L’inverno di Sandy Skoglund. A Brescia

Paci contemporary Gallery, Brescia ‒ fino al 30 settembre 2019. Nella nuova sede espositiva di Borgo Wührer va in scena l’antologica dedicata alla pioniera della staged photography.

Meteo d’inverno in un mese di maggio poco radioso, un tributo casuale al titolo della mostra con cui la Paci contemporary Gallery celebra la carriera dell’artista statunitense Sandy Skoglund (Massachusetts, 1946), intervenuta al vernissage. Attraverso opere divenute iconiche, riunite in modo completo per la prima volta, la retrospettiva delinea la sua poetica, in un percorso originale e suggestivo che ne rivela la personale visione.
Dalle serie degli esordi risalenti agli Anni Settanta, come Motels (1974), Reflections in a Mobile Home (1977), Food Still Life (1978), a testimonianza di un processo creativo da autodidatta sul piano delle tecniche fotografiche raffinate nei decenni successivi, si passa ai lavori degli Anni Ottanta come Revenge of the Goldfish (1981), Fox Games (1989) e The Green House (1990), fino a True Fiction Two (1986-2004).
In anticipo rispetto all’era virtuale, prima di Photoshop, la ricerca di un effetto teatrale caratterizza le immagini che la Skoglund sviluppa a partire dalla costruzione di un set su scala reale – dipinto e scolpito con ossessione fino all’ultimo dettaglio – e in un secondo tempo fotografate. Un’inquadratura, un’altra illusione, dispiega il tempo e apre all’osservazione di una quotidianità inaspettata e ipersatura di colori, in cui irrompono gatti verde radioattivo, cani blu elettrico o volpi rosse, dipanando un paesaggio evocativo, emblematico e grottesco, in cui regnano ordine e caos, fino a contaminarsi, oltre il sogno oppure l’incubo, in una nuova metamorfosi.

Sandy Skoglund, Winter, 2018, particolare

Sandy Skoglund, Winter, 2018, particolare

WINTER

L’essere pervenuta a una convivenza tra opposti” – osserva il Germano Celant, che ha curato la monografia (Silvana Editoriale) a corredo della mostra – “ha permesso all’artista di creare un “luogo” gremito di manufatti che danno origine e formano un mondo elusivo e immaginario. È il risultato di un’integrazione fra cose che costruiscono, alla fine, un “fuori luogo”, atto a confondere le identità conosciute. Lo scarto fra realtà e astrazione produce un ibrido tridimensionale, dove la merce, nelle sue manifestazioni plastiche e cromatiche, si fa ambiente – in cui Skoglund pone, a volte, l’essere umano. La tensione fra lo spazio e gli elementi, che lo formano e lo occupano, danno corpo a un’immagine aliena”.
Il nutrito corpus di scatti di grande formato e sculture presenti in galleria gravita intorno all’ultimo progetto, l’attesissimo e inedito Winter (2018), che insieme a Fresh Hybrid (2008) costituisce i primi due capitoli di un ciclo ambizioso dedicato alle stagioni (Four Seasons).
Di Winter, presentato in anteprima mondiale a Brescia, è stata ricreata negli spazi espositivi l’installazione originale, con sculture di gufi e particolari fogli di alluminio (crumpled foil papers) che, unitamente a fiocchi di neve in ceramica e metallo (Eyeflakes), fanno da cornice celeste a una figura femminile fiabesca.

Sandy Skoglund. Exhibition view at Paci contemporary art, Brescia 2019

Sandy Skoglund. Exhibition view at Paci contemporary art, Brescia 2019

PAROLA A CELANT

L’immagine è serena” – spiega Celante ha qualcosa di prodigioso nell’evidenziare la presenza dei fiocchi di neve, così lucenti e variegati. Si afferma come un’opera che raggiunge l’apice di un processo personale e artistico, dove la tecnica del fare scultura, del costruire un’installazione, del focalizzare un’inquadratura e attuare una ripresa fotografica mostra il suo amore per la natura, e la sua capacità di interpretarla. Entrambi effetto di una passione per l’intransigenza tecnica e per il risultato formale, fino ad apparire permeati da una percezione estrema del mondo, come coagulo di forze complementari, dall’artificiale al naturale, dagli esseri umani agli animali. La ricerca di un continuo rinnovamento del sentire e del vedere, connessi alla perseveranza e al mutamento. Con una fiducia incrollabile nell’arte”.

‒ Domenico Carelli

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati