strategici”.

Camilla Ghiggi e Gaspar Ozur

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